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Adozioni
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Rocky e Aldo sono due rarità da trovare in canile...ma purtroppo anche loro non sono scampati a questa triste sorte. Rocky è un incrocio con un orsetto! Bello e rotondo è un entusiasta della vita e libera tutta la sua gioia e gratitudine quando ha occasione di uscire fuori in passeggiata. E' più giovane di Aldo, che nonostante abbia più anni non fatica a stare dietro al suo amico, zampettando velocemente per rimanergli accanto. Sono entrambi affetuosi e vivaci, cerchiamo per loro una bella adozione di coppia, perchè l'uno non può stare senza l'altro!
 
Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
Le grandi storie di amicizia, nascono nelle situazioni più difficili. E Rocky e Aldo, sono diventati amici proprio così. Tutti e due in canile. Tutti e due soli, senza più nessuno. E se è vero, quel che diceva Platone, che “il simile è amico al simile”, al canile del Comune, ci sono due amici allegri e pieni di vita, che hanno incontrato nell’altro qualcosa di straordinario. I volontari dell’Impronta, sperano nel miracolo di un’adozione di coppia. L’associazione, presieduta da Elisabetta Spinozzi, s’è innamorata di questi due “pelosi”. Rocky è un po’ più giovane di Aldo: che, grazie a lui, è come fosse ringiovanito. Rocky corre. Aldo gli trotterella dietro. Via con le zampette, nei momenti di libera uscita, quando scatta il turno per la sgambata. «Sono affettuosi e vivaci – spiega Pierandrea Fosella - l’ideale sarebbe un’adozione comune: ormai sono inseparabili».
. Per informazioni sulle adozioni, le due referenti dell’Impronta sono Elisabetta 338 2635117 o Losa 320 1458159. I volontari invitano tutti a portare in canile la biancheria da casa che non viene più utilizzata: perché sta ritornando il freddo, e – con l’umidità e con la pioggia – servono continuamente teli di ricambio. Stinti o lisi, spiegano, vanno benissimo: coperte, asciugamani, lenzuola, scendiletto, tornano ad assumere una nuova vita. Diventano veramente preziosi. Il canile municipale della Spezia è aperto tutti i giorni. Si trova in via del Monte, salendo in direzione di Buonviaggio, facendo attenzione a svoltare verso San Venerio. Dopo qualche curva, una freccia indica la discesa, sulla sinistra.

Rocky e Aldo sono due rarità da trovare in canile...ma purtroppo anche loro non sono scampati a questa triste sorte. Rocky è un incrocio con un orsetto! Bello e rotondo è un entusiasta della vita e libera tutta la sua gioia e gratitudine quando ha occasione di uscire fuori in passeggiata. E' più giovane di Aldo, che nonostante abbia più anni non fatica a stare dietro al suo amico, zampettando velocemente per rimanergli accanto. Sono entrambi affetuosi e vivaci, cerchiamo per loro una bella adozione di coppia, perchè l'uno non può stare senza l'altro!

 

Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Le grandi storie di amicizia, nascono nelle situazioni più difficili. E Rocky e Aldo, sono diventati amici proprio così. Tutti e due in canile. Tutti e due soli, senza più nessuno. E se è vero, quel che diceva Platone, che “il simile è amico al simile”, al canile del Comune, ci sono due amici allegri e pieni di vita, che hanno incontrato nell’altro qualcosa di straordinario. I volontari dell’Impronta, sperano nel miracolo di un’adozione di coppia. L’associazione, presieduta da Elisabetta Spinozzi, s’è innamorata di questi due “pelosi”. Rocky è un po’ più giovane di Aldo: che, grazie a lui, è come fosse ringiovanito. Rocky corre. Aldo gli trotterella dietro. Via con le zampette, nei momenti di libera uscita, quando scatta il turno per la sgambata. «Sono affettuosi e vivaci – spiega Pierandrea Fosella - l’ideale sarebbe un’adozione comune: ormai sono inseparabili».

. Per informazioni sulle adozioni, le due referenti dell’Impronta sono Elisabetta 338 2635117 o Losa 320 1458159. I volontari invitano tutti a portare in canile la biancheria da casa che non viene più utilizzata: perché sta ritornando il freddo, e – con l’umidità e con la pioggia – servono continuamente teli di ricambio. Stinti o lisi, spiegano, vanno benissimo: coperte, asciugamani, lenzuola, scendiletto, tornano ad assumere una nuova vita. Diventano veramente preziosi. Il canile municipale della Spezia è aperto tutti i giorni. Si trova in via del Monte, salendo in direzione di Buonviaggio, facendo attenzione a svoltare verso San Venerio. Dopo qualche curva, una freccia indica la discesa, sulla sinistra.


La storia a lieto di Phoenix,  che non soltanto si è salvato ma ha trovato anche  una splendida adozione.
 
Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
Forse ce la farà: ma non sarà di certo grazie al proprietario, rimasto sconosciuto. Nessuno s’è fatto avanti, per riprendere il giovane setter travolto da un automobilista che l’ha investito e non si è nemmeno fermato. Sono stati dei volontari, a soccorrerlo. Ed è ora l’istituzione pubblica, a farsi carico di tutte le spese, per salvarlo. La buona notizia è che il piccolo è stato operato, e sta combattendo. Tutto il resto, è il solito mesto copione di abbandono, indifferenza, crudeltà. La legge impone di inserire un microchip, per individuare il proprietario di ogni cane: qualcuno che lo curi, e che gli voglia bene. Purtroppo non si può imporre a nessuno, di avere dei sentimenti. EIl giovane setter, era probabilmente recluso in una di quelle baracche in mezzo al nulla, in cui spesso vivono i cani da caccia: portati fuori solo quando serve. Ci sono senz’altro cacciatori che amano il proprio cane. Altri no: se ne servono, e basta. Li tengono in gabbie e baracche: senza dar loro neanche un nome. Il cane era debole, quando l’hanno travolto. Era affetto da una gravissima anemia: le pulci “se lo stavano mangiando vivo”. Forse è scappato, per cercare di sopravvivere. Forse è stato gettato via, perché non sapeva cacciare. Solo che, nella fuga, è stato travolto da un’auto: un’Audi nera, condotta da qualcuno che non si è neanche fermato. I testimoni raccontano che la persona alla guida “non ha neanche rallentato”. Dopo un padrone crudele, il setterino ha incrociato un altro essere umano senza sentimenti. Grazie a chi ha visto, a chi s’è sentito in dovere di fermarsi, e l’ha raccolto, ora sta combattendo per la vita. L’investimento è avvenuto nel territorio di Sarzana: lo sfortunato esemplare, è appoggiato al canile comunale della Spezia. Il piccolo è stato operato, testimonia la direzione del canile, e sta benino. Trauma cranico, fratture, terrore. Dovrà tirar fuori tutta la sua forza, per riprendersi. Per fortuna, ci sono già delle richieste di adozione. Se riuscirà a rialzarsi, avrà finalmente una famiglia, e qualcuno capace di amarlo davvero, e non di usarlo, soltanto, come un oggetto. Sulla pagina del canile del Comune, c’è un appello a portare “traversine o lenzuola usate, utili per la sua degenza”. Vi racconteremo – scrive il canile – come un campione tornerà a rinascere. E chissà che non si riesca anche a dare un nome a chi l’ha abbandonato a sé stesso, senza curarlo prima, e senza farsi avanti poi: la legge prevede, per chi si comporta così male, una condanna penale. E chissà che non si riesca anche a trovare dove teneva il povero setter: dove, forse, stanno rinchiusi altri cani da caccia, infestati di pulci, come lui. Cani che non hanno trovato la forza di fuggire via.

La storia a lieto di Phoenix,  che non soltanto si è salvato ma ha trovato anche  una splendida adozione.

