Questo articolo della giornalista Sondra Coggio uscito  su Il Secolo XIX racconta la passione del nostro Dark per l'hula-hoop!!!

 

Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Si chiama Dark, ma è biondo. È un incrocio amstaff. E al canile comunale di San Venerio ha trovato un suo modo di sconfiggere la solitudine. Gioca con l’hula hoop. Le sue acrobazie sono diventate virali, perché i ragazzi della no profit che gestisce il rifugio, L’Impronta, praticano una linea di trasparenza assoluta, mettendo online fotografie, video e racconti sulla quotidianità della struttura, in modo da promuovere nuove adozioni. Quando si è rotto l’hula hoop di Dark, c’è stata una grande generosità. Gliene sono arrivati tanti. Così ora gioca con entusiasmo ancora maggiore. Nella speranza di una adozione. Il numero del canile, l’unico pubblico di tutta la provincia, è 320 145 8159, per avere informazioni su cani e gatti da adottare. L'associazione L’Impronta riunisce volontari operanti da anni nel canile municipale spezzino, che prestano gratuitamente la loro opera al servizio dei cani e dei gatti presenti nella struttura, per rendere la loro vita da “reclusi” più dignitosa e adeguata alla loro condizione.

 


In questo articolo della giornalista Sondra Coggio uscito  su Il Secolo XIX si racconta la lodevole iniziativa di  raccolta fondi organizzata dall'assoziazione ProSpezia Ciassa Brin in favore del canile municipale della Spezia in memoria di Renzo Tosi.

 

Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Avrebbe compiuto 51 anni il primo di ottobre. È mancato, purtroppo, precocemente. E i suoi amici, memori dell’affetto che aveva per il suo adorato cane, Freccia, hanno voluto ricordarlo attraverso una donazione al canile comunale di San Venerio. Attraverso l’associazione Prospezia Ciassa Brin, ove Renzo Tosi viveva, è stata diffusa una lettera indirizzata proprio all’amico perduto: «Per l’amore che hai sempre dimostrato per tutti gli “amici pelosi” e per Freccia in particolare, abbiamo fatto una raccolta fondi da destinare a tuo nome all'associazione onlus L’Impronta, che gestisce il rifugio municipale. Siamo certi che approverai questa nostra iniziativa e ne sarai felice». I ragazzi dell’associazione si sono commossi e hanno ricordato quella bella immagine consolatoria che il canonico Henry Scott Holland ha reso immortale, «la morte non è niente, io sono solo andato nella stanza accanto», per stringersi ai familiari e agli amici di Renzo Tosi, ringraziandoli, insieme all’associazione Prospezia Ciassa Brin. «Vogliamo credere che dalla stanza accanto – hanno ringraziato i volontari - possa ancora vegliare sul suo adorato Freccia e su tutti gli ospiti del canile». Il suo cagnolino vive ora con i genitori del suo “umano”, che gli ha voluto tanto bene. È stato un momento di grande commozione per tutti, in specie per i giovani, che dedicato entusiasmo e passione ai cani e ai gatti del canile, per mitigare il dolore dell’abbandono e per cercare loro una buona adozione. Non a caso, in questi anni, insieme al Comune della Spezia, sono stati fatti miglioramenti importanti, per rendere il rifugio più visibile e vicino alla città. Il numero degli "ospiti” è diminuito. Ci sono stati anche dei "miracoli”. Persone che hanno scelto cani anziani, invisibili ai più, donando loro una casa, perché non vivessero senza aver mai conosciuto il calore di una famiglia. La struttura, l'unica pubblica in tutta la provincia spezzina, risponde al numero 320 145 8159.


Si parla di noi, del Canile Municipale della Spezia, il canile della nostra città, in questo articolo della giornalista Sondra Coggio uscito ieri su Il Secolo XIX.
E soprattutto si parla di un argomento a cui noi teniamo tantissimo: le adozioni consapevoli.
Nell' oramai lontano Agosto 2018, quando siamo diventati da semplici volontari anche gestori-volontari del canile, avevamo già le idee molto chiare, puntare non sulla quantità ma sulla qualità delle adozioni.
E adesso dopo 4 anni possiamo dire che i fatti ed i numeri ci danno ragione.
 
