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Il  nostro Rino star del web in questo articolo uscito su Il Secolo XIX!!!
 
Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:
 
Belle storie di gatti, dal canile della città. Il piccolo sfortunatissimo Rino, paralizzato alle zampette posteriori dopo un incidente, è diventato una star.Ben curato, coccolato, e finalmente adottato, ha lasciato la vecchia gabbia arrugginita in cui era stato costretto per settimane, e può gironzolare sulla terrazza di una casa, con una tenuta all’ultima moda.Mutandina per garantirgli indipendenza, e scarpine morbide alle zampette di dietro, per non farsi male, quando si trascina con le sole zampine davanti.Vivo e felice, grazie all’affetto di Piera. In quanto a Boss, il gatto del canile, si è impegnato nel “testare” la morbidezza delle specialissime coperte e lenzuola donate all’equipaggio di Sea Shepherd. Grazie a Giuliana, i pirati buoni del mare hanno fatto arrivare un carico prezioso. Chissà che sogni avventurosi, per gatti e cani del canile, che potranno accoccolarsi sognando avventure in mezzo agli oceani, a salvare balene e delfini in pericolo.“Non possiamo che ringraziare – dicono i volontari dell’Impronta – per questo gesto affettuoso, che ci onora.Grazie da parte dei nostri animali e di tutti quelli che Sea Shepherd salva ogni giorno, battendosi per il bene della natura”.

Il  nostro Rino star del web in questo articolo uscito su Il Secolo XIX!!!

 

Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:

 

Belle storie di gatti, dal canile della città. Il piccolo sfortunatissimo Rino, paralizzato alle zampette posteriori dopo un incidente, è diventato una star.
Ben curato, coccolato, e finalmente adottato, ha lasciato la vecchia gabbia arrugginita in cui era stato costretto per settimane, e può gironzolare sulla terrazza di una casa, con una tenuta all’ultima moda.
Mutandina per garantirgli indipendenza, e scarpine morbide alle zampette di dietro, per non farsi male, quando si trascina con le sole zampine davanti.
Vivo e felice, grazie all’affetto di Piera. In quanto a Boss, il gatto del canile, si è impegnato nel “testare” la morbidezza delle specialissime coperte e lenzuola donate all’equipaggio di Sea Shepherd. Grazie a Giuliana, i pirati buoni del mare hanno fatto arrivare un carico prezioso. Chissà che sogni avventurosi, per gatti e cani del canile, che potranno accoccolarsi sognando avventure in mezzo agli oceani, a salvare balene e delfini in pericolo.
“Non possiamo che ringraziare – dicono i volontari dell’Impronta – per questo gesto affettuoso, che ci onora.
Grazie da parte dei nostri animali e di tutti quelli che Sea Shepherd salva ogni giorno, battendosi per il bene della natura”.


Articolo dedicato al nostro Pallino che cerca casa.
 
Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:
 
Pallino cerca casa. Si tratta di uno degli ospiti del canile comunale della Spezia.I volontari dell’Impronta cercano famiglia per un cagnolino che fatica ad accettare la vita in gabbia.«Lo abbiamo chiamato così – raccontano – perché quando è nella sua cella salta continuamente come una palla, su e giù su e giù. Un gran saltatore, un po' pazzerello, ma anche molto affettuoso».La taglia è medio grande. Per conquistare Pallino, e per lasciarsi conquistare dalla sua vitalità, serve un po' di pazienza.Bisogna incontrarlo e provare a vedere se scatta la scintilla: quell'amore a prima vista, che si rafforza poi con la consapevolezza di un'adozione motivata. Perché un cane è un compagno di viaggio e non un giocattolo.Ci sono tanti cagnolini anche più piccoli, al rifugio di San Venerio. Per conoscerli si può salire in via del Monte e visitare la struttura.
 
 

Articolo dedicato al nostro Pallino che cerca casa.

 

Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:

 

Pallino cerca casa. Si tratta di uno degli ospiti del canile comunale della Spezia.
I volontari dell’Impronta cercano famiglia per un cagnolino che fatica ad accettare la vita in gabbia.
«Lo abbiamo chiamato così – raccontano – perché quando è nella sua cella salta continuamente come una palla, su e giù su e giù. Un gran saltatore, un po' pazzerello, ma anche molto affettuoso».
La taglia è medio grande. Per conquistare Pallino, e per lasciarsi conquistare dalla sua vitalità, serve un po' di pazienza.
Bisogna incontrarlo e provare a vedere se scatta la scintilla: quell'amore a prima vista, che si rafforza poi con la consapevolezza di un'adozione motivata. Perché un cane è un compagno di viaggio e non un giocattolo.
Ci sono tanti cagnolini anche più piccoli, al rifugio di San Venerio. Per conoscerli si può salire in via del Monte e visitare la struttura.

