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Nerone e il suo nuovo carrellini fuoriserie sul Secolo XIX.Nerone vi aspetta al canile municipale della Spezia!!!Grazie a Happydoggy Beagles da parte di tutti i volontari de L'Impronta.
 
Qui sotto lo scritto del post da cui è stato preso spunto:
 
IL NUOVO CARRELLINO ” FUORISERIE” DI NERONE!!!
I volontari de L’Impronta vogliono ringraziare Fabio Cerreti e sua moglie Raffaella per il tempo e le risorse che hanno impiegato nella costruzione del carrellino “su misura” per Nerone.
L’avevamo annunciato più di due mesi fa ma il giorno dopo il nuovo carrellino si era rotto e allora Fabio si era rimesso al lavoro e taglia, salda, modifica, ritaglia, riportiamo in canile il carrellino ed il carrellino si rompe ancora una volta.E allora Fabio, con una pazienza ed una dedizione infinita, riprende in mano il carrellino e…modifica ritaglia, risalda, cambia attacchi, rinforza di qua, rinforza di là……………e adesso, dopo tre settimane di uso quotidiano, possiamo dirlo a tutti!!!!!!.........................FUNZIONA!!!Ora che tutto funziona a meraviglia può sembrare che prima il carrellino era troppo fragile o fatto male, ma vi possiamo assicurare che non è cosi’ , il problema è che Nerone più che ad un cane assomiglia ad un toro scatenato.Nerone ha una forza di volontà e un dinamismo incredibili, a lui non interessa se sulla strada c’è una buca, un fossato, una salita, uno scalino, un qualsiasi ostacolo, lui va!!!Possiamo quindi affermare che il nuovo carrellino è anche un fuoristrada.Fabio lo ha costruito e modificato secondo le esigenze di Nerone, ed è un vero pezzo unico, un carrellino “fuoriserie”!!!
Fabio e Raffaella sono due persone sensibili e meravigliose e sono anche i genitori del famosissimo Osama, visitate la loro pagina Happydoggy Beagles.
Nerone è ancora al canile di San Venerio che aspetta una famiglia, lui e la sua forza di volontà vi stupiranno....venite a conoscerlo. Ama farsi coccolare da noi volontari ma anche dai visitatori ed è bravissimo con i bambini, scorazza e derapa per il piazzale sempre alla ricerca di qualche premietto.

Nerone e il suo nuovo carrellini fuoriserie sul Secolo XIX.
Nerone vi aspetta al canile municipale della Spezia!!!
Grazie a Happydoggy Beagles da parte di tutti i volontari de L'Impronta.

 

Qui sotto lo scritto del post da cui è stato preso spunto:

 

IL NUOVO CARRELLINO ” FUORISERIE” DI NERONE!!!

I volontari de L’Impronta vogliono ringraziare Fabio Cerreti e sua moglie Raffaella per il tempo e le risorse che hanno impiegato nella costruzione del carrellino “su misura” per Nerone.

L’avevamo annunciato più di due mesi fa ma il giorno dopo il nuovo carrellino si era rotto e allora Fabio si era rimesso al lavoro e taglia, salda, modifica, ritaglia, riportiamo in canile il carrellino ed il carrellino si rompe ancora una volta.
E allora Fabio, con una pazienza ed una dedizione infinita, riprende in mano il carrellino e…modifica ritaglia, risalda, cambia attacchi, rinforza di qua, rinforza di là……………e adesso, dopo tre settimane di uso quotidiano, possiamo dirlo a tutti!!!!!!.........................FUNZIONA!!!
Ora che tutto funziona a meraviglia può sembrare che prima il carrellino era troppo fragile o fatto male, ma vi possiamo assicurare che non è cosi’ , il problema è che Nerone più che ad un cane assomiglia ad un toro scatenato.
Nerone ha una forza di volontà e un dinamismo incredibili, a lui non interessa se sulla strada c’è una buca, un fossato, una salita, uno scalino, un qualsiasi ostacolo, lui va!!!
Possiamo quindi affermare che il nuovo carrellino è anche un fuoristrada.
Fabio lo ha costruito e modificato secondo le esigenze di Nerone, ed è un vero pezzo unico, un carrellino “fuoriserie”!!!

Fabio e Raffaella sono due persone sensibili e meravigliose e sono anche i genitori del famosissimo Osama, visitate la loro pagina Happydoggy Beagles.

Nerone è ancora al canile di San Venerio che aspetta una famiglia, lui e la sua forza di volontà vi stupiranno....venite a conoscerlo. Ama farsi coccolare da noi volontari ma anche dai visitatori ed è bravissimo con i bambini, scorazza e derapa per il piazzale sempre alla ricerca di qualche premietto.


Meck e Susanna sul Secolo XIX.
 
Qui sotto lo scritto del post da cui è stato preso spunto:
 
MECK.....UN CANE PER POCHI ELETTI!!!
Per adottare Meck non basta solo sceglierlo, deve anche essere lui che sceglie te.A Meck non tutti gli umani sono simpatici, e se non gli stai simpatico non vorrà mai avere a che fare con te e non potrà mai essere il tuo cane!!!Ma se tu avrai la fortuna di essere scelto, di essere un eletto, avrai al tuo fianco un amico per la vita.Se lui si innamora di una persona è pronto a “saltare nel fuoco” per il suo umano, infatti con chi ama Meck è veramente uno spettacolo….si trasforma in un cucciolo giocherellone, si mette a pancia all’aria e dimena le zampette tutto felice, ti invita al gioco tenendo altro il treno posteriore e facendo l’inchino, adora farsi fare il bagnetto e farsi spazzolare.Insomma, crediamo che le soddisfazioni che ha dato a noi volontari possa realmente darle ad una persona che voglia intraprendere un percorso per conoscere questo meraviglioso cane rimasto nell’ombra per ormai troppo tempo. Meck ha bisogno di una casa, di un punto di riferimento, di vivere finalmente una vita vera.Forse noi volontari non siamo mai riusciti a far capire quanto è meraviglioso conquistare la fiducia di quei cani che non baciano il primo arrivato, che non ti scodinzolano appena ti vedono ma sono quei cani che, una volta conquistati, ti danno tutto il loro cuore, senza se e senza ma, quei cani fedeli che ti dimostreranno la loro riconoscenza per tutta la vita.

Meck e Susanna sul Secolo XIX.

 

Qui sotto lo scritto del post da cui è stato preso spunto:

 

MECK.....UN CANE PER POCHI ELETTI!!!

Per adottare Meck non basta solo sceglierlo, deve anche essere lui che sceglie te.
A Meck non tutti gli umani sono simpatici, e se non gli stai simpatico non vorrà mai avere a che fare con te e non potrà mai essere il tuo cane!!!
Ma se tu avrai la fortuna di essere scelto, di essere un eletto, avrai al tuo fianco un amico per la vita.
Se lui si innamora di una persona è pronto a “saltare nel fuoco” per il suo umano, infatti con chi ama Meck è veramente uno spettacolo….si trasforma in un cucciolo giocherellone, si mette a pancia all’aria e dimena le zampette tutto felice, ti invita al gioco tenendo altro il treno posteriore e facendo l’inchino, adora farsi fare il bagnetto e farsi spazzolare.
Insomma, crediamo che le soddisfazioni che ha dato a noi volontari possa realmente darle ad una persona che voglia intraprendere un percorso per conoscere questo meraviglioso cane rimasto nell’ombra per ormai troppo tempo. Meck ha bisogno di una casa, di un punto di riferimento, di vivere finalmente una vita vera.
Forse noi volontari non siamo mai riusciti a far capire quanto è meraviglioso conquistare la fiducia di quei cani che non baciano il primo arrivato, che non ti scodinzolano appena ti vedono ma sono quei cani che, una volta conquistati, ti danno tutto il loro cuore, senza se e senza ma, quei cani fedeli che ti dimostreranno la loro riconoscenza per tutta la vita.


UN RISULTATO STORICO PER LA NOSTRA CITTA'!!Questa è la dimostrazione che l'unione tra associazioni serie, l’impegno e la serietà posti nel raggiungere gli obiettivi prefissi, lavorando anche in silenzio ma con tenacia, porta a risultati concreti, come questo storico successo appena raggiunto.
 
Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
Niente più bancarelle con gli animali in vendita alla fiera di San Giuseppe. Il consiglio comunale della Spezia  ha approvato all’unanimità la modifica del  regolamento  che fino al 19 Marzo di quest’anno consentiva l’esposizione e il commercio di cani, gatti, volatili, pesci, coniglietti e tutti gli animali domestici di piccola taglia. La decisione ha trovato tutti d’accordo.
Si tratta di un provvedimento che mette fine ad un epoca. In passato la fiera era l’occasione per trovare tutto quello che non esisteva  qui. Non è più così, nella società attuale, in cui il mondo è diventato globale, e quindi molto più “piccolo”. Le sensibilità sono mutate. E le associazioni ambientaliste, per anni, hanno fatto notare l’inopportunità del commercio di animali; inevitabilmente chiusi nelle gabbie ed esposti alla confusione del via vai di migliaia e migliaia di persone. In passato , si era assistito a mode che oggi non sarebbero più tollerate: come la vendita di pulcini di tinte fluorescenti , colorati per attirare l’attenzione. Il consiglio comunale ha preso atto dei rilievi. In particolare si è tenuto conto del fenomeno degli abbandoni di animali di tutti i tipi, dopo gli incauti acquisti alla fiera: dalle tartarughine, ai pesci, gettati a morire nelle fontane, ai coniglietti abbandonati in periferia.
La stesura del testo non è stata indolore. Ci sono stati ripetuti passaggi, in commissione prima di arrivare alla discussione in aula. Alla fine tutti hanno votato a favore. L’associazione L’Impronta, che raccoglie i volontari del canile comunale della Spezia, ringrazia “i 27 consiglieri tutti favorevoli” e ringrazia anche le associazione “con cui è stato condiviso il percorso, vale a dire Lipu, Lav, Legambiente, Beta, Sos Randagi, Animalisti Italiani”. Poi un “ringraziamento ai consiglieri promotori del dispositivo, Roberto Luciano Masia, Maurizio Ferraioli, Edmondo Bucchioni”. L’esibizione di animali in cattività negli ultimi anni , è diventata tema di dibattiti sempre più sentiti: sia in occasione dell’arrivo dei circhi, sia delle fiere. In merito al divieto spezzino va segnalata una voce fuori dal coro, quella del consigliere della lista Chiarandini, Pietro Antonio Cimino. Pur votando a favore, Cimino lamenta che si sia “pensato più alla salvaguardia di un uccellino in gabbia, che non alle persone anziane”. Secondo Cimino, questa pratica, l’avrebbe potuta votare più avanti il prossimo consiglio.

UN RISULTATO STORICO PER LA NOSTRA CITTA'!!
Questa è la dimostrazione che l'unione tra associazioni serie, l’impegno e la serietà posti nel raggiungere gli obiettivi prefissi, lavorando anche in silenzio ma con tenacia, porta a risultati concreti, come questo storico successo appena raggiunto.

 

Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Niente più bancarelle con gli animali in vendita alla fiera di San Giuseppe. Il consiglio comunale della Spezia  ha approvato all’unanimità la modifica del  regolamento  che fino al 19 Marzo di quest’anno consentiva l’esposizione e il commercio di cani, gatti, volatili, pesci, coniglietti e tutti gli animali domestici di piccola taglia. La decisione ha trovato tutti d’accordo.

Si tratta di un provvedimento che mette fine ad un epoca. In passato la fiera era l’occasione per trovare tutto quello che non esisteva  qui. Non è più così, nella società attuale, in cui il mondo è diventato globale, e quindi molto più “piccolo”. Le sensibilità sono mutate. E le associazioni ambientaliste, per anni, hanno fatto notare l’inopportunità del commercio di animali; inevitabilmente chiusi nelle gabbie ed esposti alla confusione del via vai di migliaia e migliaia di persone. In passato , si era assistito a mode che oggi non sarebbero più tollerate: come la vendita di pulcini di tinte fluorescenti , colorati per attirare l’attenzione. Il consiglio comunale ha preso atto dei rilievi. In particolare si è tenuto conto del fenomeno degli abbandoni di animali di tutti i tipi, dopo gli incauti acquisti alla fiera: dalle tartarughine, ai pesci, gettati a morire nelle fontane, ai coniglietti abbandonati in periferia.

La stesura del testo non è stata indolore. Ci sono stati ripetuti passaggi, in commissione prima di arrivare alla discussione in aula. Alla fine tutti hanno votato a favore. L’associazione L’Impronta, che raccoglie i volontari del canile comunale della Spezia, ringrazia “i 27 consiglieri tutti favorevoli” e ringrazia anche le associazione “con cui è stato condiviso il percorso, vale a dire Lipu, Lav, Legambiente, Beta, Sos Randagi, Animalisti Italiani”. Poi un “ringraziamento ai consiglieri promotori del dispositivo, Roberto Luciano Masia, Maurizio Ferraioli, Edmondo Bucchioni”. L’esibizione di animali in cattività negli ultimi anni , è diventata tema di dibattiti sempre più sentiti: sia in occasione dell’arrivo dei circhi, sia delle fiere. In merito al divieto spezzino va segnalata una voce fuori dal coro, quella del consigliere della lista Chiarandini, Pietro Antonio Cimino. Pur votando a favore, Cimino lamenta che si sia “pensato più alla salvaguardia di un uccellino in gabbia, che non alle persone anziane”. Secondo Cimino, questa pratica, l’avrebbe potuta votare più avanti il prossimo consiglio.


Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
Le istituzioni spezzine non hanno mai confermato , quando il Secolo XIX ha sollevato la questione.La Sicilia si.E’ bastato chiedere riscontri sui microchip. Ed ora si può affermare che ci sono cani originari di Ragusa, ospitati al canile della Spezia. E che non si tratta di cani di privati cittadini : ma di cani, che sono stati spostati dall’isola sulla base di accordi commerciali, che prevedevano come destinazione la Lombardia. Il primo dato singolare, è che sono arrivati qui. Il secondo, è che in parte siano stati improvvisamente trasferiti, a metà marzo, dal canile comunale di San Venerio a quello privato di Tavolara. Si era detto che fossero in carico al Comune di Sarzana. Così non è. Solo quattro, vale a dire Bentley, Sunny, Gino e Giulio, sono sarzanesi. Non Stella e Zagor, iscritti all’anagrafe canina di Ragusa. Non Amanda, Rotella, Freccia e Willy. Sei cani con la valigia, dunque. Cani sui quali le associazioni ambientaliste chiedono ora risposte precise. I due assessori all’ ambiente dei due Comuni, Patrizia Saccone e Massimo Baudone, avevano detto, a caldo, che i cani sarebbero rientrata alla Spezia. Non è avvenuto. Le associazioni Impronta, Animalisti Italiani, Beta, Lav, Lipu, Legambiente e Sos Randagi chiedono perché: visto che i randagi, per legge, “appartengono” ai sindaci. Non risulta vi siano convenzioni, fra i sindaci della Spezia e di Sarzana, e quelli della Sicilia. E siccome i cani partono dal sud dietro compensi economici, non si sa se Stella e Zagor, e altri, siano ancora in carico a Modica, o a chi altri. Né si sa se la Asl veterinaria, retta da Maria Elena Teneggi, abbia ricevuto dal comune della Spezia, le schede sanitarie di legge, all’atto del loro ingresso a San Venerio.Trasparenza impone, a questo punto, che si faccia piena chiarezza, sugli ingressi e sulle uscite dei cani.Se Spezia ha teso una mano alla Sicilia, offrendosi di ospitare un certo numero di cani, è giusto che si dica.Niente di più bello della solidarietà fra sindaci, anche se l’emergenza cani che affligge l’isola si può risolvere solo con la sterilizzazione, e non alimentando traffici commerciali. Se invece cosi non è, è giusto che si dica chi li ha portati qui. Al di là della buona volontà di chi adotta un cane da fuori, esiste di fatto anche un business, che non fa il bene degli animali e che finisce per disperderne le tracce. Nessuno sa quanti cani i sindaci siciliani abbiano già fatto salire al nord, pagando cifre altissime, di viaggi e di mantenimento.Nessuno sa dove siano: visto nel piccolo, alcuni sono finiti qui.