E adesso per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
Il numero di cani e gatti abbandonati sfiorava i duecento, nei primi anni duemila, al canile del Comune della Spezia. Si arrivava oltre quattrocento, sommando i 237 del canile privato del Pezzino, convenzionato con quasi tutti gli altri Comuni spezzini, nessuno dei quali si è mai dotato di un rifugio. L’operazione di trasparenza attuata dalla struttura pubblica di San Venerio, in collaborazione con l’amministrazione civica, ha pagato. Portare cani in città, farli conoscere, fare attività di sensibilizzazione, ha svuotato le gabbie. Si è calati sotto i cento. E l’attuale presenza media, riferita ai cani spezzini, viaggia sulla sessantina di unità. Pierandrea Fosella è fra i fondatori della no profit L’Impronta, che gestisce il rifugio per conto del Comune della Spezia. «Io credo che il risultato stia nell’impegno e nella serietà – spiega – attraverso i quali abbiamo infranto il tabù dei cancelli chiusi, della separazione fra canile e comunità. Uscire, farsi vedere, aprire le porte, dare un nome ed un volto ai cani e ai gatti, li ha resi visibili, presenti». È stato possibile, sottolinea, grazie ad un lavoro d’intesta costante con il Comune, che «ha creduto nel progetto». E non solo perché il sindaco Pierluigi Peracchini ha adottato personalmente, così come l’ex assessore Giulia Giorgi ed il dirigente del settore ambiente, Francesco Bertoneri. «Oltre all’esempio – spiega Fosella – c’è stato il sostegno, c’è stata la condivisione delle scelte, anche controcorrente, come le adozioni consapevoli». È la presidente Elisabetta Spinozzi a illustrare il criterio. «C’è un percorso di avvicinamento – spiega – prima di arrivare all’adozione. Sia qui, che a casa. Si deve essere sicuri della decisione di aprire la famiglia ad un nuovo componente, cane o gatto. Solo così saranno tutti felici, insieme». Altrove, fuor di metafora, l’adozione è immediata. Si va, si sceglie, si porta a casa. Al canile comunale no. Non tutti comprendono l’obbligo di andare per gradi, ma fortunatamente la maggior parte sì. Come il giovane padre che sta facendo accompagnamento con il figlioletto, dopo aver individuato il cane che vorrebbe adottare. «Un animale non è un oggetto – condivide – è un essere vivente. E non ha prezzo. Per questo stiamo facendo il percorso che ci è stato chiesto. È giusto così. E non acquisterei mai un cucciolo, su commissione. Lo trovo immorale, vedendo quanti cani ci sono, da adottare». La struttura è riuscita a fronteggiare in questo modo anche l’ondata di restituzioni post pandemia, che ha colpito altri canili. «In molti – confermano i volontari – hanno adottato a caso, altrove, quando c’era l’isolamento. Volevano solo un giocattolo. E infatti, poi, si sono disfatti di cani e gatti. Una cosa orribile. Non erano adozioni consapevoli». Fra il 2018 ed il 2021, (dati Asl), L’Impronta ha messo a segno 152 adozioni, registrando solo 29 decessi. Il Pezzino, pur avendo più cani, ne ha fatte solo 77, dichiarando un numero impressionante di decessi, addirittura 90. L’Impronta spiega che si cerca di far adottare anche i cani e i gatti anziani ed acciaccati, da parte di famiglie sensibili, che vogliano dare loro il calore di una casa, almeno negli ultimi mesi di vita. «Storie toccanti ne abbiamo vissute tante – ammette la volontaria Losa Porcu – molte drammatiche, quando accogli cani maltrattati o gettati via, ma anche molte dolcissime, quando vedi rinascere un cane o un gatto, giorno dopo giorno, grazie alle cure a all’affetto. Quando li rivediamo è una gioia infinita. Non sembra nemmeno possibile che vengano portati in canile cani e gatti che per una vita sono stati parte di una casa. Dal divano alla gabbia. Soffrono immensamente. Basta guardare i loro occhi».

Si parla di volontariato al del Canile Municipale della Spezia  in questo articolo uscito ieri su Il Secolo XIX.

La giornalista Sondra Coggio intervizta i volontari che prestano la loro opera presso la struttura municipale.

 

Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

«Binario è un pastore adulto di taglia grande, è un cane dal carattere forte. Mister è una taglia media, vivace, mentre Mara è molto timorosa, ma con le persone di cui si fida è dolcissima e gioiosa. Lo spinoncino Alfredo ha sempre paura, non tanto delle persone quanto dell'ambiente esterno». Ogni cane ha un nome, una storia, una personalità. Ci sono giganti come Igor, «fiero pastore dell'Asia centrale». Ci sono quelli sempre agitati, come Gigi, che «ama correre ed entrare in acqua», e come il bellissimo Oliver, che nessuno si è sentito fin qui di adottare. E poi ci sono gli invisibili. Come Miele, mai scelto perché poco coccolone, e ormai anziano. Come Natalie, gettata via da un cacciatore, perché paurosa, così come Sonia, nata segugio ma troppo tenera e introversa. Quando ci si avvicina alle gabbie, c’è chi salta ed abbaia, pieno di speranza. E c’è chi non si gira nemmeno. Solo uno sguardo rassegnato, colmo di dolore. Al canile del Comune si fa di tutto per alleviarlo. Per i gatti è stato costruito un gattile arredato, con spazi coperti e giardino. Per i cani sono stati creati due nuovi spazi di sgambo, per far uscire a rotazione tutti. In ogni gabbia è stata messa una lampada riscaldante. Sono stati stretti accordi con ditte di produzione di cibo di alta qualità. E chi fa volontariato, è consapevole dell’importanza di dare una mano. «Si fa il possibile – spiega Pamela Zucchelli – per farli stare un po’ meglio, ciascuno con il suo piccolo contributo». Olivia Canzio ha deciso di dare un po’ del suo affetto «oltre ai miei animali domestici anche a quelli che soffrono», dopo aver verificato «la serietà dell’associazione, che opera veramente bene». Le sue ore disponibili, settimana dopo settimana, le dedica soprattutto ai gatti. «È importante – spiega - far capire che tutti possono aiutare, gli animali non sono giocattoli, vanno amati anche e soprattutto quando non sono più cuccioli». Il canile, dice, «è una scuola di vita, in cui ci sono dolore e gioia, è bello fare del bene, e poi cogliere l’affetto, la gratitudine, quando ritorni a trovarli, ogni settimana». La giovanissima Barbara Ventre è entrata nella onlus più di sei anni fa. «È stata subito una bella esperienza, un bel gruppo – spiega - ci si affeziona davvero agli animali, io stesso ho anche adottato. Il volontariato ti forma dentro. È vero, sei tu che aiuti, ma al tempo stesso aiuti anche te stesso ad essere migliore. Penso che per fare il volontario basti essere generosi, disponibili e pronti a fare tutto, anche spostare pesi, pulire, portare fuori i cani. Ed è bello».


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