 

 


Il nostro grande e buono Jack ed il suo amico gatto sulle pagine de Il Secolo XIX.
 
Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
Ribaltato il vecchio proverbio che vuole i due animali nemici
“Da quando è stato adottato è ritornato a nuova vita”
Nemici come cane e gatto. Così voleva la tradizione popolare, ma il proverbio ormai ha mostrato tutti i suoi limiti.
Ci sono cani che non sopportano i gatti, e viceversa, ma ci sono anche storie di grandissime amicizie fra quattro zampe di specie diversa. Ed è il caso di Jack, andato in adozione dopo una storia molto difficile e tanti anni di maltrattamento.
Se oggi è perfettamente integrato nella famiglia adottiva, che aveva già anche un’altra cagnolina, lo deve anche a un gatto, che adora coccolarlo.
E lui, Jack, che arriva dal canile comunale della Spezia, sta scoprendo la dolcezza dell’amicizia.
“La vita non è stata tenera, con lui – confidano i volontari della onlus L’Impronta – ci hanno raccontato che ha trascorso tanti anni in una situazione di infelicità. Non aveva libertà, era costretto in poco spazio. Ora, grazie a questa bella adozione, è rinato”.
Jack ha un giardino, in cui stendersi al sole, e ha un nuovo amico gatto, che lo adora.
Proprio quando la sua vita sembrava segnata, è arrivato un raggio di sole.
“Non sempre è così, purtroppo – confidano in canile – ed è un profondo dolore. In questi giorni è mancato il nostro Rex, un guerriero, un cane di grossa taglia, abbandonato dopo anni di vita in famiglia. Era così triste, in principio. Abbaiava di dolore, mesto, chiuso in se stesso. Piano piano, siamo riusciti ad entrare nel suo mondo. Iniziava ad apprezzare la nostra presenza, quei gesti di affetto che cercavamo di riservargli, per riconciliarlo con il mondo”.
Il tempo di ricominciare a sorridere. Se n’è andato così, improvvisamente, con la pace nel cuore. Per tante storie tristi, ci sono però belle storie di serenità. E gli altri cani del rifugio, sperano in un lieto fine.
Il canile municipale della Spezia si trova in Via del Monte a San Venerio.

Il nostro grande e buono Jack ed il suo amico gatto sulle pagine de Il Secolo XIX.

 

Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Ribaltato il vecchio proverbio che vuole i due animali nemici
“Da quando è stato adottato è ritornato a nuova vita”
Nemici come cane e gatto. Così voleva la tradizione popolare, ma il proverbio ormai ha mostrato tutti i suoi limiti.
Ci sono cani che non sopportano i gatti, e viceversa, ma ci sono anche storie di grandissime amicizie fra quattro zampe di specie diversa. Ed è il caso di Jack, andato in adozione dopo una storia molto difficile e tanti anni di maltrattamento.
Se oggi è perfettamente integrato nella famiglia adottiva, che aveva già anche un’altra cagnolina, lo deve anche a un gatto, che adora coccolarlo.
E lui, Jack, che arriva dal canile comunale della Spezia, sta scoprendo la dolcezza dell’amicizia.
“La vita non è stata tenera, con lui – confidano i volontari della onlus L’Impronta – ci hanno raccontato che ha trascorso tanti anni in una situazione di infelicità. Non aveva libertà, era costretto in poco spazio. Ora, grazie a questa bella adozione, è rinato”.
Jack ha un giardino, in cui stendersi al sole, e ha un nuovo amico gatto, che lo adora.
Proprio quando la sua vita sembrava segnata, è arrivato un raggio di sole.
“Non sempre è così, purtroppo – confidano in canile – ed è un profondo dolore. In questi giorni è mancato il nostro Rex, un guerriero, un cane di grossa taglia, abbandonato dopo anni di vita in famiglia. Era così triste, in principio. Abbaiava di dolore, mesto, chiuso in se stesso. Piano piano, siamo riusciti ad entrare nel suo mondo. Iniziava ad apprezzare la nostra presenza, quei gesti di affetto che cercavamo di riservargli, per riconciliarlo con il mondo”.
Il tempo di ricominciare a sorridere. Se n’è andato così, improvvisamente, con la pace nel cuore. Per tante storie tristi, ci sono però belle storie di serenità. E gli altri cani del rifugio, sperano in un lieto fine.
Il canile municipale della Spezia si trova in Via del Monte a San Venerio.