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Le istituzioni spezzine non hanno mai confermato , quando il Secolo XIX ha sollevato la questione.
La Sicilia si.
E’ bastato chiedere riscontri sui microchip. Ed ora si può affermare che ci sono cani originari di Ragusa, ospitati al canile della Spezia. E che non si tratta di cani di privati cittadini : ma di cani, che sono stati spostati dall’isola sulla base di accordi commerciali, che prevedevano come destinazione la Lombardia. Il primo dato singolare, è che sono arrivati qui. Il secondo, è che in parte siano stati improvvisamente trasferiti, a metà marzo, dal canile comunale di San Venerio a quello privato di Tavolara. Si era detto che fossero in carico al Comune di Sarzana. Così non è. Solo quattro, vale a dire Bentley, Sunny, Gino e Giulio, sono sarzanesi. Non Stella e Zagor, iscritti all’anagrafe canina di Ragusa. Non Amanda, Rotella, Freccia e Willy. Sei cani con la valigia, dunque. Cani sui quali le associazioni ambientaliste chiedono ora risposte precise. I due assessori all’ ambiente dei due Comuni, Patrizia Saccone e Massimo Baudone, avevano detto, a caldo, che i cani sarebbero rientrata alla Spezia. Non è avvenuto. Le associazioni Impronta, Animalisti Italiani, Beta, Lav, Lipu, Legambiente e Sos Randagi chiedono perché: visto che i randagi, per legge, “appartengono” ai sindaci. Non risulta vi siano convenzioni, fra i sindaci della Spezia e di Sarzana, e quelli della Sicilia. E siccome i cani partono dal sud dietro compensi economici, non si sa se Stella e Zagor, e altri, siano ancora in carico a Modica, o a chi altri. Né si sa se la Asl veterinaria, retta da Maria Elena Teneggi, abbia ricevuto dal comune della Spezia, le schede sanitarie di legge, all’atto del loro ingresso a San Venerio.
Trasparenza impone, a questo punto, che si faccia piena chiarezza, sugli ingressi e sulle uscite dei cani.
Se Spezia ha teso una mano alla Sicilia, offrendosi di ospitare un certo numero di cani, è giusto che si dica.
Niente di più bello della solidarietà fra sindaci, anche se l’emergenza cani che affligge l’isola si può risolvere solo con la sterilizzazione, e non alimentando traffici commerciali. Se invece cosi non è, è giusto che si dica chi li ha portati qui. Al di là della buona volontà di chi adotta un cane da fuori, esiste di fatto anche un business, che non fa il bene degli animali e che finisce per disperderne le tracce. Nessuno sa quanti cani i sindaci siciliani abbiano già fatto salire al nord, pagando cifre altissime, di viaggi e di mantenimento.
Nessuno sa dove siano: visto nel piccolo, alcuni sono finiti qui.


I cani in cerca di casa del Canile Municipale della Spezia protagonisti di questo articolo della giornalista Sondra Coggio su Il Secolo XIX.
 
Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:
 
Tobino è taglia media, muso nocciola e nero. Penny è riservata, tranquilla: gli occhi tristi testimoniano il dolore per l’abbandono. Ottavio è quasi piccolo, giovane, spaventato. Benny è un lupetto in carne, non più giovane. Gennaro e Asia sono bianchi e fulvi, lui timoroso, lei affettuosa e vivace. E via così, da Tony, un occhio scuro e l’altro azzurro, a nonna Louise, una delle più anziane del canile: l’amica del cuore, l’hanno chiamata Thelma, come nel film di Ridley Scott. Proprio come fossero due dive, com’erano Susan Sarandon e Geena Davis, in quel 1991, al 44° Festival di Cannes. Ogni canile è un piccolo universo. Quello di San Venerio è l’unico rifugio pubblico, nella provincia spezzina. Appartiene al Comune della Spezia, che ha da poco approvato la gara a procedura aperta, per il rinnovo della gestione. All’interno della struttura, operano i volontari, riuniti per la maggior parte nell’associazione onlus L’Impronta. Per informazioni, è possibile contattare le volontarie Elisabetta 338 2635117 o Losa 320 1458159. L’album dei cani in cerca di casa, è vasto. Thor è un giovane maschio, incrocio molosso. Macchia è un lupetto bellissimo, mezzo muso bianco e mezzo nero. Non sente, è sordo, e cerca un’adozione paziente. Bobino è un piccolo anziano, dolce, introverso: specie da quando gli hanno trasferito Amanda, la compagna. E poi, ci sono i cani neri, spruzzati di bianco. Come Nero, uno degli invisibili, che non trovano mai adozione, pur essendo dolcissimi. O Bob, sempre in movimento. O i classici pelosi da canile, come Rocky, come Aldo, veramente dolci.Whisky, il segugio, sprizza energia. Ringo è un incrocio malinois. Anita ed Amalia, sorelle, cercano solo di vincere la paura. E mentre Natalie, spinoncina, non trema più, ma ancora non ha superato il terrore, Oliver è un giovane capellone, più che esuberante. Per Apollo, taglia grande, serve una famiglia senza bambini. Black il meticcio, sempre allegro. Corda ne ha viste tante, eppure è rimasto docile, pacato. Shakira, carattere forte, cerca qualcuno che voglia investire un po’ di tempo in più, e farne una compagna di viaggio perfetta.

I cani in cerca di casa del Canile Municipale della Spezia protagonisti di questo articolo della giornalista Sondra Coggio su Il Secolo XIX.

 

Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:

 

Tobino è taglia media, muso nocciola e nero. Penny è riservata, tranquilla: gli occhi tristi testimoniano il dolore per l’abbandono. Ottavio è quasi piccolo, giovane, spaventato. Benny è un lupetto in carne, non più giovane. Gennaro e Asia sono bianchi e fulvi, lui timoroso, lei affettuosa e vivace. E via così, da Tony, un occhio scuro e l’altro azzurro, a nonna Louise, una delle più anziane del canile: l’amica del cuore, l’hanno chiamata Thelma, come nel film di Ridley Scott. Proprio come fossero due dive, com’erano Susan Sarandon e Geena Davis, in quel 1991, al 44° Festival di Cannes. Ogni canile è un piccolo universo. Quello di San Venerio è l’unico rifugio pubblico, nella provincia spezzina. Appartiene al Comune della Spezia, che ha da poco approvato la gara a procedura aperta, per il rinnovo della gestione. All’interno della struttura, operano i volontari, riuniti per la maggior parte nell’associazione onlus L’Impronta. Per informazioni, è possibile contattare le volontarie Elisabetta 338 2635117 o Losa 320 1458159. L’album dei cani in cerca di casa, è vasto. Thor è un giovane maschio, incrocio molosso. Macchia è un lupetto bellissimo, mezzo muso bianco e mezzo nero. Non sente, è sordo, e cerca un’adozione paziente. Bobino è un piccolo anziano, dolce, introverso: specie da quando gli hanno trasferito Amanda, la compagna. E poi, ci sono i cani neri, spruzzati di bianco. Come Nero, uno degli invisibili, che non trovano mai adozione, pur essendo dolcissimi. O Bob, sempre in movimento. O i classici pelosi da canile, come Rocky, come Aldo, veramente dolci.Whisky, il segugio, sprizza energia. Ringo è un incrocio malinois. Anita ed Amalia, sorelle, cercano solo di vincere la paura. E mentre Natalie, spinoncina, non trema più, ma ancora non ha superato il terrore, Oliver è un giovane capellone, più che esuberante. Per Apollo, taglia grande, serve una famiglia senza bambini. Black il meticcio, sempre allegro. Corda ne ha viste tante, eppure è rimasto docile, pacato. Shakira, carattere forte, cerca qualcuno che voglia investire un po’ di tempo in più, e farne una compagna di viaggio perfetta.