 

Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Forse ce la farà: ma non sarà di certo grazie al proprietario, rimasto sconosciuto. Nessuno s’è fatto avanti, per riprendere il giovane setter travolto da un automobilista che l’ha investito e non si è nemmeno fermato. Sono stati dei volontari, a soccorrerlo. Ed è ora l’istituzione pubblica, a farsi carico di tutte le spese, per salvarlo. La buona notizia è che il piccolo è stato operato, e sta combattendo. Tutto il resto, è il solito mesto copione di abbandono, indifferenza, crudeltà. La legge impone di inserire un microchip, per individuare il proprietario di ogni cane: qualcuno che lo curi, e che gli voglia bene. Purtroppo non si può imporre a nessuno, di avere dei sentimenti. EIl giovane setter, era probabilmente recluso in una di quelle baracche in mezzo al nulla, in cui spesso vivono i cani da caccia: portati fuori solo quando serve. Ci sono senz’altro cacciatori che amano il proprio cane. Altri no: se ne servono, e basta. Li tengono in gabbie e baracche: senza dar loro neanche un nome. Il cane era debole, quando l’hanno travolto. Era affetto da una gravissima anemia: le pulci “se lo stavano mangiando vivo”. Forse è scappato, per cercare di sopravvivere. Forse è stato gettato via, perché non sapeva cacciare. Solo che, nella fuga, è stato travolto da un’auto: un’Audi nera, condotta da qualcuno che non si è neanche fermato. I testimoni raccontano che la persona alla guida “non ha neanche rallentato”. Dopo un padrone crudele, il setterino ha incrociato un altro essere umano senza sentimenti. Grazie a chi ha visto, a chi s’è sentito in dovere di fermarsi, e l’ha raccolto, ora sta combattendo per la vita. L’investimento è avvenuto nel territorio di Sarzana: lo sfortunato esemplare, è appoggiato al canile comunale della Spezia. Il piccolo è stato operato, testimonia la direzione del canile, e sta benino. Trauma cranico, fratture, terrore. Dovrà tirar fuori tutta la sua forza, per riprendersi. Per fortuna, ci sono già delle richieste di adozione. Se riuscirà a rialzarsi, avrà finalmente una famiglia, e qualcuno capace di amarlo davvero, e non di usarlo, soltanto, come un oggetto. Sulla pagina del canile del Comune, c’è un appello a portare “traversine o lenzuola usate, utili per la sua degenza”. Vi racconteremo – scrive il canile – come un campione tornerà a rinascere. E chissà che non si riesca anche a dare un nome a chi l’ha abbandonato a sé stesso, senza curarlo prima, e senza farsi avanti poi: la legge prevede, per chi si comporta così male, una condanna penale. E chissà che non si riesca anche a trovare dove teneva il povero setter: dove, forse, stanno rinchiusi altri cani da caccia, infestati di pulci, come lui. Cani che non hanno trovato la forza di fuggire via.


L'adozione del nostro Nerone in questo articolo della giornalista Sondra Coggio su Il Secolo XIX.
 
Qui sotto lo scritto del post da cui è stato preso spunto:
 
Le giornate di un volontario si alternano tra gioia e dolore, soddisfazione e sconforto, positività e pessimismo cosmico. Oggi...oggi siamo emozionati e felici! E vogliamo condividere con voi questa gioia, l'adozione del nostro Nerone!!!Il nostro amato diversamente cane è andato a casaaaaa!Era un evento quasi impossibile da sperare, perchè per lui ci volevano persone dal cuore veramente grande, che andassero oltre non solo all'età ma soprattutto alle zampine paralizzate e alle difficoltà di movimento...ebbene queste persone esistono!Ambra ed Alessio si sono presentati al banchetto dell'Impronta al Vegetarian Fest, dove hanno conosciuto Nerone e si sono informati sulla gestione di un cane con la sua disabilità. Hanno deciso di adottarlo, di dargli una vita migliore, con carrellino, ruote e tutto!Non dovremo più preoccuparci se c'è Nerone in piazzale per poter passare con altri cani, non ci dovremo più preoccupare che ci sia qualcuno a tenerlo quando entriamo dal cancello del canile con le macchine, non dovremo più stare attenti a non farci falciare le gambe! Ma tutto questo ci mancherà, perchè lui era il primo ad accoglierti correndoti incontro, appena ti vedeva in piazzale abbaiava per avere un pò di grattini ed era diventato la nostra mascotte, amata da tutti...ma ci rinunciamo ben volentieri!! Ora ha la sua famiglia, speciale come lui, che se ne prenderà cura e gli darà la vita che avremmo sempre desiderato potesse vivere...grazie ragazzi!!E buona nuova vita al nostro pezzettino di cuore!

L'adozione del nostro Nerone in questo articolo della giornalista Sondra Coggio su Il Secolo XIX.

 

Qui sotto lo scritto del post da cui è stato preso spunto:

 

Le giornate di un volontario si alternano tra gioia e dolore, soddisfazione e sconforto, positività e pessimismo cosmico. Oggi...oggi siamo emozionati e felici! E vogliamo condividere con voi questa gioia, l'adozione del nostro Nerone!!!
Il nostro amato diversamente cane è andato a casaaaaa!
Era un evento quasi impossibile da sperare, perchè per lui ci volevano persone dal cuore veramente grande, che andassero oltre non solo all'età ma soprattutto alle zampine paralizzate e alle difficoltà di movimento...ebbene queste persone esistono!
Ambra ed Alessio si sono presentati al banchetto dell'Impronta al Vegetarian Fest, dove hanno conosciuto Nerone e si sono informati sulla gestione di un cane con la sua disabilità. Hanno deciso di adottarlo, di dargli una vita migliore, con carrellino, ruote e tutto!
Non dovremo più preoccuparci se c'è Nerone in piazzale per poter passare con altri cani, non ci dovremo più preoccupare che ci sia qualcuno a tenerlo quando entriamo dal cancello del canile con le macchine, non dovremo più stare attenti a non farci falciare le gambe! 
Ma tutto questo ci mancherà, perchè lui era il primo ad accoglierti correndoti incontro, appena ti vedeva in piazzale abbaiava per avere un pò di grattini ed era diventato la nostra mascotte, amata da tutti...ma ci rinunciamo ben volentieri!! Ora ha la sua famiglia, speciale come lui, che se ne prenderà cura e gli darà la vita che avremmo sempre desiderato potesse vivere...grazie ragazzi!!
E buona nuova vita al nostro pezzettino di cuore!


KARMA SUL SECOLO XIX!!La storia di Karma raccontata dalla giornalista Sondra Coggio.
Per agevolare la lettura dell’articolo lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:
Chi l’ha colpita, forse con un calcio, proprio sul musetto, l’ha lasciata tramortita, sulla strada. Un piccolo cencio, ormai senza vita. Lei, però, non intendeva morire. Non era il suo momento, no. E s’è rialzata, a fatica. Trascinandosi fino al ciglio. E nonostante i colpi, fortissimi, alla testa, non ha voluto lasciarsi andare: pur non vedendo quasi più niente, pur non essendo più in grado di alimentarsi. Chi l’ha soccorsa, l’ha chiamata “Karma”: una parola antica, che richiama il senso delle azioni compiute da ogni essere vivente, qualcosa che ha a che fare con il destino, che ciascuno ha. Il suo destino, sembrava segnato. Lei, piccola, nera, due grandi occhi scuri, bordati di giallo, s’è opposta alla morte, con tutte le sue forze. In canile, è arrivata così: fragilissima, incapace di mangiare da sola. Il primo cenno di speranza, c’è stato quando ha afferrato, con le zampine, la siringa della “pappa”, reggendola da sola. Non si sa, quanto i suoi occhi riescano a mettere a fuoco. Non si sa cosa riuscirà a vedere, un domani, quando si sarà completamente ripresa. Il primo miracolo, se l’è costruito da sola: grazie all’aiuto di chi non l’ha lasciata a morire di fame, e di stenti, ai margini della strada. Nella sua gabbietta, accoccolata in un cestino soffice, ora Karma spera in una adozione, in una famiglia, che abbia la pazienza di coccolarla. Viveva, probabilmente, prima, sulla strada: una randagia, abituata a procurarsi il cibo tutto da sola. In queste condizioni, non avrebbe più possibilità di sopravvivere. Il canile comunale della Spezia, è sempre aperto. I volontari dell’associazione L’Impronta sono presenti il martedì, giovedì, venerdì e domenica, dalle 16 alle 19. Il sabato anche dalle 10 alle 12. Per informazioni sulle adozioni dei gatti, le due volontarie referenti dell’Impronta sono Chiara 3477172458 e Paola 3383871826.

KARMA SUL SECOLO XIX!!

La storia di Karma raccontata dalla giornalista Sondra Coggio.