Interessante articolo uscito su Il Secolo XIX dedicato al numero degli animali presenti ed alle adozioni fatte nei tre canili della provincia.
 
Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
Buone le gestioni a San Venerio e Tavolara, male quella del Pezzino: solo se i cani usciti nel corso di quest’anno.
 
Bene le adozioni al canile comunale della Spezia, che lentamente vede calare i cani ospiti.
Bene a Tavolara, dove però i cani dei comuni sono diventati pochissimi, e dove un cane su tre nel 2018 è stato solo formalmente adottato, perché di fatto sono sono intestati i volontari.
Malissimo il Pezzino, che pur avendo il maggior numero di cani non fa adozioni, confermando un problema ben noto. I dati sono ufficiali, quelli della Asl veterinaria, retta dalla dirigente Maria Elena Teneggi.
Randagi in calo
Al primo gennaio 2018 erano presenti 49 cani a Tavolara di Castelnuovo, 158 al Pezzino e 114 a San Venerio: in tutto 321 cani. Alla fine di luglio, i cani presenti nei canili risultavano in calo: 288. Ne sono entrati 262, 197 dei quali riconsegnati ai proprietari che li avevano smarriti. Ne sono usciti 291, considerando le adozioni complessive anche di quelle già dentro. Se il trend dei ritrovamenti in strada rimarrà questo, la Asl veterinaria si aspetta nel 2018 «una effettiva riduzione dei cani entrati, di circa 50 unità». Un buon dato.
Meno cani fantasma
Calano i cani ritrovati senza microchip. Il dato era schizzato negli ultimi anni a cifre mai raggiunte prima. Nel 2015 ne erano entrati 27 al Pezzino, 40 Castelnuovo, e 78 al Municipale. Nel 2016, 52 al Pezzino, 62 a Castelnuovo, 84 al Municipale. Si era saliti da 145 a 198 ingressi senza «targa». Da una media di 12 ad una media di 16,5 al mese. Nei primi sette mesi del 2018, siamo arrivati a 83: 16 a Castelnuovo, 32 a San Venerio, 15 al Pezzino, e 20 all’Asl 5. La media è tornata sotto i 12 al mese.
Taglio ai costi
Dei 197 i cani restituiti ai proprietari fra gennaio e luglio, ben 102 sono stati trattati dalla Asl, senza farli entrare in canile. Una novità. Il personale si è occupato del primo appoggio sanitario, per i cani vaganti recuperati dalla Maris. Attraverso la lettura dei microchip la dirigente e Teneggi è riuscita a ridarli subito ai proprietari un lavoro in più per il personale pubblico, un costo in meno per i sindaci, un guadagno in meno per chi gestisce i canili.
Adozioni
A Tavolara da gennaio a luglio sono entrati altri 27, e si è saliti a 76. A San Venerio ne sono entrati 72, e si è saliti a 186. Al Pezzino ne sono entrati 44 e saliti a 202. Le adozioni sono state 64. In apparenza il dato più alto risulta quello di Tavolara, rifugio privato gestito da PET service, con 33. In realtà un terzo di questi cani non ha mai lasciato il canile. Si tratta dei famosi cani di proprietà del Comune di Castelnuovo. Il sindaco oggi manda i cani a Lajatico, stante il problema della mancanza autorizzazione della Asl 5 a Tavolara, per problematiche diverse e irrisolte. I volontari che collaborano con Pet Service si sono intestati i cani che avrebbero dovuto essere trasferiti, e li mantengono in pensione a Tavolara. Le adozioni effettive sono state poco più di 20, compresi 11 cuccioli sotto i quattro mesi, di ignota origine.