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“DOPO i numerosi casi di cuccioli morti al canile spezzino, fra 2015 e 2016, per parvo virosi, l’allarme interessa ora il canile di Castelnuovo. Una cucciolata di origine ignota, sarebbe sta decimata dalla grave forma di gastroenterite, che qui pareva debellata da anni, ed invece si sta ripresentando in modo preoccupante. E sale il timore che dietro questi casi, possa esistere un afflusso irregolare di cani. Il parvo virus si trasmette attraverso le feci infette. I cuccioli colpiti vanno tenuti separati dagli altri. Se sottoposti subito a visita medica, la speranza di salvezza c’è. Non se tenuti insieme, senza controlli: come avviene, purtroppo, nei viaggi sui furgoni. Da dove arrivino questi cuccioli sfortunati, non si sa. I piccoli non hanno il microchip. E se va premesso che fortunatamente nei canili spezzini, non esiste un’epidemia, è vero che il dato delle morti è oggettivo. I casi ufficialmente registrati di morte da parvo virus, al canile spezzino, sono arrivati a 16, in pochi mesi, fra 2015 e 2016, su 29 ingressi critici. Il dato è stato reso dalla Asl veterinaria, in risposta alla consigliera regionale Stefania Pucciarelli: 7 ritrovamenti a Sarzana, con 3 decessi per parvo virosi, più 7 morti su 9 cuccioli restituiti dal proprietario, e altri 6 decessi, su 13 cani rinvenuti fra Felettino e Centro Kennedy. A seguito delle contestazioni dei volontari spezzini dell'Impronta, la direttrice del canile spezzino, Valentina D’Alessandro, aveva smentito: “Il parvo virus non è assolutamente presente, vengono fatti regolarmente i controlli sanitari”. Ed il Comune aveva invitato a evitare allarmismi. Fatto sta, di cucciolate, non ne sono arrivate più. Ora, la stessa segnalazione perviene però da Castelnuovo. Il grosso di questi cuccioli morti, ha origine ignota. E niente esclude possano essersi infettati perché non protetti. Il fatto che ci siano nei canili spezzini cani nati a Ragusa e a Palermo, è ormai accertato. E le preoccupazioni dei volontari crescono. Intanto è ufficiale la notizia del rientro imminente dei 9 cani di Sarzana, spostati di recente da Spezia a Tavolara. L’aveva anticipato l’assessore spezzino Patrizia Saccone. Ora lo conferma l’assessore Sarzanese Massimo Baudone. I cani, in teoria, dovrebbero andare in Emilia, stante la convenzione in essere fra Sarzana e la Ernesto Zagni, prima, e la Animal Coop poi. Solo che l’Emilia è lontana. “Il posto a Spezia c’è, la disponibilità anche-sottolinea Baudone- pertanto, al fine di evitare stress ai cani, per il loro benessere, Sarzana si appoggerà alla Spezia.

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“DOPO i numerosi casi di cuccioli morti al canile spezzino, fra 2015 e 2016, per parvo virosi, l’allarme interessa ora il canile di Castelnuovo. Una cucciolata di origine ignota, sarebbe sta decimata dalla grave forma di gastroenterite, che qui pareva debellata da anni, ed invece si sta ripresentando in modo preoccupante. E sale il timore che dietro questi casi, possa esistere un afflusso irregolare di cani. Il parvo virus si trasmette attraverso le feci infette. I cuccioli colpiti vanno tenuti separati dagli altri. Se sottoposti subito a visita medica, la speranza di salvezza c’è. Non se tenuti insieme, senza controlli: come avviene, purtroppo, nei viaggi sui furgoni. Da dove arrivino questi cuccioli sfortunati, non si sa. I piccoli non hanno il microchip. E se va premesso che fortunatamente nei canili spezzini, non esiste un’epidemia, è vero che il dato delle morti è oggettivo. I casi ufficialmente registrati di morte da parvo virus, al canile spezzino, sono arrivati a 16, in pochi mesi, fra 2015 e 2016, su 29 ingressi critici. Il dato è stato reso dalla Asl veterinaria, in risposta alla consigliera regionale Stefania Pucciarelli: 7 ritrovamenti a Sarzana, con 3 decessi per parvo virosi, più 7 morti su 9 cuccioli restituiti dal proprietario, e altri 6 decessi, su 13 cani rinvenuti fra Felettino e Centro Kennedy. A seguito delle contestazioni dei volontari spezzini dell'Impronta, la direttrice del canile spezzino, Valentina D’Alessandro, aveva smentito: “Il parvo virus non è assolutamente presente, vengono fatti regolarmente i controlli sanitari”. Ed il Comune aveva invitato a evitare allarmismi. Fatto sta, di cucciolate, non ne sono arrivate più. Ora, la stessa segnalazione perviene però da Castelnuovo. Il grosso di questi cuccioli morti, ha origine ignota. E niente esclude possano essersi infettati perché non protetti. Il fatto che ci siano nei canili spezzini cani nati a Ragusa e a Palermo, è ormai accertato. E le preoccupazioni dei volontari crescono. Intanto è ufficiale la notizia del rientro imminente dei 9 cani di Sarzana, spostati di recente da Spezia a Tavolara. L’aveva anticipato l’assessore spezzino Patrizia Saccone. Ora lo conferma l’assessore Sarzanese Massimo Baudone. I cani, in teoria, dovrebbero andare in Emilia, stante la convenzione in essere fra Sarzana e la Ernesto Zagni, prima, e la Animal Coop poi. Solo che l’Emilia è lontana. “Il posto a Spezia c’è, la disponibilità anche-sottolinea Baudone- pertanto, al fine di evitare stress ai cani, per il loro benessere, Sarzana si appoggerà alla Spezia.


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“Otto cani sono stati prelevati dal rifugio della Spezia e spostati a quello di Tavolara. Erano qui da tempo, ed i volontari del canile protestano, lamentando lo stress subito.In parallelo, la consigliera regionale di Lega Nord, Stefania Pucciarelli, chiede spiegazioni.Willy, Rotella, Zagor, Stella, Freccia, Sunny, Bentley e Gino, sono cani trovati a Sarzana. Di chi fossero, prima, non si sa. Si sa che il Comune, tramite gara, s’era affidato alla società Ernesto Zagni: destinandoli ad andare in Emilia.Senza nuove gare, ad un certo punto è subentrata una società con ragione sociale diversa, Animal Coop. Stessa sede, amministratore legale lo stesso Zagni. Lo stesso passaggio ha interessato altri Comuni d’Italia, che hanno firmato determinazioni di “modifica della ragione sociale del destinatario del servizio”. San Pietro in Casale, atto 32 del 2016: “ LA Zagni Ernesto è stata assorbita da Animal Coop.” Bentivoglio, determina 62 del 2016: subentra “ la ex ditta Ernesto Zagni”.E via così. Sarzana, forse non potendo modificare l’esito della gara, ha “trasferito” l’incarico in convenzione.Destinazione, sempre l’Emilia. Quando però Animal Coop ha preso in gestione il canile della Spezia, più vicino, Sarzana ha chiesto di appoggiare qui i nuovi ingressi, “i primi dieci giorni”: per agevolare i padroni che li cercassero.Fatto sta, i cani sono rimasti per mesi, alla Spezia. La piccola Rotella, timorosa anche della sua ombra, era lì da una anno e mezzo. Poi, il trasferimento a Tavolara, dove opera un terzo soggetto, la neonata Pet Service, che ha assunto come dipendente Zagni. I volontari contestano i metodi. La Pucciarelli chiede “ gli elenchi dei cani “, vuol sapere”di dove siano”, e ricorda che “hanno emozioni, non sono pacchi postali o merce di scambio”. I sindaci dovranno chiarire la triangolazione fra Emilia, Spezia e Tavolara, fra soggetti diversi.Fra l’altro, Animal Coop e Pet Service hanno diffidato dall’accostare il loro nome ”alle vicende personali” di Zagni, quando il secolo XIX ha riferito che l’imprenditore risulta esposto per due milioni di euro, per impegni assunti come impresa individuale e come persona, con banche e finanziarie, con Equitalia, ma anche con fornitori di beni, di acqua, di energia, ed altro. Soggetti distinti, dunque: ma i cani viaggiano da uno all’altro.