Per agevolare la lettura dell’articolo lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:



Chi l’ha colpita, forse con un calcio, proprio sul musetto, l’ha lasciata tramortita, sulla strada. Un piccolo cencio, ormai senza vita. Lei, però, non intendeva morire. Non era il suo momento, no. E s’è rialzata, a fatica. Trascinandosi fino al ciglio. E nonostante i colpi, fortissimi, alla testa, non ha voluto lasciarsi andare: pur non vedendo quasi più niente, pur non essendo più in grado di alimentarsi. Chi l’ha soccorsa, l’ha chiamata “Karma”: una parola antica, che richiama il senso delle azioni compiute da ogni essere vivente, qualcosa che ha a che fare con il destino, che ciascuno ha. Il suo destino, sembrava segnato. Lei, piccola, nera, due grandi occhi scuri, bordati di giallo, s’è opposta alla morte, con tutte le sue forze. In canile, è arrivata così: fragilissima, incapace di mangiare da sola. Il primo cenno di speranza, c’è stato quando ha afferrato, con le zampine, la siringa della “pappa”, reggendola da sola. Non si sa, quanto i suoi occhi riescano a mettere a fuoco. Non si sa cosa riuscirà a vedere, un domani, quando si sarà completamente ripresa. Il primo miracolo, se l’è costruito da sola: grazie all’aiuto di chi non l’ha lasciata a morire di fame, e di stenti, ai margini della strada. Nella sua gabbietta, accoccolata in un cestino soffice, ora Karma spera in una adozione, in una famiglia, che abbia la pazienza di coccolarla. Viveva, probabilmente, prima, sulla strada: una randagia, abituata a procurarsi il cibo tutto da sola. In queste condizioni, non avrebbe più possibilità di sopravvivere. Il canile comunale della Spezia, è sempre aperto. I volontari dell’associazione L’Impronta sono presenti il martedì, giovedì, venerdì e domenica, dalle 16 alle 19. Il sabato anche dalle 10 alle 12. Per informazioni sulle adozioni dei gatti, le due volontarie referenti dell’Impronta sono Chiara 3477172458 e Paola 3383871826.


LA STORIA DI MINNIE SUL SECOLO XIX!!In questo articolo si racconta la storia di Minnie, la gatta senza coda, lei vi aspetta al canile municipale della Spezia.
Per agevolare la lettura dell’articolo lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:
Se anche potesse parlare, probabilmente non lo racconterebbe mai, com’è che ha perso la coda. Perché i gatti sono così: inafferrabili. E Minnie, piccola tigre in miniatura, è senz’altro magica. Proprio come ritenevano gli antichi Egizi. Magrina, stanca, molto provata: ma giovane. E piena di vita. Così è arrivata al canile del Comune. Sulla sua storia, si sa pochissimo. Praticamente niente. Occhi verdi, intensi, pelliccia bianca e nera, linguetta rosa: e niente coda. Minnie l’aveva, probabilmente, quando è nata: non come certi felini selezionati apposta, per ragioni estetiche, con qualcosa che assomiglia ad un tronchetto, o come i gatti dell’isola di Man, che nascono senza, o con una coda minuscola, per una mutazione della colonna vertebrale. La leggenda, vuole che il gatto dell’isola di Man sia arrivato tardi, sull’Arca di Noè: e la coda sia rimasta chiusa nelle porte, che si chiudevano. La verità, sta ovviamente in ragioni genetiche, ben diverse: ma la storia dell'Arca, è più affascinante. In quanto a Minnie, non si sa. Forse, la coda l’ha perduta sul campo, quando era randagia. O forse, le è stata amputata, se un tempo viveva in famiglia. Può succedere. E non interferisce, con la vita del gatto. L’unica certezza, è che Minnie cerca casa. E soffre, in canile: perché gli spazi a disposizione, per i gatti, sono davvero ristretti, tanto che ce ne sono proprio pochi. Purtroppo, l’ipotesi di creare un gattile, è sempre rimasta sospesa, irrealizzata: e per agevolare i pochi gatti presenti, si cerca un’adozione veloce. La gatta senza coda, ci spera. E aspetta. Il canile comunale della Spezia, è sempre aperto. I volontari dell’associazione L’Impronta sono presenti in appoggio, il martedì, giovedì, venerdì e domenica, dalle 16 alle 19. Il sabato anche dalle 10 alle 12. Per informazioni sulle adozioni dei gatti, le due volontarie referenti dell’Impronta sono Chiara 3477172458 e Paola 3383871826.

LA STORIA DI MINNIE SUL SECOLO XIX!!

In questo articolo si racconta la storia di Minnie, la gatta senza coda, lei vi aspetta al canile municipale della Spezia.



Per agevolare la lettura dell’articolo lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:



Se anche potesse parlare, probabilmente non lo racconterebbe mai, com’è che ha perso la coda. Perché i gatti sono così: inafferrabili. E Minnie, piccola tigre in miniatura, è senz’altro magica. Proprio come ritenevano gli antichi Egizi. Magrina, stanca, molto provata: ma giovane. E piena di vita. Così è arrivata al canile del Comune. Sulla sua storia, si sa pochissimo. Praticamente niente. Occhi verdi, intensi, pelliccia bianca e nera, linguetta rosa: e niente coda. Minnie l’aveva, probabilmente, quando è nata: non come certi felini selezionati apposta, per ragioni estetiche, con qualcosa che assomiglia ad un tronchetto, o come i gatti dell’isola di Man, che nascono senza, o con una coda minuscola, per una mutazione della colonna vertebrale. La leggenda, vuole che il gatto dell’isola di Man sia arrivato tardi, sull’Arca di Noè: e la coda sia rimasta chiusa nelle porte, che si chiudevano. La verità, sta ovviamente in ragioni genetiche, ben diverse: ma la storia dell'Arca, è più affascinante. In quanto a Minnie, non si sa. Forse, la coda l’ha perduta sul campo, quando era randagia. O forse, le è stata amputata, se un tempo viveva in famiglia. Può succedere. E non interferisce, con la vita del gatto. L’unica certezza, è che Minnie cerca casa. E soffre, in canile: perché gli spazi a disposizione, per i gatti, sono davvero ristretti, tanto che ce ne sono proprio pochi. Purtroppo, l’ipotesi di creare un gattile, è sempre rimasta sospesa, irrealizzata: e per agevolare i pochi gatti presenti, si cerca un’adozione veloce. La gatta senza coda, ci spera. E aspetta. Il canile comunale della Spezia, è sempre aperto. I volontari dell’associazione L’Impronta sono presenti in appoggio, il martedì, giovedì, venerdì e domenica, dalle 16 alle 19. Il sabato anche dalle 10 alle 12. Per informazioni sulle adozioni dei gatti, le due volontarie referenti dell’Impronta sono Chiara 3477172458 e Paola 3383871826.


Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
ANTICHI miti, ma anche moderne ricerche scientifiche, attribuiscono ai gatti poteri “magici”, di guarigione e di trasformazione. Un inchiesta spezzina, si sta occupando di qualcosa di simile, ma sotto un profilo molto diverso. Una storia di gatti che risultano esistere, sulla carta: ma, di fatto, non ci sono.Il Comune della Spezia non ha un gattile, ma solo poche gabbiette per gatti, sistemate in un paio di stanze: ricavate nei locali di servizio del canile pubblico, a San Venerio. Tuttavia, nelle fatture mensili, liquidate al gestore della struttura, viene indicata la “presenza” di decine e decine di gatti. C’è scritto, materialmente, “gatti presenti in canile”. Una media tra i 50 e i 60 esemplari felini. E la guardia di finanza, adesso, ha deciso di passare ai raggi “X” tutta la documentazione contabile. Non è dato sapere se si tratti di un nuovo filone dell’indagine- articolata- avviata dalla Procura della Repubblica già alla fine dello scorso anno. Certo è che i riflettori dell’autorità giudiziaria sono puntati da mesi, sulla struttura di via del Monte.Ci sono state interrogazioni in Regione relativamente alla ricomparsa del fenomeno delle cucciolate, trovate improvvisamente in strada, e di virus che parevano sconfitti sul territorio, come la parvovirosi, inaspettatamente riapparsa. C’è stata anche un impennata del numero di cani rinvenuti senza microchip: impossibili da tracciare. Dopo di che, è stata accertata la presenza di cani siciliani, all’interno della struttura comunale: cani “non noti all’anagrafe canina, come ha confermato dalla stessa sanità animale della ASL 5, che ha messo nero su bianco di aver attivato “provvedimenti”, ed “un controllo visivo su tutti i cani, con relativa identificazione”. In sostanza, è emerso il sospetto che Spezia sia finito nel giro dei traffici di cani, che qualcuno movimenta dal sud, facendolo riapparire altrove. Ipotesi preoccupanti, al centro anche di una recente interrogazione parlamentare.Legambiente nazionale, in questo contesto, ha dato mandato all’avvocato Valentina Antonini di seguire la questione e di verificare, attraverso la sua attività professionale, la fondatezza dei dubbi. Punti fermi, fin qui, ne sono stati tracciati: fra i cani spezzini, in canile, sono spuntati veramente cani di altre regioni.Come siano arrivati, chi li abbia inseriti, e perché non risultassero sui registri, dovrà stabilirlo l’autorità giudiziaria. A fronte della presenza dei cani “clandestini”, fisicamente presenti ma mai registrati, è spuntato ora il caso dei “gatti fantasma”: che nessuno ha mai visto.Materialmente, non esistono proprio le condizioni per ospitare una sessantina di gatti, in canile, ma nelle fatture si parla di gatti presenti nella struttura, con tanto di nulla osta di verifica, mese dopo mese, da parte del comune. La struttura è pubblica, affidata in gestione ad Animalcoop, attraverso bando: le fatture, prima di essere saldate, vengono vistate di dirigenti e di funzionari.Dove siano i sessanta gatti, non si sa. Ne si può ipotizzare che esista una qualche famiglia di felini randagi nel bosco. Alla sanità veterinaria non risulta esistere alcuna colonia felina. Peraltro, nel caso, andrebbe censita, con opportune sterilizzazioni: e sostenuta con fondi mirati. Un altro nodo, in una matassa già ingarbugliata.