Il caso Carrara
Il Comune di Carrara si appresta a portare via da Tavolara i suoi 10 cani. La ragione. La gara l’ha vinta al ribasso, quasi il 15%, Animalcoop, che gestiva il canile della Spezia prima dei volontari dell’Impronta. L’amministratore delegato Ernesto Zani risulta da atti ufficiali dipendente di Petservice. I cani carraresi sarebbero rimasti a Castelnuovo. Carrara però non ho potuto formalizzare il rapporto, per le stesse mancate autorizzazioni sanitarie, che hanno indotto Castelnuovo a rivolgersi ad altrui. Si parla di un trasferimento a Groppoli. Rimarranno a Tavolara solo 14 cani di Comuni. Gli altri sono tutti di associazioni di volontari.
Paradosso
Il canile privato di Tavolara si sta svuotando dei cani dei Comuni, perché la struttura non risulta autorizzata sotto il profilo della sanità. Non si è capito come mai l’autorità giudiziaria via abbia però sistemato addirittura 50 cani sequestrati a Pontremoli. Sono cani tutti di piccola taglia, non sono al momento adottabili, e staranno chissà quanto, nelle more del processo a carico dei proprietari, due lunigianesi che non li hanno mai sterilizzati, e sono autorizzati ad andare a trovarli.
San Venerio
L’unico canile pubblico, quello del Comune della Spezia, aveva 114 i cani a gennaio, e a fine luglio è sceso a 107. Le adozioni sono state e 25, soprattutto di cani adulti, e anche anziani. A fronte di 72 ingressi in sette mesi, ci sono state e 52 restituzione. La ONLUS che ha preso in mano da poco la struttura, e da due anni si impegna come volontariato, attiva campagne pro adozione, portando i cani in città, e promuovendone le immagini. I risultati sono notevoli.
Il solito Pezzino
Il canile che in assoluto risulta fermo nelle adozioni, come da anni e anni a questa parte, è quello del Pezzino. Aveva 158 cani a gennaio, ne aveva 155 a fine luglio. In tutto ha fatto appena sei adozioni. La struttura che ha il numero più elevato di cani, che arrivano da una ventina di comuni, non fa adozioni. Il tema è noto. I sindaci sanno che i cani che entrano al Pezzino non escono più. Tranne pochissime eccezioni. Il Secolo XIX ha pubblicato più volte atti documentali di cani entrati i cuccioli, vissuti tutta la vita lì. Un ergastolo.
La verità sulle età
Per anni, la risposta data è stata che i cani del Pezzino sono tutti vecchi. I dati ufficiali del servizio veterinario, dimostrano che al Pezzino ci sono attualmente ben 32 cani sotto i cinque anni, e che ce ne sono almeno altri 64 fra i cinque e i 10 anni. Solo gli altri 60 superano i 10 anni: ma in moltissimi casi sono entrati cuccioli, e sono invecchiati lì. Sui cani del Pezzino – a parte i video de “La Stampa” su una minuscola parte – non si sa niente. Non c’è un Cellulare da chiamare, non ci sono dati sui volontari ammessi in struttura, il referente dell’associazione è di un’altra città.