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“Otto cani sono stati prelevati dal rifugio della Spezia e spostati a quello di Tavolara. Erano qui da tempo, ed i volontari del canile protestano, lamentando lo stress subito.In parallelo, la consigliera regionale di Lega Nord, Stefania Pucciarelli, chiede spiegazioni.Willy, Rotella, Zagor, Stella, Freccia, Sunny, Bentley e Gino, sono cani trovati a Sarzana. Di chi fossero, prima, non si sa. Si sa che il Comune, tramite gara, s’era affidato alla società Ernesto Zagni: destinandoli ad andare in Emilia.Senza nuove gare, ad un certo punto è subentrata una società con ragione sociale diversa, Animal Coop. Stessa sede, amministratore legale lo stesso Zagni. Lo stesso passaggio ha interessato altri Comuni d’Italia, che hanno firmato determinazioni di “modifica della ragione sociale del destinatario del servizio”. San Pietro in Casale, atto 32 del 2016: “ LA Zagni Ernesto è stata assorbita da Animal Coop.” Bentivoglio, determina 62 del 2016: subentra “ la ex ditta Ernesto Zagni”.E via così. Sarzana, forse non potendo modificare l’esito della gara, ha “trasferito” l’incarico in convenzione.
Destinazione, sempre l’Emilia. Quando però Animal Coop ha preso in gestione il canile della Spezia, più vicino, Sarzana ha chiesto di appoggiare qui i nuovi ingressi, “i primi dieci giorni”: per agevolare i padroni che li cercassero.
Fatto sta, i cani sono rimasti per mesi, alla Spezia. La piccola Rotella, timorosa anche della sua ombra, era lì da una anno e mezzo. Poi, il trasferimento a Tavolara, dove opera un terzo soggetto, la neonata Pet Service, che ha assunto come dipendente Zagni. I volontari contestano i metodi. La Pucciarelli chiede “ gli elenchi dei cani “, vuol sapere”di dove siano”, e ricorda che “hanno emozioni, non sono pacchi postali o merce di scambio”. I sindaci dovranno chiarire la triangolazione fra Emilia, Spezia e Tavolara, fra soggetti diversi.
Fra l’altro, Animal Coop e Pet Service hanno diffidato dall’accostare il loro nome ”alle vicende personali” di Zagni, quando il secolo XIX ha riferito che l’imprenditore risulta esposto per due milioni di euro, per impegni assunti come impresa individuale e come persona, con banche e finanziarie, con Equitalia, ma anche con fornitori di beni, di acqua, di energia, ed altro. Soggetti distinti, dunque: ma i cani viaggiano da uno all’altro."


Rotella ospite del canile municipale di San Venerio sul Secolo XIX.
 
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UN ANNO e mezzo d’età. Una taglia medio piccola, ormai de­finitiva. Una timidezza innata, pronta ad aprirsi alla confidenza, se riceve un po’ di attenzio­ne. La giovane Rotella è ospite al canile comunale di San Ve­nerio. Orecchie nere, musetto nocciola, pancina bianca a macchioline, con qualche spruzzo nocciola. Si tratta di un meticcio fantasia, che è veramente fantasioso. La pelliccia è più folta davanti, ha le zampette bianche, maculate di gocce ocra.
Un cane come non te l’aspet­ti: pronta a dare la zampa, chie­dendo un po’ di attenzione, se solo si ha la pazienza di avvicinarsi con calma, e di consentire alla cagnolina di abituarsi alla presenza di una persona. Non è il cane che saltella, abbaia, e che si fa notare, quando qualcuno sale in canile, per valutare un’adozione. Al contrario. Timidissima, all’inizio si nasconde alla vista, e lascia che altri si diano da fare, per conquistare i visitatori. Con i volontari, però, rivela la sua indole, molto dolce. Tanto da essersi meritata il soprannome di “batuffolo

Rotella ospite del canile municipale di San Venerio sul Secolo XIX.

 

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UN ANNO e mezzo d’età. Una taglia medio piccola, ormai de­finitiva. Una timidezza innata, pronta ad aprirsi alla confidenza, se riceve un po’ di attenzio­ne. La giovane Rotella è ospite al canile comunale di San Ve­nerio. Orecchie nere, musetto nocciola, pancina bianca a macchioline, con qualche spruzzo nocciola. Si tratta di un meticcio fantasia, che è veramente fantasioso. La pelliccia è più folta davanti, ha le zampette bianche, maculate di gocce ocra.
Un cane come non te l’aspet­ti: pronta a dare la zampa, chie­dendo un po’ di attenzione, se solo si ha la pazienza di avvicinarsi con calma, e di consentire alla cagnolina di abituarsi alla presenza di una persona. Non è il cane che saltella, abbaia, e che si fa notare, quando qualcuno sale in canile, per valutare un’adozione. Al contrario. Timidissima, all’inizio si nasconde alla vista, e lascia che altri si diano da fare, per conquistare i visitatori. Con i volontari, però, rivela la sua indole, molto dolce. Tanto da essersi meritata il soprannome di “batuffolo".
Il canile è sempre aperto, con il personale di servizio.
Gli orari in cui è possibile trovare i volontari, sono il martedì, il giovedì, il venerdì e la domenica, dalle 15 alle 18, ed il sabato dalle 10 alle 12, e dalle 15alle 18. Per info sulle adozioni, si possono contattare anche le volontarie Elisabetta 338-2635117 e Lo- sa 320-1458159, elette come referenti in base al nuovo regolamento approvato dal consiglio comunale. Su Facebook, ci sono sia la pagina del canile comunale della Spezia, sia quella dei volontari riuniti nell’associazione L’Impronta.

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L’imprenditore, agricolo Ernesto Zagni, già vincitore della gara per l’accoglienza dei randagi del Comune di Sarzana, e amministratore legale della cooperativa che regge il canile del Comune della Spezia, ha chiesto al tribunale civile di Bologna l’ammissione della procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento.L’importo del dovuto- debiti pregressi contratti come persona fisica e come ditta individuale- sfiora i 2 milioni di euro. E fra le garanzie proposte per arrivare a restituire fra il 31 ed il 45 % del dovuto, c’è anche la cessione di una quota del contratto di lavoro appena posto in essere, proprio qui alla Spezia.L’imprenditore ha dichiarato di essere stato regolarmente assunto, con stipendio mensile, dalla neonata cooperativa sociale Pet Service, da poco costituita per gestire il canile di Tavolara, a Castelnuovo Magra.Si tratta dell’unica fonte di reddito indicata nel piano, elaborato attraverso lo studio legale Pierluigi Corazza.Una notizia che ha sollevato in Emilia una vasta eco, stante la notorietà dell’imprenditore, che per rientrare dalla cospicua esposizione, ha proposto anche la vendita delle proprietà immobiliari di famiglia, grazie al passo indietro di un congiunto, sulla propria parte.Zagni opera da anni come allevatore, come titolare di canili, come responsabile o come amministratore di società diverse, tutte riconducibili allo stesso settore.La sua notorietà è tale, che ha operato anche per conto Comuni del Sud Italia:Comuni promotori di quelle staffette che fanno discutere, organizzate per liberare le strade dai randagi, o svuotare almeno temporaneamente i canili sovraffollati .Il viavai dei randagi ha toccato da vicino anche il territorio spezzino: Sarzana aveva scelto proprio Zagni, mandando i suoi cani in Emilia.Poi, il fatto che lo stesso imprenditore avesse vinto l’appalto del canile spezzino, ha fato confluire su San Venerio anche i cani di Sarzana.L’accordo di ristrutturazione dei debiti, relativo alle attività emiliane, ruota su uno squilibrio pari a 1 milione 998. 488 euro.Il 16,28 % dell’ammontare debitorio, risulta maturato nei confronti di Equitalia.Il 75,52 % verso istituti bancari e di credito, servizi finanziari, e soggetti diversi, commerciali e istituzionali.Sulla base del piano, è stata chiesta al tribunale la sospensione di tre procedimenti esecutivi, in corso, relativi a beni immobili. Una situazione dichiaratamente drammatica, quella prospettata nella relazione, approvata dal gestore della crisi, dottoressa Maria Angela Conti, e inoltrata al vaglio delle parti interessate, che dovranno decidere se accettarlo. Il consenso minimo richiesto è del 60 % dei creditori.L’esito della proposta non è certo. D’altro canto, nel testo si parla della disincantata consapevolezza che altri rimedi non esistano. Proprietà, oltre quelle di famiglia, non ne vengono citate. Redditi, nemmeno.Si parla dell’unico piano di restituzione credibile, anche se non soddisfacente per i creditori, destinati a riavere solo una piccola parte del dovuto. E non si esclude neanche una eventuale ipotesi futura di cessazione dell’attività.