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ANTICHI miti, ma anche moderne ricerche scientifiche, attribuiscono ai gatti poteri “magici”, di guarigione e di trasformazione. Un inchiesta spezzina, si sta occupando di qualcosa di simile, ma sotto un profilo molto diverso. Una storia di gatti che risultano esistere, sulla carta: ma, di fatto, non ci sono.
Il Comune della Spezia non ha un gattile, ma solo poche gabbiette per gatti, sistemate in un paio di stanze: ricavate nei locali di servizio del canile pubblico, a San Venerio. Tuttavia, nelle fatture mensili, liquidate al gestore della struttura, viene indicata la “presenza” di decine e decine di gatti. C’è scritto, materialmente, “gatti presenti in canile”. Una media tra i 50 e i 60 esemplari felini. E la guardia di finanza, adesso, ha deciso di passare ai raggi “X” tutta la documentazione contabile. Non è dato sapere se si tratti di un nuovo filone dell’indagine- articolata- avviata dalla Procura della Repubblica già alla fine dello scorso anno. Certo è che i riflettori dell’autorità giudiziaria sono puntati da mesi, sulla struttura di via del Monte.
Ci sono state interrogazioni in Regione relativamente alla ricomparsa del fenomeno delle cucciolate, trovate improvvisamente in strada, e di virus che parevano sconfitti sul territorio, come la parvovirosi, inaspettatamente riapparsa. C’è stata anche un impennata del numero di cani rinvenuti senza microchip: impossibili da tracciare. Dopo di che, è stata accertata la presenza di cani siciliani, all’interno della struttura comunale: cani “non noti all’anagrafe canina, come ha confermato dalla stessa sanità animale della ASL 5, che ha messo nero su bianco di aver attivato “provvedimenti”, ed “un controllo visivo su tutti i cani, con relativa identificazione”. In sostanza, è emerso il sospetto che Spezia sia finito nel giro dei traffici di cani, che qualcuno movimenta dal sud, facendolo riapparire altrove. Ipotesi preoccupanti, al centro anche di una recente interrogazione parlamentare.
Legambiente nazionale, in questo contesto, ha dato mandato all’avvocato Valentina Antonini di seguire la questione e di verificare, attraverso la sua attività professionale, la fondatezza dei dubbi. Punti fermi, fin qui, ne sono stati tracciati: fra i cani spezzini, in canile, sono spuntati veramente cani di altre regioni.
Come siano arrivati, chi li abbia inseriti, e perché non risultassero sui registri, dovrà stabilirlo l’autorità giudiziaria. A fronte della presenza dei cani “clandestini”, fisicamente presenti ma mai registrati, è spuntato ora il caso dei “gatti fantasma”: che nessuno ha mai visto.
Materialmente, non esistono proprio le condizioni per ospitare una sessantina di gatti, in canile, ma nelle fatture si parla di gatti presenti nella struttura, con tanto di nulla osta di verifica, mese dopo mese, da parte del comune. La struttura è pubblica, affidata in gestione ad Animalcoop, attraverso bando: le fatture, prima di essere saldate, vengono vistate di dirigenti e di funzionari.
Dove siano i sessanta gatti, non si sa. Ne si può ipotizzare che esista una qualche famiglia di felini randagi nel bosco. Alla sanità veterinaria non risulta esistere alcuna colonia felina. Peraltro, nel caso, andrebbe censita, con opportune sterilizzazioni: e sostenuta con fondi mirati. Un altro nodo, in una matassa già ingarbugliata.


TOBIA 16 ANNI .......

TOBIA 16 ANNI ......."UN PO' CIECO ED UN PO' SORDO"!!!!

Tobia, Mariagrazia e suo marito si sono incontrati ad un banchetto de L'Impronta in Piazza Beverini a Dicembre 2016 e Tobia aveva già 15 anni (adesso 16) ed era già "un po' cieco ed un po' sordo".
Noi volontari ci ricorderemo per sempre le sue parole quando, poco dopo averlo conosciuto con suo marito, decidettero di adottarlo "non lo vogliamo far morire da solo in una gabbia del canile".
Se ci fossero più persone così il mondo sarebbe un posto migliore in cui vivere.

ADOTTARE UN CANE ANZIANO RENDE PERSONE MIGLIORI!!

L'articolo che riportiamo qui sotto è stato scritto dalla giornalista Sondra Coggio sul Secolo XIX circa un mese dopo l'adozione di Tobia e vale proprio la pena leggerlo........


Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto integralmente il contenuto dell'articolo:

 

“Ha 15 anni. Un po’ cieco un po’ sordo. I denti sono quelli che sono. E non si può operare , a questa età. Però è felice adesso . E a noi va bene cosi…” Ci vuole un animo sensibile per adottare un cane anziano.
A Tobia è capitata la fortuna di essere adottato. E dalla cella è passato al suo lettino, in una casa con il giardino. E gli è stato consentito anche il privilegio di arrampicarsi sul letto, quando vuol fare un riposino extra. Proprio il sogno di ogni cane.
“Ci abbiamo pensato un po’, io e mio marito, perché abbiamo già adottato un a cagnolina che ha dei problemi - confida Maria Grazia, la signora che ha preso Tobia- ma poi abbiamo voluto dargli questa opportunità . E’ un bravo cane. E’ dolce. L’unica debolezza che ha, è per il cibo. Quando inizio a prepararne , lui comincia ad abbaiare…”
Tobia ama la sua pappa. La ama tanto. Mangerebbe tutto il giorno. Ad una certa età, con un bel fisico snello, non resiste alla tentazione di un manicaretto. E la nuova quiete della famiglia lo sta viziando già tanto. “Si trova molto bene -confidano in casa- e si è perfettamente ambientato anche con l’altra cagnolina, che ha una storia molto particolare, ed è letteralmente terrorizzata. L’abbiamo presa al canile, perché aveva paura anche della sua ombra. Qualcosa, di quel terrore, le è rimasto dentro, e ancora adesso non vuole mai stare da sola.”
La piccola ha indirizzato tutto il suo affetto ai due “umani” che l’hanno liberata dalla sua gabbia.
In particolare si è affezionata tantissimo al padrone di casa: “A mio marito ho detto che ormai dobbiamo allargare di nuovo il nostro rapporto di coppia , è diventato un menage a trois” scherza la moglie divertita.
Un gesto di grande generosità quello di scegliere due cani che nessun altro avrebbe portato a casa: “Si cercano i cuccioli , in genere per adottarli, ma non è un atteggiamento condivisibile -osserva la padrona di Tobia- in particolare quando non si è più giovani, non ha senso scegliere un cagnolino appena nato. Il percorso di vita di un cane , è senz’altro molto ridotto, rispetto a quelle di una persona: ma chi è avanti con gli anni, non può pensare di arrivare all’eternità. Meglio orientarsi su un cane adulto , che peraltro può dare ancora più affetto, rispetto ad un piccolo, perché denso di riconoscenza.