Interessante articolo uscito su Il Secolo XIX dedicato al numero degli animali presenti ed alle adozioni fatte nei tre canili della provincia.

 

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Buone le gestioni a San Venerio e Tavolara, male quella del Pezzino: solo se i cani usciti nel corso di quest’anno.
 
Bene le adozioni al canile comunale della Spezia, che lentamente vede calare i cani ospiti.
Bene a Tavolara, dove però i cani dei comuni sono diventati pochissimi, e dove un cane su tre nel 2018 è stato solo formalmente adottato, perché di fatto sono sono intestati i volontari.
Malissimo il Pezzino, che pur avendo il maggior numero di cani non fa adozioni, confermando un problema ben noto. I dati sono ufficiali, quelli della Asl veterinaria, retta dalla dirigente Maria Elena Teneggi.
Randagi in calo
Al primo gennaio 2018 erano presenti 49 cani a Tavolara di Castelnuovo, 158 al Pezzino e 114 a San Venerio: in tutto 321 cani. Alla fine di luglio, i cani presenti nei canili risultavano in calo: 288. Ne sono entrati 262, 197 dei quali riconsegnati ai proprietari che li avevano smarriti. Ne sono usciti 291, considerando le adozioni complessive anche di quelle già dentro. Se il trend dei ritrovamenti in strada rimarrà questo, la Asl veterinaria si aspetta nel 2018 «una effettiva riduzione dei cani entrati, di circa 50 unità». Un buon dato.
Meno cani fantasma
Calano i cani ritrovati senza microchip. Il dato era schizzato negli ultimi anni a cifre mai raggiunte prima. Nel 2015 ne erano entrati 27 al Pezzino, 40 Castelnuovo, e 78 al Municipale. Nel 2016, 52 al Pezzino, 62 a Castelnuovo, 84 al Municipale. Si era saliti da 145 a 198 ingressi senza «targa». Da una media di 12 ad una media di 16,5 al mese. Nei primi sette mesi del 2018, siamo arrivati a 83: 16 a Castelnuovo, 32 a San Venerio, 15 al Pezzino, e 20 all’Asl 5. La media è tornata sotto i 12 al mese.
Taglio ai costi
Dei 197 i cani restituiti ai proprietari fra gennaio e luglio, ben 102 sono stati trattati dalla Asl, senza farli entrare in canile. Una novità. Il personale si è occupato del primo appoggio sanitario, per i cani vaganti recuperati dalla Maris. Attraverso la lettura dei microchip la dirigente e Teneggi è riuscita a ridarli subito ai proprietari un lavoro in più per il personale pubblico, un costo in meno per i sindaci, un guadagno in meno per chi gestisce i canili.
Adozioni
A Tavolara da gennaio a luglio sono entrati altri 27, e si è saliti a 76. A San Venerio ne sono entrati 72, e si è saliti a 186. Al Pezzino ne sono entrati 44 e saliti a 202. Le adozioni sono state 64. In apparenza il dato più alto risulta quello di Tavolara, rifugio privato gestito da PET service, con 33. In realtà un terzo di questi cani non ha mai lasciato il canile. Si tratta dei famosi cani di proprietà del Comune di Castelnuovo. Il sindaco oggi manda i cani a Lajatico, stante il problema della mancanza autorizzazione della Asl 5 a Tavolara, per problematiche diverse e irrisolte. I volontari che collaborano con Pet Service si sono intestati i cani che avrebbero dovuto essere trasferiti, e li mantengono in pensione a Tavolara. Le adozioni effettive sono state poco più di 20, compresi 11 cuccioli sotto i quattro mesi, di ignota origine.
Il caso Carrara
Il Comune di Carrara si appresta a portare via da Tavolara i suoi 10 cani. La ragione. La gara l’ha vinta al ribasso, quasi il 15%, Animalcoop, che gestiva il canile della Spezia prima dei volontari dell’Impronta. L’amministratore delegato Ernesto Zani risulta da atti ufficiali dipendente di Petservice. I cani carraresi sarebbero rimasti a Castelnuovo. Carrara però non ho potuto formalizzare il rapporto, per le stesse mancate autorizzazioni sanitarie, che hanno indotto Castelnuovo a rivolgersi ad altrui. Si parla di un trasferimento a Groppoli. Rimarranno a Tavolara solo 14 cani di Comuni. Gli altri sono tutti di associazioni di volontari.
Paradosso
Il canile privato di Tavolara si sta svuotando dei cani dei Comuni, perché la struttura non risulta autorizzata sotto il profilo della sanità. Non si è capito come mai l’autorità giudiziaria via abbia però sistemato addirittura 50 cani sequestrati a Pontremoli. Sono cani tutti di piccola taglia, non sono al momento adottabili, e staranno chissà quanto, nelle more del processo a carico dei proprietari, due lunigianesi che non li hanno mai sterilizzati, e sono autorizzati ad andare a trovarli.
San Venerio
L’unico canile pubblico, quello del Comune della Spezia, aveva 114 i cani a gennaio, e a fine luglio è sceso a 107. Le adozioni sono state e 25, soprattutto di cani adulti, e anche anziani. A fronte di 72 ingressi in sette mesi, ci sono state e 52 restituzione. La ONLUS che ha preso in mano da poco la struttura, e da due anni si impegna come volontariato, attiva campagne pro adozione, portando i cani in città, e promuovendone le immagini. I risultati sono notevoli.
Il solito Pezzino
Il canile che in assoluto risulta fermo nelle adozioni, come da anni e anni a questa parte, è quello del Pezzino. Aveva 158 cani a gennaio, ne aveva 155 a fine luglio. In tutto ha fatto appena sei adozioni. La struttura che ha il numero più elevato di cani, che arrivano da una ventina di comuni, non fa adozioni. Il tema è noto. I sindaci sanno che i cani che entrano al Pezzino non escono più. Tranne pochissime eccezioni. Il Secolo XIX ha pubblicato più volte atti documentali di cani entrati i cuccioli, vissuti tutta la vita lì. Un ergastolo.
La verità sulle età
Per anni, la risposta data è stata che i cani del Pezzino sono tutti vecchi. I dati ufficiali del servizio veterinario, dimostrano che al Pezzino ci sono attualmente ben 32 cani sotto i cinque anni, e che ce ne sono almeno altri 64 fra i cinque e i 10 anni. Solo gli altri 60 superano i 10 anni: ma in moltissimi casi sono entrati cuccioli, e sono invecchiati lì. Sui cani del Pezzino – a parte i video de “La Stampa” su una minuscola parte – non si sa niente. Non c’è un Cellulare da chiamare, non ci sono dati sui volontari ammessi in struttura, il referente dell’associazione è di un’altra città.