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L’imprenditore, agricolo Ernesto Zagni, già vincitore della gara per l’accoglienza dei randagi del Comune di Sarzana, e amministratore legale della cooperativa che regge il canile del Comune della Spezia, ha chiesto al tribunale civile di Bologna l’ammissione della procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento.
L’importo del dovuto- debiti pregressi contratti come persona fisica e come ditta individuale- sfiora i 2 milioni di euro. E fra le garanzie proposte per arrivare a restituire fra il 31 ed il 45 % del dovuto, c’è anche la cessione di una quota del contratto di lavoro appena posto in essere, proprio qui alla Spezia.
L’imprenditore ha dichiarato di essere stato regolarmente assunto, con stipendio mensile, dalla neonata cooperativa sociale Pet Service, da poco costituita per gestire il canile di Tavolara, a Castelnuovo Magra.
Si tratta dell’unica fonte di reddito indicata nel piano, elaborato attraverso lo studio legale Pierluigi Corazza.
Una notizia che ha sollevato in Emilia una vasta eco, stante la notorietà dell’imprenditore, che per rientrare dalla cospicua esposizione, ha proposto anche la vendita delle proprietà immobiliari di famiglia, grazie al passo indietro di un congiunto, sulla propria parte.
Zagni opera da anni come allevatore, come titolare di canili, come responsabile o come amministratore di società diverse, tutte riconducibili allo stesso settore.
La sua notorietà è tale, che ha operato anche per conto Comuni del Sud Italia:Comuni promotori di quelle staffette che fanno discutere, organizzate per liberare le strade dai randagi, o svuotare almeno temporaneamente i canili sovraffollati .
Il viavai dei randagi ha toccato da vicino anche il territorio spezzino: Sarzana aveva scelto proprio Zagni, mandando i suoi cani in Emilia.
Poi, il fatto che lo stesso imprenditore avesse vinto l’appalto del canile spezzino, ha fato confluire su San Venerio anche i cani di Sarzana.
L’accordo di ristrutturazione dei debiti, relativo alle attività emiliane, ruota su uno squilibrio pari a 1 milione 998. 488 euro.
Il 16,28 % dell’ammontare debitorio, risulta maturato nei confronti di Equitalia.
Il 75,52 % verso istituti bancari e di credito, servizi finanziari, e soggetti diversi, commerciali e istituzionali.
Sulla base del piano, è stata chiesta al tribunale la sospensione di tre procedimenti esecutivi, in corso, relativi a beni immobili. Una situazione dichiaratamente drammatica, quella prospettata nella relazione, approvata dal gestore della crisi, dottoressa Maria Angela Conti, e inoltrata al vaglio delle parti interessate, che dovranno decidere se accettarlo. Il consenso minimo richiesto è del 60 % dei creditori.
L’esito della proposta non è certo. D’altro canto, nel testo si parla della disincantata consapevolezza che altri rimedi non esistano. Proprietà, oltre quelle di famiglia, non ne vengono citate. Redditi, nemmeno.
Si parla dell’unico piano di restituzione credibile, anche se non soddisfacente per i creditori, destinati a riavere solo una piccola parte del dovuto. E non si esclude neanche una eventuale ipotesi futura di cessazione dell’attività.


Cleo e Stella  sul Secolo XIX.
 
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Nuovo appello per i mici ospitati nella struttura comunale
CLEO è arrivata con la sorellina. Due belle gattine, adulte, ma giovani. Solo che l'altra è stata adottata. Lei no, ed è rimasta da sola, al gattile. Cleo ha tutto quel che le serve, per sopravvivere: confort e riparo, disponibilità di acqua e di cibo, altri gatti. Solo che non è la stessa cosa di una casa. I volontari sono certi che saprebbe ambientarsi bene in una famiglia, e ritrovare la piena serenità. Il gattile, nasce proprio come ricovero temporaneo, ma non è

Cleo e Stella  sul Secolo XIX.

 

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Nuovo appello per i mici ospitati nella struttura comunale
CLEO è arrivata con la sorellina. Due belle gattine, adulte, ma giovani. Solo che l'altra è stata adottata. Lei no, ed è rimasta da sola, al gattile. Cleo ha tutto quel che le serve, per sopravvivere: confort e riparo, disponibilità di acqua e di cibo, altri gatti. Solo che non è la stessa cosa di una casa. I volontari sono certi che saprebbe ambientarsi bene in una famiglia, e ritrovare la piena serenità. Il gattile, nasce proprio come ricovero temporaneo, ma non è "per sempre". E Cleo lo sa. Ci spera. Non disdegna le coccole, come mostra l'immagine, di Chiara Bellè, in braccio a Martina, una delle volontarie di San Venerio. I gatti adulti sanno amare moltissimo, sono riconoscenti a chi si prende cura di loro, perché pur avendo un'indole libera, e pur amando mantenere quel fascino misterioso di tutti i felini, se sono stati abituati a vivere in una casa, poi soffrono, in prigionia.
Cleo è pronta, attende solo una chiamata. Non è la sola.
Anche Stella cerca casa. Occhi verdi, manto scuro, ha un anno e qualche mese di vita. Si trova nel piccolo spazio in cui vengono tenuti i mici ospitati dal Comune, e dimostra di poter stare ben a suo agio con gli altri gatti.
Una buona notizia, riguarda invece il gattino Bud, considerato il "principino monello" del canile. Una famiglia - raccontano i volontari de L'Impronta - se n'è innamorata, e l'ha scelto e l'ha portato a casa. La struttura comunale di San Venerio è sempre aperta per le visite.

Nero e Moretta sono una dolcissima coppia di vecchiettini! Hanno passato quasi tutta la vita in canile e rischiano ormai di finircela. Per loro ci vorrebbe un'adozione speciale, del cuore, perchè ci vorrebbe proprio un gran cuore che scegliesse di dare finalmente una casa ad entrambi!Noi speriamo davvero che da qualche parte ci sia questa persona speciale come loro e la aspettiamo a braccia aperte.
 
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LUI è Nero.Lei è Moretta.Co­lore scuro, nessun antenato illustre. Storie di cani come tanti, entrati in canile e poi rimasti lì, perché non hanno niente di particolare, che possa colpire, ed invogliare ad adottarli. Lui è più socievole. Lei non ancora. Lega­tissimi, con quel pizzico di reci­proca gelosia, di tutte le grandi amicizie. Condividono la gabbia, al canile spezzino di San Venerio. «Ci sono cani che per la maggior parte delle persone sono invisibili - racconta Sara, volontaria dell’associazione L’Impronta - e di solito sono proprio i cani anziani, neri, con qualche problema di salute. Nero è tutto questo. Passa le sue giornate in gabbia, in compagnia della sua compagna Moretta, e ormai è rassegnato a morire in canile». Eppure - testimonia chi gli ha fatto visita, e un po’ di compagnia - gli basta davvero poco, per illuminarsi. Basta entrare nella gabbia e sedersi lì, per vedere quanto affetto è capace di dare Nero: «Baci, scodinzolate, coccole cercate e ricercate. Pure un po’ di gelosia se provi a coccolare anche Moretta...». Storie di volontariato, di quando final­mente si esce, per fare due passi, e gli “si mette la pettorina, facendo attenzione alle orecchie che purtroppo gli fanno male, e lo si porta a passeggiare, scoprendo un grande compagno di cammi­nata”. Non velocissimo, no. Questo, da Nero, non si può preten­dere: ma la curiosità e la voglia di esplorare non gli mancano. Farli adottare sarà difficile, purtroppo. Eppure L’Impronta lancia un appello, a chi volesse prenderli entrambi.

Nero e Moretta sono una dolcissima coppia di vecchiettini! Hanno passato quasi tutta la vita in canile e rischiano ormai di finircela. Per loro ci vorrebbe un'adozione speciale, del cuore, perchè ci vorrebbe proprio un gran cuore che scegliesse di dare finalmente una casa ad entrambi!
Noi speriamo davvero che da qualche parte ci sia questa persona speciale come loro e la aspettiamo a braccia aperte.