NATALIE E GIANNI SUL SECOLO XIX!!
Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto integralmente il contenuto dell'articolo:
Terrorizzati da tutto e da tutti: con una strada tutta in salita, davanti, per poter ritrovare la fiducia nel mondo. Potessero parlare, chissà cosa racconterebbero, molti dei cani ospitati al canile di San Venerio: in attesa di un’adozione. Ci sono cani che reagiscono alla prigionia mostrando il meglio di sé: allegri, coccoloni. Altri no. Non ce la fanno. Restano accoccolati in silenzio, in un angolo, e non riescono a trovare la forza di avvicinarsi alle sbarre della gabbia: tantomeno quando passa chi sta cercando un cagnolino da adottare. Così, restano lì. Come Natalie: che inizia solo ora ad accettare qualche carezza. Con gli altri cani, non ha problemi. Con le persone, sì. Uno spinone, almeno a colpo d’occhio: che nasconde nei suoi occhi dolci, chissà quali esperienze di maltrattamento. O Gianni, il segugio: arrivato pelle ed ossa, senza la voglia di nutrirsi, e di lasciarsi avvicinare. Mite, sì: ma spaventato a morte. Picchiato, forse, o tenuto rinchiuso, al buio, senza mai uscire fuori. E poi, gettato via. Tutto, lo spaventa: e solo con pochi volontari, come Lara, si lascia abbracciare, e coccolare. Ogni ombra, ogni rumore, ogni gesto improvviso, lo spinge a tremare: conseguenza di qualcosa che ha vissuto, chissà quando, nel suo passato. Eppure, con tanta pazienza, Natalie e Gianni troveranno un’adozione: proprio come tanti altri cani, che aspettano una famiglia. Il canile del Comune è sempre aperto, risponde ai numeri 0187 982975 328 5870006. I volontari dell’associazione L’Impronta, ci sono il martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica, dalle 16 alle 19, il sabato anche dalle 10 alle 12. Per informazioni sulle adozioni, le referenti dell’Impronta sono Elisabetta 338 2635117 e Losa 320 1458159. Nell'ultimo anno, sono stati dati in adozione tantissimi cani, anche anziani, e fragili. Le gabbie, però, sono purtroppo ancora affollate: perché si sterilizza poco, e c'è chi abbandona intere cucciolate.

NATALIE E GIANNI SUL SECOLO XIX!!



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Terrorizzati da tutto e da tutti: con una strada tutta in salita, davanti, per poter ritrovare la fiducia nel mondo. Potessero parlare, chissà cosa racconterebbero, molti dei cani ospitati al canile di San Venerio: in attesa di un’adozione. Ci sono cani che reagiscono alla prigionia mostrando il meglio di sé: allegri, coccoloni. Altri no. Non ce la fanno. Restano accoccolati in silenzio, in un angolo, e non riescono a trovare la forza di avvicinarsi alle sbarre della gabbia: tantomeno quando passa chi sta cercando un cagnolino da adottare. Così, restano lì. Come Natalie: che inizia solo ora ad accettare qualche carezza. Con gli altri cani, non ha problemi. Con le persone, sì. Uno spinone, almeno a colpo d’occhio: che nasconde nei suoi occhi dolci, chissà quali esperienze di maltrattamento. O Gianni, il segugio: arrivato pelle ed ossa, senza la voglia di nutrirsi, e di lasciarsi avvicinare. Mite, sì: ma spaventato a morte. Picchiato, forse, o tenuto rinchiuso, al buio, senza mai uscire fuori. E poi, gettato via. Tutto, lo spaventa: e solo con pochi volontari, come Lara, si lascia abbracciare, e coccolare. Ogni ombra, ogni rumore, ogni gesto improvviso, lo spinge a tremare: conseguenza di qualcosa che ha vissuto, chissà quando, nel suo passato. Eppure, con tanta pazienza, Natalie e Gianni troveranno un’adozione: proprio come tanti altri cani, che aspettano una famiglia. Il canile del Comune è sempre aperto, risponde ai numeri 0187 982975 328 5870006. I volontari dell’associazione L’Impronta, ci sono il martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica, dalle 16 alle 19, il sabato anche dalle 10 alle 12. Per informazioni sulle adozioni, le referenti dell’Impronta sono Elisabetta 338 2635117 e Losa 320 1458159. Nell'ultimo anno, sono stati dati in adozione tantissimi cani, anche anziani, e fragili. Le gabbie, però, sono purtroppo ancora affollate: perché si sterilizza poco, e c'è chi abbandona intere cucciolate.


Il nostro presidio contro la fiera degli uccelli a Sarzana e contro l'uso dei richiami vivi sulle pagine de Il Secolo XIX.
 
 
Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
IL PRESIDIO degli animalisti ampiamente annunciato e organizzato dalle associazioni Animalisti Italiani, Beta, Cittadini Consapevoli, Lav, Lipu, L'impronta Volontari Indipendenti Canile, Legambiente e Sos Randagi si è materializzato di prima mattina in via Cadorna, una delle strade dedicate alla Fiera degli Uccelli di Sarzana con una rappresentazione-choc della situazione dal loro punto di vista. Ecco dunque la grande gabbia con un figurante attivista-animalista all'interno e il cartello con la scritta inequivocabile: «Vorresti essere al suo posto? Gli uccelli destinati a “richiami vivi”, nascono, vivono e muoiono in una gabbia delle dimensioni di 25 cm di larghezza e di 30 di altezza. Vivono prigionieri di un’esistenza che non è vita, in gabbie anguste, nella pe­nombra di uno scantinato sono sottoposti a muta artificiale indotti a credere che la stagione dell’amore coincida con la stagione venatoria e che la primavera sia l’autunno, e, appesi in gabbia, chiamano involontariamente alla morte i propri fratelli».
Cacciatori, allevatori di cani da caccia e di uccelli da richiamo si sono giocoforza trovati a confronto, tra quanti, e le doppiette sono circa 3 mila in provincia della Spezia, difendono il diritto di andare a caccia e fare l’allevatore, nel rispetto degli animali e della natura, e chi invece della fiera non vuole più saperne, e chiede con forza che venga abolita, tanto che www.charge.org è stata rag­giunta quota 4 mila firme nella petizione di cui è destinatario il sindaco Alessio Cavarra, e che vuole l’abolizione della manifestazione. Nessuna polemica feroce, solo un pacato testa a testa sul tema che ogni anno crea comunque un forte dibattito tra chi è a favore o contro certe pratiche. Dibattito al termine del quale Federcaccia e animalisti, continuano a pensarla in modo opposto.

Il nostro presidio contro la fiera degli uccelli a Sarzana e contro l'uso dei richiami vivi sulle pagine de Il Secolo XIX.

 

 

Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

IL PRESIDIO degli animalisti ampiamente annunciato e organizzato dalle associazioni Animalisti Italiani, Beta, Cittadini Consapevoli, Lav, Lipu, L'impronta Volontari Indipendenti Canile, Legambiente e Sos Randagi si è materializzato di prima mattina in via Cadorna, una delle strade dedicate alla Fiera degli Uccelli di Sarzana con una rappresentazione-choc della situazione dal loro punto di vista. Ecco dunque la grande gabbia con un figurante attivista-animalista all'interno e il cartello con la scritta inequivocabile: «Vorresti essere al suo posto? Gli uccelli destinati a “richiami vivi”, nascono, vivono e muoiono in una gabbia delle dimensioni di 25 cm di larghezza e di 30 di altezza. Vivono prigionieri di un’esistenza che non è vita, in gabbie anguste, nella pe­nombra di uno scantinato sono sottoposti a muta artificiale indotti a credere che la stagione dell’amore coincida con la stagione venatoria e che la primavera sia l’autunno, e, appesi in gabbia, chiamano involontariamente alla morte i propri fratelli».
Cacciatori, allevatori di cani da caccia e di uccelli da richiamo si sono giocoforza trovati a confronto, tra quanti, e le doppiette sono circa 3 mila in provincia della Spezia, difendono il diritto di andare a caccia e fare l’allevatore, nel rispetto degli animali e della natura, e chi invece della fiera non vuole più saperne, e chiede con forza che venga abolita, tanto che www.charge.org è stata rag­giunta quota 4 mila firme nella petizione di cui è destinatario il sindaco Alessio Cavarra, e che vuole l’abolizione della manifestazione. Nessuna polemica feroce, solo un pacato testa a testa sul tema che ogni anno crea comunque un forte dibattito tra chi è a favore o contro certe pratiche. Dibattito al termine del quale Federcaccia e animalisti, continuano a pensarla in modo opposto.

Articolo del giornalista Alessandro Grasso Peroni sul nostro banchetto informativo alla fiera degli uccelli a Sarzana contro l'uso e la vendita dei richiami vivi.
 