La nostra Blanca cerca casa ed è protagonista di quest'articolo uscito su Il Secolo XIX.
 
Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
 
Il Canile Comunale della Spezia ha un campo di sgambatura in più. I ragazzi della onlus “L’Impronta” hanno recuperato un vasto appezzamento di terra fino a ieri occupato dai rovi. Con pazienza, sono stati tolti gli arbusti, e si è arrivati a ripulire un bel terreno, che giaceva inutilizzato proprio accanto al rifugio. Non è stata un operazione facile, dal momento “che i rovi erano diventati una giungla praticamente impenetrabile”.
L’obiettivo: poter offrire più aree di passeggio per i cani detenuti nelle gabbie, che aspettano con ansia l’uscita quotidiana, per potersi sgranchire le zampe e stare un po’ a contatto con la natura.
Le adozioni vanno molto bene, ma i cani presenti sono ancora numerosi.
Come Blanca, una cagnolina ancora giovane che ha un indole dolce, anche se un po’ furbetta, e cerca una famiglia pronta a darle un po’ di tempo per diventare molto ubbidiente.

La nostra Blanca cerca casa ed è protagonista di quest'articolo uscito su Il Secolo XIX.

 

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Il Canile Comunale della Spezia ha un campo di sgambatura in più. I ragazzi della onlus “L’Impronta” hanno recuperato un vasto appezzamento di terra fino a ieri occupato dai rovi. Con pazienza, sono stati tolti gli arbusti, e si è arrivati a ripulire un bel terreno, che giaceva inutilizzato proprio accanto al rifugio. Non è stata un operazione facile, dal momento “che i rovi erano diventati una giungla praticamente impenetrabile”.

L’obiettivo: poter offrire più aree di passeggio per i cani detenuti nelle gabbie, che aspettano con ansia l’uscita quotidiana, per potersi sgranchire le zampe e stare un po’ a contatto con la natura.

Le adozioni vanno molto bene, ma i cani presenti sono ancora numerosi.

Come Blanca, una cagnolina ancora giovane che ha un indole dolce, anche se un po’ furbetta, e cerca una famiglia pronta a darle un po’ di tempo per diventare molto ubbidiente.


Parificare gli animali d'affezione agli esseri umani, identificandoli come soggetti di diritto. Il prossimo 30 settembre (15.30-19) si svolgerà in ogni regione d'Italia una manifestazione dal nome non proprio sintetico (

Parificare gli animali d'affezione agli esseri umani, identificandoli come soggetti di diritto. Il prossimo 30 settembre (15.30-19) si svolgerà in ogni regione d'Italia una manifestazione dal nome non proprio sintetico ("Corteo nazionale codice civile classificazione animali") promossa da liberi cittadini con la collaborazione di alcune associazione onlus. Lo scopo è sollecitare il legislatore italiano a modificare il codice civile in chiave animalista; "modifica che in altri Paesi europei è già avvenuta da tempo: in Austria nel 1988, in Germania nel 1990, in Svizzera nel 2002, in Francia nel 2015, in Portogallo nel 2017", assicurano i firmatari.

L'evento che avrà la forma di corteo, presidio o iniziativa culturale si svolgerà in diverse città italiane, ha due madrine nell'attrice Loredana Cannata e nella showgirl Patrizia Pellegrino. A sostegno dell'iniziativa è stata aperta una raccolta firme digitale. In Liguria domenica ci sarà un presidio per la raccolta firme e adesioni a Lerici, nel Parco Shelley di San Terenzo. L'evento per la Liguria è organizzato dalla cantante e musicoterapeuta spezzina Jenny Fumanti con la collaborazione dei soci dell'associazione Ca.Te.Ri.Na. e di Federica Paita e l'associazione "Arku un cane amico". Attualmente hanno aderito all'iniziativa e saranno presenti al Parco Shelley anche l'associazione L'Impronta, l'Asd Pallavolo Don Bosco, Loredana Parodi e l'associazione "Il cuore degli animali". Alle 17:00 ci sarà inoltre una conferenza esplicativa sul tema, che vede fra i relatori l'avvocato Francesco Marzano.