 

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LUI è Nero.Lei è Moretta.Co­lore scuro, nessun antenato illustre. Storie di cani come tanti, entrati in canile e poi rimasti lì, perché non hanno niente di particolare, che possa colpire, ed invogliare ad adottarli. Lui è più socievole. Lei non ancora. Lega­tissimi, con quel pizzico di reci­proca gelosia, di tutte le grandi amicizie. Condividono la gabbia, al canile spezzino di San Venerio. «Ci sono cani che per la maggior parte delle persone sono invisibili - racconta Sara, volontaria dell’associazione L’Impronta - e di solito sono proprio i cani anziani, neri, con qualche problema di salute. Nero è tutto questo. Passa le sue giornate in gabbia, in compagnia della sua compagna Moretta, e ormai è rassegnato a morire in canile». Eppure - testimonia chi gli ha fatto visita, e un po’ di compagnia - gli basta davvero poco, per illuminarsi. Basta entrare nella gabbia e sedersi lì, per vedere quanto affetto è capace di dare Nero: «Baci, scodinzolate, coccole cercate e ricercate. Pure un po’ di gelosia se provi a coccolare anche Moretta...». Storie di volontariato, di quando final­mente si esce, per fare due passi, e gli “si mette la pettorina, facendo attenzione alle orecchie che purtroppo gli fanno male, e lo si porta a passeggiare, scoprendo un grande compagno di cammi­nata”. Non velocissimo, no. Questo, da Nero, non si può preten­dere: ma la curiosità e la voglia di esplorare non gli mancano. Farli adottare sarà difficile, purtroppo. Eppure L’Impronta lancia un appello, a chi volesse prenderli entrambi.


La triste storia di Corda sul Secolo XIX.
Corda...direte, che nome brutto che ha! Non è dei migliori in effetti, ma è un nome significativo, perchè ricorda la storia di questo povero cane. Corda è stato trovato in un bosco legato con un laccio d'acciaio usato per la cattura dei cinghiali, da una ragazza che passeggiava...l'ha trovato appeso a testa in giù, col laccio che gli lacerava il corpo tra il busto e le zampe posteriori. Ciò gli ha causato una ferita tremenda che ci ha messo un bel pò prima di cicatrizzarsi...ed è così che Corda è arrivato in canile, e da allora ci è rimasto. Volete dargli una possibilità di riscatto? 
Nonostante ciò che ha sofferto è un cane bravissimo e che sa andare al passo in maniera quasi principesca!
 
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L’AVEVANO soprannominato Corda. Era stato anni fa, la sua storia l’aveva raccontata – il giorno del suo salvataggio – proprio II Secolo XIX. Tempo ne è passato. Tanto. Troppo. Oggi Corda merita di poter uscire dal canile comunale della Spezia, dopo anni e anni di paziente at­tesa. La sua storia è drammatica, ma purtroppo comune a molte altre creature del bosco. Parliamo di lacci, di trappole, di tanta sofferenza. Corda stava gironzolando in un bosco. I bracconieri avevano teso i classici cavi in acciaio, che uccidono le prede nel modo peggiore: le infilzano, le strappano, le lacerano. Poi, passa l’uomo del laccio, finisce l’animale catturato e lo porta a casa. In questo caso, però, non c’è finito un cinghiale, ma un cane. Corda, ap­punto. Per sua fortuna, quel giorno, stava facendo una pas­seggiata una ragazza, che l’aveva trovato mezzo morto. Corda era tutto rovinato. Non si sapeva nemmeno se avesse la forza per salvarsi davvero. Invece no. Il cane ha lottato, ha aspettato, si è impegnato a recuperare le forze, le energie. Sono trascorsi anni, e nessuno l’ha mai adottato. C’era sempre qualche cane più bello e più giovane di lui. Ora, si spera che possa avere una possibilità. I volontari dell’Impronta hanno iniziato a portarlo fuori, in occasione dei banchetti in città, per promuovere le adozioni. E’ un classico pelosone nero, con qualche ciuffo brizzolato. Sta benissimo con tutti, è socievole e dolce. Nell’immagine, è con la cagnetta Elide, che cerca adozione, e con una storica volontaria del canile, Manuela.

La triste storia di Corda sul Secolo XIX.

Corda...direte, che nome brutto che ha! Non è dei migliori in effetti, ma è un nome significativo, perchè ricorda la storia di questo povero cane. Corda è stato trovato in un bosco legato con un laccio d'acciaio usato per la cattura dei cinghiali, da una ragazza che passeggiava...l'ha trovato appeso a testa in giù, col laccio che gli lacerava il corpo tra il busto e le zampe posteriori. Ciò gli ha causato una ferita tremenda che ci ha messo un bel pò prima di cicatrizzarsi...ed è così che Corda è arrivato in canile, e da allora ci è rimasto. Volete dargli una possibilità di riscatto? 

Nonostante ciò che ha sofferto è un cane bravissimo e che sa andare al passo in maniera quasi principesca!

 

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L’AVEVANO soprannominato Corda. Era stato anni fa, la sua storia l’aveva raccontata – il giorno del suo salvataggio – proprio II Secolo XIX. Tempo ne è passato. Tanto. Troppo. Oggi Corda merita di poter uscire dal canile comunale della Spezia, dopo anni e anni di paziente at­tesa. La sua storia è drammatica, ma purtroppo comune a molte altre creature del bosco. Parliamo di lacci, di trappole, di tanta sofferenza. Corda stava gironzolando in un bosco. I bracconieri avevano teso i classici cavi in acciaio, che uccidono le prede nel modo peggiore: le infilzano, le strappano, le lacerano. Poi, passa l’uomo del laccio, finisce l’animale catturato e lo porta a casa. In questo caso, però, non c’è finito un cinghiale, ma un cane. Corda, ap­punto. Per sua fortuna, quel giorno, stava facendo una pas­seggiata una ragazza, che l’aveva trovato mezzo morto. Corda era tutto rovinato. Non si sapeva nemmeno se avesse la forza per salvarsi davvero. Invece no. Il cane ha lottato, ha aspettato, si è impegnato a recuperare le forze, le energie. Sono trascorsi anni, e nessuno l’ha mai adottato. C’era sempre qualche cane più bello e più giovane di lui. Ora, si spera che possa avere una possibilità. I volontari dell’Impronta hanno iniziato a portarlo fuori, in occasione dei banchetti in città, per promuovere le adozioni. E’ un classico pelosone nero, con qualche ciuffo brizzolato. Sta benissimo con tutti, è socievole e dolce. Nell’immagine, è con la cagnetta Elide, che cerca adozione, e con una storica volontaria del canile, Manuela.


Noi, che a volte siamo un po’ megalomani, Ara ce la siamo sempre immaginata sulla prima pagina di Time come Dog of the year!!!Nel frattempo la nostra amata ha conquistato la pagina animal house sul Secolo XIX.Grazie a Sondra Coggio per aver raccontato questa bellissima storia.
Grazie a Atram ELuxe per aver aperto la sua gabbia.
Grazie a Marat e Puxar per averla accolta nel branco.
 
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Una vita in canile, anno dopo anno; perchè il musetto bianco, così in risalto sul corpicino nero, non invitava a credere che fosse ancora giovane. Ara era rimasta nella sua gabbia troppo a lungo. E i volontari del canile comunale spezzino, muniti nell'associazione

Noi, che a volte siamo un po’ megalomani, Ara ce la siamo sempre immaginata sulla prima pagina di Time come Dog of the year!!!
Nel frattempo la nostra amata ha conquistato la pagina animal house sul Secolo XIX.
Grazie a Sondra Coggio per aver raccontato questa bellissima storia.

Grazie a Atram ELuxe per aver aperto la sua gabbia.

Grazie a Marat e Puxar per averla accolta nel branco.