Qui sotto alcune nostre considerazioni su questa barbara tradizione:
 
Questo weekend a Sarzana si terrà la fiera degli uccelli. Già... in concomitanza con il Festival della Mente.Che strana, assurda, contraddittoria scelta. Da una parte nutriamo la mente di sapere, conferenze di storia per ricordarci che l'uomo si evolve, conferenze di psicoanalisi (peraltro già da giorni con i posti esauriti) per sviscerare il nostro 'se' e ricondurlo alle emotività sopite, spettacoli d'arte per ricordarci che la forza della vita si ritrova nella bellezza dell'incanto e dall'altra mercimonio di esseri senzienti. In una civiltà che a fatica ma con perseveranza, si evolve verso un sentire empatico, ancora alcuni, preda di cecità e non conoscenza, si dilettano nel mortificare piccoli esseri indifesi.Se ci chiedessero di raffigurare la libertà in un animale, disegneremo un uccello, tutti indistintamente. Eppure lo chiudiamo in una gabbia microscopica, al buio, lo deviamo a cantare a comando, lo priviamo della sua essenza stessa, la natura! E' come chiedere una risata ad un bimbo mentre lo verghiamo sulle dita, come chiedere un gemito di piacere ad una donna mentre la si stupra, come chiedere a chicchessia un canto lieve mentre sferriamo un pugno nello stomaco. Perversioni, solo perversioni. Aberranti perversioni di chi cela la propria debolezza dietro una turgida doppietta.Tutto questo deve assolutamente cambiare! Domenica ci saremo anche noi, pacatamente e pacificamente, per fare informazione e toccare le vostre coscienze.Tutti uniti come sempre e sempre più forti, le associazioni L'Impronta, Lipu, Legambiente, Beta, SOS Randagi, LAV, Animalisti Italiani vi aspettano. Unitevi a questa nostra silenziosa e pacifica presenza, fate vedere il vostro dissenso.Si informa fin da ora che qualsiasi atteggiamento non consono all'educazione ed al rispetto del prossimo, chiunque esso sia, verrà bandito e nel caso, verrà richiesto l'allontanamento delle persone attrici, dal resto dei volontari presenti.

Articolo del giornalista Alessandro Grasso Peroni sul nostro banchetto informativo alla fiera degli uccelli a Sarzana contro l'uso e la vendita dei richiami vivi.

 

Qui sotto alcune nostre considerazioni su questa barbara tradizione:

 

Questo weekend a Sarzana si terrà la fiera degli uccelli. Già... in concomitanza con il Festival della Mente.
Che strana, assurda, contraddittoria scelta. Da una parte nutriamo la mente di sapere, conferenze di storia per ricordarci che l'uomo si evolve, conferenze di psicoanalisi (peraltro già da giorni con i posti esauriti) per sviscerare il nostro 'se' e ricondurlo alle emotività sopite, spettacoli d'arte per ricordarci che la forza della vita si ritrova nella bellezza dell'incanto e dall'altra mercimonio di esseri senzienti. In una civiltà che a fatica ma con perseveranza, si evolve verso un sentire empatico, ancora alcuni, preda di cecità e non conoscenza, si dilettano nel mortificare piccoli esseri indifesi.
Se ci chiedessero di raffigurare la libertà in un animale, disegneremo un uccello, tutti indistintamente. Eppure lo chiudiamo in una gabbia microscopica, al buio, lo deviamo a cantare a comando, lo priviamo della sua essenza stessa, la natura! E' come chiedere una risata ad un bimbo mentre lo verghiamo sulle dita, come chiedere un gemito di piacere ad una donna mentre la si stupra, come chiedere a chicchessia un canto lieve mentre sferriamo un pugno nello stomaco. Perversioni, solo perversioni. Aberranti perversioni di chi cela la propria debolezza dietro una turgida doppietta.
Tutto questo deve assolutamente cambiare! Domenica ci saremo anche noi, pacatamente e pacificamente, per fare informazione e toccare le vostre coscienze.

Tutti uniti come sempre e sempre più forti, le associazioni L'Impronta, Lipu, Legambiente, Beta, SOS Randagi, LAV, Animalisti Italiani vi aspettano. Unitevi a questa nostra silenziosa e pacifica presenza, fate vedere il vostro dissenso.
Si informa fin da ora che qualsiasi atteggiamento non consono all'educazione ed al rispetto del prossimo, chiunque esso sia, verrà bandito e nel caso, verrà richiesto l'allontanamento delle persone attrici, dal resto dei volontari presenti.


La storia del gabbiano Malu' su Il Secolo XIX.
 
Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:
 
La cagnolina abbaia, festosa. Il gatto, Rosso, dondola tranquillo in guardino. Più sotto, c'è Bigio, che sonnecchia. E lì accanto, c’è Malu, il gabbiano con un’ala sola. Ed ecco arrivare, in volo, la tortorella, sua amica: pronta a dividere la bacinella d’acqua. Tutti insieme, appassionatamente, condividono la quiete di una bella villetta, vista mare. «Abbiamo messo la rete, perché Malu non ha ancora capito di avere un’ala sola – confida la proprietaria di casa – e ogni tanto prova a volare. Non vorrei si spezzasse una zampetta…». La convivenza fra gabbiano, cane, gatti, e tortorella, sembra perfetta. «Mio figlio – racconta – l’ha trovato alla marina, con un’ala sotto le zampe. Non era possibile salvarla. Il veterinario Carlo Andreoni l’ha operato. Era vivo, sì, ma senza un'ala: ci ha chiesto cosa intendessimo fare. Sopprimerlo o adottarlo. L'abbiamo portato a casa». Un po' di perplessità, c'era: «Tutte quelle voci sulla presunta aggressività...». Malu, invece, è stato buonissimo, da subito. Riconoscente. E si è integrato benissimo. «Avevo pensato di metterlo in una sorta di voliera, non è stato necessario: adora la compagnia degli altri animali». Simpatico. Quando arrivano ospiti a casa, il primo che salutano è lui. «Non è mai stato aggressivo, è come un gatto – spiega divertita – e tiene d’occhio il giardino: si diverte un mondo, a farsi il bagno. Gironzola, e va d’accordo con tutti». Lo spazio c’è: verde, piante. «Serve davvero pochissimo – racconta – per nutrire tutti: quel che avanza, dal pranzo. Non produco più organico…». Mai, prima, avrebbe pensato di inserire un gabbiano disabile nel suo terreno: «Qui ci sono tante tortore, scendono a fare il bagno con lui – confida – e Malu non dice niente. Non sa di essere un gabbiano». All’ora del pranzo, c’è un vassoio che va bene per tutti: e tutti, uno alla volta, si accomodano, e si servono. «Poi si mettono al sole, lo sguardo al mare – racconta – e stanno insieme così, anche quando restano da soli. Quando ritorno, vengono tutti ad accogliermi, appena sentono la macchina: e controllano cosa ho portato di buono». Malu adora la pizzetta, che la sua “umana” acquista apposta: si mette in coda, e aspetta il suo turno. Pierandrea Fosella, il volontario spezzino che ha lanciato la campagna di adozione dei gabbiani disabili, è commosso: «Ne abbiamo già dati diversi, in adozione, evitando la soppressione – racconta – e contiamo di darne ancora: non avendo un centro di recupero, la speranza di salvezza dei gabbiani feriti è solo l’adozione. Chi guarisce, decide in autonomia quando riprendere il volo, e partire». Malu non ripartirà, ma ha trovato il suo paradiso in terra: il cielo, lo osserva, dal giardino. Del tutto felice di essere vivo.

La storia del gabbiano Malu' su Il Secolo XIX.

 

Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:

 

La cagnolina abbaia, festosa. Il gatto, Rosso, dondola tranquillo in guardino. Più sotto, c'è Bigio, che sonnecchia. E lì accanto, c’è Malu, il gabbiano con un’ala sola. Ed ecco arrivare, in volo, la tortorella, sua amica: pronta a dividere la bacinella d’acqua. Tutti insieme, appassionatamente, condividono la quiete di una bella villetta, vista mare. «Abbiamo messo la rete, perché Malu non ha ancora capito di avere un’ala sola – confida la proprietaria di casa – e ogni tanto prova a volare. Non vorrei si spezzasse una zampetta…». La convivenza fra gabbiano, cane, gatti, e tortorella, sembra perfetta. «Mio figlio – racconta – l’ha trovato alla marina, con un’ala sotto le zampe. Non era possibile salvarla. Il veterinario Carlo Andreoni l’ha operato. Era vivo, sì, ma senza un'ala: ci ha chiesto cosa intendessimo fare. Sopprimerlo o adottarlo. L'abbiamo portato a casa». Un po' di perplessità, c'era: «Tutte quelle voci sulla presunta aggressività...». Malu, invece, è stato buonissimo, da subito. Riconoscente. E si è integrato benissimo. «Avevo pensato di metterlo in una sorta di voliera, non è stato necessario: adora la compagnia degli altri animali». Simpatico. Quando arrivano ospiti a casa, il primo che salutano è lui. «Non è mai stato aggressivo, è come un gatto – spiega divertita – e tiene d’occhio il giardino: si diverte un mondo, a farsi il bagno. Gironzola, e va d’accordo con tutti». Lo spazio c’è: verde, piante. «Serve davvero pochissimo – racconta – per nutrire tutti: quel che avanza, dal pranzo. Non produco più organico…». Mai, prima, avrebbe pensato di inserire un gabbiano disabile nel suo terreno: «Qui ci sono tante tortore, scendono a fare il bagno con lui – confida – e Malu non dice niente. Non sa di essere un gabbiano». All’ora del pranzo, c’è un vassoio che va bene per tutti: e tutti, uno alla volta, si accomodano, e si servono. «Poi si mettono al sole, lo sguardo al mare – racconta – e stanno insieme così, anche quando restano da soli. Quando ritorno, vengono tutti ad accogliermi, appena sentono la macchina: e controllano cosa ho portato di buono». Malu adora la pizzetta, che la sua “umana” acquista apposta: si mette in coda, e aspetta il suo turno. Pierandrea Fosella, il volontario spezzino che ha lanciato la campagna di adozione dei gabbiani disabili, è commosso: «Ne abbiamo già dati diversi, in adozione, evitando la soppressione – racconta – e contiamo di darne ancora: non avendo un centro di recupero, la speranza di salvezza dei gabbiani feriti è solo l’adozione. Chi guarisce, decide in autonomia quando riprendere il volo, e partire». Malu non ripartirà, ma ha trovato il suo paradiso in terra: il cielo, lo osserva, dal giardino. Del tutto felice di essere vivo.