Cosa chiedono gli animalisti? "Precisamente si chiede che l'attuale normativa, contenuta nel libro terzo del codice civile "Della proprietà" e sintetizzata in particolare dagli artt. 810, 812, 820, 923 cod. civ, che qualifica gli animali come "cose mobili" venga modificata introducendo un apposito titolo che espressamente definisca tutti gli animali come esseri senzienti, conformemente a quanto già previsto dall'art. 13 del Tfue, riconoscendo inoltre la soggettività giuridica agli animali d'affezione, che ormai sono a tutti gli effetti membri della nostra famiglia. E' in re ipsa che dall'auspicata riforma del codice civile conseguirà un ampiamento delle tutele previste per tutti gli animali, anche in ambito penale, pertanto la partecipazione alla manifestazione indetta è molto importante".


Freddy cerca casa al banchetto de L'Impronta in Corso Cavour dalle 16 alle 20.

Freddy cerca casa al banchetto de L'Impronta in Corso Cavour dalle 16 alle 20.


La nostra pacifica protesta contro l'uso e la vendita dei richiami vivi in questo articolo della giornalista Sondra Coggio.
 
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L’Europa contesta da anni l’utilizzo di richiami vivi per attrarre e abbattere le prede. Si tratta - afferma l’Unione - di una vera crudeltà. L’Italia non si piega alle indicazioni europee e va avanti a colpi di deroghe. In politica prevale la linea dei cacciatori, che rivendicano il diritto a «una caccia ancestrale, trasudante passione». Fra i Comuni che legittimano l’uso dei richiami vivi, c’è Sarzana, che rinnova ogni anno la discussa fiera mercato, con vendita di piccoli uccelli destinati a non volare mai più. «Animali catturati per richiamare le prede, ingannandole con il proprio canto», contestano molti cittadini, che da giorni inviano lettere di protesta. Sotto le amministrazioni di centrosinistra, la protesta ambientalista non aveva sortito alcun effetto. Primo sostenitore della «tradizione dei richiami vivi», in commissione ambiente al Senato, era Massimo Caleo. Il Pd aveva votato compatto a soste­gno di questa pratica, con l’esclusione delle senatrici Puppato e Cirinnà. La Lipu, sconfitta, aveva parlato di una «pagina penosa per il Paese». La nuova amministrazione di centrodestra s’è mossa in con­tinuità. Stessa fiera, stessa vendita di richiami vivi. Animalisti Italiani ha scatenato l’invio di lettere di protesta, il “mail bombing”. Le altre sigle hanno attivato invece un presidio con volantinaggio pacifico. L’iniziativa è partita dall’associazione Cittadini Consapevo­li, affiancata da Beta Benessere e Tutela Animali, L’Impronta, Lipu, Legambiente, Liberi, Sos Randagi. Ottenere lo stand è stato più difficile, perché il Comune ha «delegato la decisione a Federcaccia, che non gradiva-comprensibilmente - la presenza di persone contrarie». Alla fine è stato trovato un piccolo posto decentrato e il sit in c’è stato: volontari in gabbia, con l’invito a pensare ad una vita da incubo. Le associazioni sperano comunque in un dialogo col Comune: «Il nuovo sindaco è appena entrato, forse vorrà ascoltare le ragioni di quella maggioranza della popolazione che non tollera più l’esercizio della violenza sugli animali. Sarzana si vanta di essere città della cultura. Mal si concilia con una fiera che propone anche ai bambini il mo­dello di minuscoli esseri con­dannati a non volare, imprigionati, chiusi nelle cantine, tirati fuori per richiamare propri simili da uccidere». La caccia è anacronistica, scrivono i volontari. Il richiamo vivo «è una barbarie, che non rispetta il diritto alla vita». Fra le tante lettere di protesta, associazioni come il comitato europeo difesa animali, che ricorda «come viene trattato un richiamo vivo, fra penne strappate e torture», ma anche singoli cittadini che chiedono un «passo di civiltà, perché non tutto quello che era tradizione una vita fa è ancora accettabile nella società evoluta di oggi». Chi testimonia pratiche di «accecamento, perché cantino meglio», chi racconta di «gabbiette striminzite al buio». Chi si chiede con che diritto «nel 2018 una città “di cultura” legittimi la privazione del diritto alla vita, per divertire chi non caccia più per nutrirsi e per vestirsi di pelli e piume, ma per gioco». —

La nostra pacifica protesta contro l'uso e la vendita dei richiami vivi in questo articolo della giornalista Sondra Coggio.