 

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Una vita in canile, anno dopo anno; perchè il musetto bianco, così in risalto sul corpicino nero, non invitava a credere che fosse ancora giovane. Ara era rimasta nella sua gabbia troppo a lungo. E i volontari del canile comunale spezzino, muniti nell'associazione "L'Impronta", hanno voluto testardamente credere che fosse arrivato il suo momento di essere adottata. E così è stato. La piccola Ara, che non è una ragazzina, ma non è comunque anziana, è stata finalmente scelta. E questa volta per sempre. "Ara per noi era diventata un simbolo, non era più un semplice cane - raccontano commossi - era il simbolo di tutti quei cani perfetti, che però si trovano ancora in gabbia, perchè diversamente giovani, o come lei, col muso incanutito". Il fatto di avere quel colore bianco attorno agli occhi e sulle gote, la penalizzava. Pareva una nonnina. E pur essendo dolce, tranquilla, veramente brava, non trovava un'adozione. I volontari hanno iniziato a portarla fuori, a tutti i banchetti organizzati in città: "Ci siamo innamorati di lei - confida Pier Andrea Fosella - e l'abbiamo coccolata, portandocela sempre dietro: lei era bravissima, davvero. Usciva, si lasciava fare le carezze da tutti quelli che si fermavano ai gazebo, ma nessuno la portava a casa". La fotografia di Ara, ai banchetti, l'aveva pubblicata anche il Secolo XIX, in questa pagina dedicata agli animali in cerca di adozione. Solo che alla fine, la scelta delle famiglie ricadeva sempre su qualcun'altro. Ara rientrava in macchina, si lasciava togliere il cartello dal collo, quello con su scritto "adottami", scondinzolava e si rimetteva nella sua cella. Ad aspettare. Docile, rassegnata, forse , chissà, non ci credeva nemmeno più. E invece, il miracolo è arrivato. Una educatrice, che collabora volontariamente col canile, ne ha parlato ad un'amica, che ha già altri cani. E lei si è commossa. E finalmente, Ara è potuta uscire. "Ora - raccontano i volontari dell' Impronta - Ara scorrazza felice, insieme ai due nuovi amici Marat e Puxar". I tre cani si sono trovati benissimo, insieme, anche perchè la ragazza che ha voluto Ara ha un ampio terreno. Curiosità: si sposta in camper. Ed ecco Ara, felicemente affacciata dal finestrino, con uno dei nuovi amici a quattro zampe, mentre lascia la collina. "Adozioni come questa riempiono il cuore di gioia - sottolineano i volontari - perchè confermano che il tempo speso in canile porta a dei risultati che vale la pena perseguire". L' educatrice aveva collaborato al pieno recupero della cagnolina, che non vedeva l'ora di avere l'opportunità di uscire un pò dalla struttura, e di "vedere il mondo". Le persone, fuori, le sono piaciute subito. Non si è spaventata, mai, per la confusione inevitabile della città, rispetto all'isolamento del canile. Ed ora può finalmente vivere all'aperto, con una famiglia, come qualsiasi cane spera di poter fare. Quelle sue guanciotte candide, e quegli "occhiali" bianchi attorno agli occhi, non sono più un problema. Al contrario. Chiunque la veda, così dolce e serena, non può fare a meno di allungarle una carezza.




Il progetto

Il progetto "adotta un gabbiano" disabile sulla Nazione grazie alla giornalista Giulia Andrea Tonelli.

 

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Volontari e Comune stanno lavorando a un primo progetto.
Investiti dalle auto o intossicati, indeboliti o genericamente feriti, i gabbiano del territorio in difficoltà sono davvero molti. Per aiutarli nel percorso difficile della riabilitazione, portandoli da chi ha le conoscenze tecniche per curarli - dai medici veterinari Carlo Andreoni e Perla Lucchini della Spezia o al Centro di recupero uccelli marini e acquatici di Livorno -, ci sta pensando un gruppo di volontari affiatati: l'associazione Impronta, Lipu, Lav, Animalisti italiani e Legambiente La Spezia, nonché Beta (Benessere e tutela animali) e Sos Randagi. "Per salvare questi esemplari - racconta il gruppo -, certe volte basta davvero poco. Allo stesso tempo ci domandiamo cosa succederà a quelli che non raggiungeranno mai uno stato di salute ottimale per la liberazione. Ai gabbiani disabili, dunque". Al momento, non essendoci luoghi adibiti ad ospitare specie animali con tali problematiche, la risposta è praticamente già scritta: verrebbero soppressi, perché in natura non riuscirebbero a sopravvivere. "Per rispondere a un problema sempre più frequente, stiamo lavorando con l'amministrazione comunale per aprire un centro di primo soccorso per gabbiani feriti, ma purtroppo non basterà: non avranno in ogni caso un luogo in cui vivere serenamente, nonostante l'handicap". Ecco, dunque, l'aspettativa: "La soluzione sarebbe adottarli. Chi ha un giardino recintato potrebbe farsi avanti e prendersene cura, salvandoli da un destino infelice". Per informazioni è possibile scrivere una mail a improntavolontaricanile@gmail.com, lasciando come recapito un nome e un numero di telefono.

 


Leone, Stella, Poppie e la nostra supergattara Chiara Bellè sul Secolo XIX.Grazie Sondra Coggio.
 
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IL gatto Leone ha trovato casa. Col suo musetto arancione, i lunghi baffi, l’aria sorniona, ha lasciato dietro di sé la lunga detenzione in canile e ha varcato la soglia della sua nuova vita. I volontari dell’associazione L’Impronta, che raccoglie i ragazzi che fanno volontariato alla struttura comunale di San Venerio, esultano: «Una famiglia meravigliosa - racconta Pierandrea Fosella -ha deciso di dividere con lui vita e divano».
Una dolcezza infinita, quella del micione. Per un misterioso e bellissimo felino che esce, tanti altri restano ancora in attesa. La volontaria Chiara Bellé ha fotografato Stella, una gattina scura, con due magne­tici occhi verdi, un esemplare giovane, «di circa un anno, che cerca casa», e Poppie, «una delle nostre gatte con un carattere piuttosto riservato, ma che piano piano riesce a mostrarsi in tutta la sua delicatezza e dolcezza».
Poppie è lì dentro ormai da qualche anno e questo suo fare discreto, quasi sfuggente, purtroppo l’ha penalizzata. Lei non si fa avanti, non si propone. Altri gatti riescono a farsi notare, quando sale qualcuno propenso alle adozioni. Così a uscire è sempre un altro gatto. Lei no. Lei aspetta: il petto bianco, gli occhi chiari, il suo manto tigrato. E rimane lì. Resta nel suo piccolo spazio, giorno dopo giorno, voltandosi appena e mostrandosi quasi distratta, all’apparire dei visitatori.
Eppure, sotto quella scorza quasi rassegnata, c’è una creatura che spera di trovare il suo posto fuori da lì. E di avere una casa tutta sua.

Leone, Stella, Poppie e la nostra supergattara Chiara Bellè sul Secolo XIX.
Grazie Sondra Coggio.

 

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IL gatto Leone ha trovato casa. Col suo musetto arancione, i lunghi baffi, l’aria sorniona, ha lasciato dietro di sé la lunga detenzione in canile e ha varcato la soglia della sua nuova vita. I volontari dell’associazione L’Impronta, che raccoglie i ragazzi che fanno volontariato alla struttura comunale di San Venerio, esultano: «Una famiglia meravigliosa - racconta Pierandrea Fosella -ha deciso di dividere con lui vita e divano».
Una dolcezza infinita, quella del micione. Per un misterioso e bellissimo felino che esce, tanti altri restano ancora in attesa. La volontaria Chiara Bellé ha fotografato Stella, una gattina scura, con due magne­tici occhi verdi, un esemplare giovane, «di circa un anno, che cerca casa», e Poppie, «una delle nostre gatte con un carattere piuttosto riservato, ma che piano piano riesce a mostrarsi in tutta la sua delicatezza e dolcezza».
Poppie è lì dentro ormai da qualche anno e questo suo fare discreto, quasi sfuggente, purtroppo l’ha penalizzata. Lei non si fa avanti, non si propone. Altri gatti riescono a farsi notare, quando sale qualcuno propenso alle adozioni. Così a uscire è sempre un altro gatto. Lei no. Lei aspetta: il petto bianco, gli occhi chiari, il suo manto tigrato. E rimane lì. Resta nel suo piccolo spazio, giorno dopo giorno, voltandosi appena e mostrandosi quasi distratta, all’apparire dei visitatori.
Eppure, sotto quella scorza quasi rassegnata, c’è una creatura che spera di trovare il suo posto fuori da lì. E di avere una casa tutta sua.