DAVIDE E BIONDO.......UN COLPO DI FULMINE!!!In questo articolo di Sondra Coggio sul Secolo XIX si racconta l'incontro, nel canile municipale della nostra città, tra Davide un ragazzo meraviglioso con una sensibilità fuori dal comune ed il

DAVIDE E BIONDO.......UN COLPO DI FULMINE!!!

In questo articolo di Sondra Coggio sul Secolo XIX si racconta l'incontro, nel canile municipale della nostra città, tra Davide un ragazzo meraviglioso con una sensibilità fuori dal comune ed il "nostro" Biondino. La prima volta che li abbiamo visti in passeggiata assieme abbiamo capito subito che erano fatti l'uno per l'altro e aspettavano soltanto che il destino li facesse incontrare.
E ricordate che adottare cani anziani rende persone migliori.



Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto integralmente il contenuto dell'articolo:



Quando l'hanno lasciato in canile, rotondetto e dolce, era sereno: per mesi, ha aspettato che il padrone tornasse. E quando ha capito che no, non sarebbe tornato più, s’è ammalato di tristezza. Sempre più magro, ha iniziato a tremare: crisi epilettiche, dovute allo stress. Il dolore dell’abbandono era troppo, per lui. Non riusciva a sopportarlo. E nessuno lo adottava. Così, Biondo è rimasto in cella quattro anni. Finché un ragazzo, in visita al canile, l’ha visto: e ha chiesto il suo nome. E non s’è scoraggiato, quando gli hanno detto che non era più un cucciolo, e doveva prendere una pastiglia, mattina e sera, per tenere lontana l’epilessia, sempre in agguato. Finalmente, ha trovato un amico. Davide se l’è portato a casa. E la loro amicizia, il calore della casa, faranno finalmente sparire lo stress, e tutto il dolore per quegli anni ad aspettare chi l'aveva abbandonato. «Noi volontari del canile comunale – ammette Pierandrea Fosella - siamo commossi. Ogni adozione difficile, ci rende felici: anche se il canile è sempre pieno, e sembra di svuotare il mare con un bicchiere. Biondo esce: ed è una festa. Ma ecco che arrivano altri cani, a volte restituiti da chi non li vuole più, a volte senza neanche microchip, e cagnoline gravide, rinunce di proprietà. Ci sono stati dei picchi di entrate, in questi ultimi anni: nonostante si pensasse che il randagismo fosse scomparso, qui, se non in qualche piccola area dell'entroterra. Il fenomeno dei cani senza una storia, è ritornato, in città. Va capita la ragione. I canili dovrebbero essere vuoti, o quasi. L'impegno è tanto, ma se non si arriva a far capire che si deve sterilizzare, non svuoteremo mai i canili». Il canile del Comune è sempre aperto, risponde ai numeri 0187 982975 328 5870006. I volontari ci sono il martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica, dalle 16 alle 19, il sabato anche dalle 10 alle 12. Per informazioni sulle adozioni, le referenti dell’Impronta sono Elisabetta 338 2635117 e Losa 320 1458159.


PROGETTO

PROGETTO "ADOTTA UN GABBIANO DISABILE"

Il progetto "ADOTTA UN GABBIANO DISABILE" spiegato dalla giornalista Sondra Coggio sul Secolo XIX.

 

Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Qualcuno ha perso le ali sotto un’auto che non ha frenato, senza pietà. Qualcun altro, ancora cucciolo, s’è schiantato contro uno spigolo, una vetrata, un muro: cercando un albero che non c’è. Altri si sono tranciati le penne perché trafitti da un amo, lacerati da una lenza: o crivellati dai pallini d’un fucile, che ti si infilano dappertutto, facendoti crollare a terra. Quando un gabbiano precipita, e perde l’uso di un’ala, o di tutte e due, il cielo diventa un sogno proibito. E restano due soluzione soltanto: la soppressione, o l’accoglienza in un centro di recupero. Qui alla Spezia non c’è alcun centro di recupero. E solo la tenacia di un volontario, è riuscito ad inventare un “rescue fai da te”, basato sul volontariato: creando una rete di piccoli proprietari di orti e terreni, disposti a prendere in adozione qualche sfortunato Jonathan Livingston senza più licenza di volo. «Quando ho lanciato l’idea delle adozioni, c’erano tante perplessità – confida Pierandrea Fosella – ed il progetto sembrava strano, impossibile. Personalmente, avevo già salvato diversi gabbiani, feriti, salvati dai volontari, e curati gratuitamente dal veterinario Carlo Andreoni, e dall’assistente Lipu Perla Lucchini. Rimetterli in natura subito, li avrebbe consegnati alla morte: serviva uno spazio, con una bacinella d’acqua fresca, e qualche crocchetta. Non me la sono sentita di dire di no». Fosella, affiancato dalla volontaria Losa Porcu, ha provato, ha visto che funzionava: «Chi ha tutte e due le ali sane, un bel giorno riparte – spiega – chi non può più volare, è proprio come un qualsiasi altro animale: gioca con un legnetto o con la pallina, apprezza il cibo, adora il bagnetto. Chiede davvero poco». Solo che di gabbiani feriti, e disabili, ce ne sono tanti. Servivano altri terreni. Pierandrea ha promosso una ricerca di adottanti, con l’appoggio della sua associazione, L’Impronta, ma anche della Lipu, attraverso Paolo Canepa, e di Pamela O’Shaughnessy, della Lav: è stato fatto tutto a norma di legge, in collaborazione con la Asl, con l’adesione di Animalisti Italiani, Beta, Sos Randagi, Legambiente. Si sono fatti avanti i primi proprietari di terreni, e grazie a loro è stato possibile mantenere in vita Perla, Antonio, Simone, Nena, Beccaccia e Comodino. E molti altri sono in coda, e sperano di non essere soppressi. «Il gabbiano non è cattivo – esclude Fosella – e sa convivere, all’aperto, con gli altri animali. Chi è solo convalescente, ritrova poi la libertà: e decide da solo, quando è il momento. Chi non volerà più, si accontenta del nuovo modo di vivere, in tutta serenità». Era iniziato tutto con Ciuffetti, il primo gabbiano adottato da Pier. Ora, per tanti altri s’è aperta una nuova occasione. La prima, s’era infranta nello scontro con gli spazi predominanti degli umani, le loro auto, le loro case, i loro fucili. La seconda, è fatta di quiete e di serenità: nel verde, senza più pericoli. Manca il cielo, sì: ma si rispecchia nelle vaschette dell’acqua, in cui i gabbiani adorano tuffarsi.


ECO E LARA SUL SECOLO XIXInutile aggiungere parole...basta leggere questo meraviglioso articolo di Sondra Coggio.......e ricordate, adottare cani anziani rende persone migliori!
Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto integralmente il contenuto dell'articolo:
In tanti, se ne sono andati, da quelle gabbie: in questi lunghissimi anni. Condividevano anche la stessa cella, per un po’. Poi salutavano, abbaiando, e via felici, verso la nuova casa.Lui no. Eco era destinato a rimanere lì. Sempre. Un cane dolce, gentile, solo un po’ schivo. Una grande macchia sull’occhio destro, come una testolina di panda: il resto del corpo un po’ bianco un po’ nero, a macchioline, le zampette posteriori lunghe, da corridore. Piaceva, Eco, a tutti. “Ah, che bel cane!”. Gli facevano una carezza, poi tiravano dritto. Ed il cancello si richiudeva, la sera. Sempre. Ci sono voluti 14 anni, per il miracolo: l’adozione, che l’ha portato fuori da lì. Eco ha lasciato solo adesso il canile comunale di San Venerio, lasciando irrisolto il mistero di quella infinita detenzione, che non trova un perché. Ad innamorarsi di lui, è stata Lara, una volontaria dell’associazione L’Impronta, che raccoglie quanti operano in canile a titolo di puro volontariato. «Ho incrociato il suo sguardo, e lì mi sono fermata – confida Lara – anche se altre piccole creature mi avevano conquistato, il suo sguardo è stato magnetico». Eco ha intuito, nel cuore, che questa era la persona giusta. I suoi occhi l’hanno cercata, vincendo la timidezza. Lara ha sentito qualcosa, nel cuore. Ed Eco ha varcato finalmente, il cancello. La presidentessa dell’Impronta, Elisabetta Spinozzi, è commossa: «Un grande gesto d’amore – sottolinea – prendere un cane più che adulto: quando porti a casa un cane che ha vissuto in canile, non so perché, ti senti meglio, in pace con te stesso. Ed è una sensazione difficile da spiegare. Bisogna viverla». Il grande lavoro di sensibilizzazione, svolto dai volontari, ha premiato: stanno uscendo tanti cani adulti, anche anziani, mai presi in considerazione prima. Per informazioni sulle adozioni, le referenti dell’Impronta sono Elisabetta 338 2635117 e Losa 320 1458159

ECO E LARA SUL SECOLO XIX

Inutile aggiungere parole...basta leggere questo meraviglioso articolo di Sondra Coggio.......e ricordate, adottare cani anziani rende persone migliori!



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In tanti, se ne sono andati, da quelle gabbie: in questi lunghissimi anni. Condividevano anche la stessa cella, per un po’. Poi salutavano, abbaiando, e via felici, verso la nuova casa.Lui no. Eco era destinato a rimanere lì. Sempre. Un cane dolce, gentile, solo un po’ schivo. Una grande macchia sull’occhio destro, come una testolina di panda: il resto del corpo un po’ bianco un po’ nero, a macchioline, le zampette posteriori lunghe, da corridore. Piaceva, Eco, a tutti. “Ah, che bel cane!”. Gli facevano una carezza, poi tiravano dritto. Ed il cancello si richiudeva, la sera. Sempre. Ci sono voluti 14 anni, per il miracolo: l’adozione, che l’ha portato fuori da lì. Eco ha lasciato solo adesso il canile comunale di San Venerio, lasciando irrisolto il mistero di quella infinita detenzione, che non trova un perché. Ad innamorarsi di lui, è stata Lara, una volontaria dell’associazione L’Impronta, che raccoglie quanti operano in canile a titolo di puro volontariato. «Ho incrociato il suo sguardo, e lì mi sono fermata – confida Lara – anche se altre piccole creature mi avevano conquistato, il suo sguardo è stato magnetico». Eco ha intuito, nel cuore, che questa era la persona giusta. I suoi occhi l’hanno cercata, vincendo la timidezza. Lara ha sentito qualcosa, nel cuore. Ed Eco ha varcato finalmente, il cancello. La presidentessa dell’Impronta, Elisabetta Spinozzi, è commossa: «Un grande gesto d’amore – sottolinea – prendere un cane più che adulto: quando porti a casa un cane che ha vissuto in canile, non so perché, ti senti meglio, in pace con te stesso. Ed è una sensazione difficile da spiegare. Bisogna viverla». Il grande lavoro di sensibilizzazione, svolto dai volontari, ha premiato: stanno uscendo tanti cani adulti, anche anziani, mai presi in considerazione prima. Per informazioni sulle adozioni, le referenti dell’Impronta sono Elisabetta 338 2635117 e Losa 320 1458159


Amalia e Anita, le nostre simpatiche selvatichette, protagoniste di questo articolo uscito su Il Secolo XIX.
 
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TAGLIA media, giovani, spaventate. Le hanno chiamate Amalia e Anita. Due nomi con la stessa iniziale, per due sto- rie parallele: una vita da condividere nella stessa gabbia. «Si fanno coraggio l’una con l’altra – raccontano i volontari del canile comunale – e sono timide. Cercano un’adozione. Dovranno solo superare il timore, diventeranno due cagnoline perfette». L’Impronta, l’associazione che raccoglie il volontariato del municipale, quest’anno ha collaborato con il Comune, nel mettere a segno davvero tanti “miracoli”: cani anziani, autentiche adozioni del cuore, sono riusciti a trovare una famiglia, perfino dopo dodici anni di reclusione. Chi sceglie un cane a fine corsa, fa un gesto di grande generosità: consente ad una creatura sociale di poter concludere l’esistenza, gli ultimi anni, con l’affetto ed il calore che in un canile possono essere offerti solo in pillole, perché i cani da seguire sono davvero tanti. C’è il personale. Ci sono i volontari. Ma non è la stessa cosa, rispetto alla vita in una casa, con un “umano” pronto a tenerti per sempre con sé. «Per inserire un cane del canile in una famiglia – spiegano – basta trovare quel “qualcosa” che scatta, quando c’è il primo sguardo. Si dice che spesso è il cane, a scegliere il padrone. Ed è vero. Poi, serve Amalia e Anita solo un po’ di pazienza, all’inizio: magari qualche incontro, per sciogliere la diffidenza, e avvicinare le parti, prima che cane si lasci alle spalle il cancello, per sempre. E comunque, l’affetto di chi vuole adottare, e la gioia di chi viene adottato, si vanno incontro naturalmente...». La struttura comunale è aperta dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19. I volontari sono presenti in canile il pomeriggio del martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 16 al- le 19. Il sabato la mattina dalle 10 alle 12. Il canile risponde ai numeri: 0187 982975 328 5870006. Le referenti dell’Impronta che curano le adozioni, sono Elisabetta 338 2635117 o Losa 320 1458159. Le adozioni, in città, sono fortunatamente tante. Il problema è che continuano ad entrare tanti cani. E così le gabbie, appena liberate, si riempiono di nuovo.

Amalia e Anita, le nostre simpatiche selvatichette, protagoniste di questo articolo uscito su Il Secolo XIX.

 

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TAGLIA media, giovani, spaventate. Le hanno chiamate Amalia e Anita. Due nomi con la stessa iniziale, per due sto- rie parallele: una vita da condividere nella stessa gabbia. «Si fanno coraggio l’una con l’altra – raccontano i volontari del canile comunale – e sono timide. Cercano un’adozione. Dovranno solo superare il timore, diventeranno due cagnoline perfette». L’Impronta, l’associazione che raccoglie il volontariato del municipale, quest’anno ha collaborato con il Comune, nel mettere a segno davvero tanti “miracoli”: cani anziani, autentiche adozioni del cuore, sono riusciti a trovare una famiglia, perfino dopo dodici anni di reclusione. Chi sceglie un cane a fine corsa, fa un gesto di grande generosità: consente ad una creatura sociale di poter concludere l’esistenza, gli ultimi anni, con l’affetto ed il calore che in un canile possono essere offerti solo in pillole, perché i cani da seguire sono davvero tanti. C’è il personale. Ci sono i volontari. Ma non è la stessa cosa, rispetto alla vita in una casa, con un “umano” pronto a tenerti per sempre con sé. «Per inserire un cane del canile in una famiglia – spiegano – basta trovare quel “qualcosa” che scatta, quando c’è il primo sguardo. Si dice che spesso è il cane, a scegliere il padrone. Ed è vero. Poi, serve Amalia e Anita solo un po’ di pazienza, all’inizio: magari qualche incontro, per sciogliere la diffidenza, e avvicinare le parti, prima che cane si lasci alle spalle il cancello, per sempre. E comunque, l’affetto di chi vuole adottare, e la gioia di chi viene adottato, si vanno incontro naturalmente...». La struttura comunale è aperta dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19. I volontari sono presenti in canile il pomeriggio del martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 16 al- le 19. Il sabato la mattina dalle 10 alle 12. Il canile risponde ai numeri: 0187 982975 328 5870006. Le referenti dell’Impronta che curano le adozioni, sono Elisabetta 338 2635117 o Losa 320 1458159. Le adozioni, in città, sono fortunatamente tante. Il problema è che continuano ad entrare tanti cani. E così le gabbie, appena liberate, si riempiono di nuovo.