 

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L’Europa contesta da anni l’utilizzo di richiami vivi per attrarre e abbattere le prede. Si tratta - afferma l’Unione - di una vera crudeltà. L’Italia non si piega alle indicazioni europee e va avanti a colpi di deroghe. In politica prevale la linea dei cacciatori, che rivendicano il diritto a «una caccia ancestrale, trasudante passione». Fra i Comuni che legittimano l’uso dei richiami vivi, c’è Sarzana, che rinnova ogni anno la discussa fiera mercato, con vendita di piccoli uccelli destinati a non volare mai più. «Animali catturati per richiamare le prede, ingannandole con il proprio canto», contestano molti cittadini, che da giorni inviano lettere di protesta. Sotto le amministrazioni di centrosinistra, la protesta ambientalista non aveva sortito alcun effetto. Primo sostenitore della «tradizione dei richiami vivi», in commissione ambiente al Senato, era Massimo Caleo. Il Pd aveva votato compatto a soste­gno di questa pratica, con l’esclusione delle senatrici Puppato e Cirinnà. La Lipu, sconfitta, aveva parlato di una «pagina penosa per il Paese». La nuova amministrazione di centrodestra s’è mossa in con­tinuità. Stessa fiera, stessa vendita di richiami vivi. Animalisti Italiani ha scatenato l’invio di lettere di protesta, il “mail bombing”. Le altre sigle hanno attivato invece un presidio con volantinaggio pacifico. L’iniziativa è partita dall’associazione Cittadini Consapevo­li, affiancata da Beta Benessere e Tutela Animali, L’Impronta, Lipu, Legambiente, Liberi, Sos Randagi. Ottenere lo stand è stato più difficile, perché il Comune ha «delegato la decisione a Federcaccia, che non gradiva-comprensibilmente - la presenza di persone contrarie». Alla fine è stato trovato un piccolo posto decentrato e il sit in c’è stato: volontari in gabbia, con l’invito a pensare ad una vita da incubo. Le associazioni sperano comunque in un dialogo col Comune: «Il nuovo sindaco è appena entrato, forse vorrà ascoltare le ragioni di quella maggioranza della popolazione che non tollera più l’esercizio della violenza sugli animali. Sarzana si vanta di essere città della cultura. Mal si concilia con una fiera che propone anche ai bambini il mo­dello di minuscoli esseri con­dannati a non volare, imprigionati, chiusi nelle cantine, tirati fuori per richiamare propri simili da uccidere». La caccia è anacronistica, scrivono i volontari. Il richiamo vivo «è una barbarie, che non rispetta il diritto alla vita». Fra le tante lettere di protesta, associazioni come il comitato europeo difesa animali, che ricorda «come viene trattato un richiamo vivo, fra penne strappate e torture», ma anche singoli cittadini che chiedono un «passo di civiltà, perché non tutto quello che era tradizione una vita fa è ancora accettabile nella società evoluta di oggi». Chi testimonia pratiche di «accecamento, perché cantino meglio», chi racconta di «gabbiette striminzite al buio». Chi si chiede con che diritto «nel 2018 una città “di cultura” legittimi la privazione del diritto alla vita, per divertire chi non caccia più per nutrirsi e per vestirsi di pelli e piume, ma per gioco». —


L'adozione del nostro piccolo Calimero, ora Locky, sulle pagine del Secolo XIX.
 
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Anche Locky, piccolo e vivace, ha lasciato il canile comunale di San Venerio e potrà vivere in famiglia.Per i ragazzi della onlus “L’impronta”, che da poco hanno in gestione la struttura, sono giornate di grande soddisfazione. Le adozioni vanno bene. L’impegno profuso a favore dei cani ospitati al rifugio sta iniziando a ripagare. In questa settimana ci sono state ben tre celle liberate.“Antonio ha scelto Locky – raccontano – e per un mese è venuto a trovarlo, ogni giorno, prima di portarlo a casa: aspettando che la burocrazia concludesse il suo corso. Storie belle da raccontare perché un’adozione non si può chiudere a cuor leggero. Si deve essere certi che il cane possa trovare una casa sicura, definitiva, stabile. Devono esserci tutte le condizioni, altrimenti sarebbe esporre sia il cane che la sua famiglia ad una delusione”.In canile ci sono cento cani, diversi gatti.
 

L'adozione del nostro piccolo Calimero, ora Locky, sulle pagine del Secolo XIX.

 

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Anche Locky, piccolo e vivace, ha lasciato il canile comunale di San Venerio e potrà vivere in famiglia.
Per i ragazzi della onlus “L’impronta”, che da poco hanno in gestione la struttura, sono giornate di grande soddisfazione. Le adozioni vanno bene. L’impegno profuso a favore dei cani ospitati al rifugio sta iniziando a ripagare. In questa settimana ci sono state ben tre celle liberate.
“Antonio ha scelto Locky – raccontano – e per un mese è venuto a trovarlo, ogni giorno, prima di portarlo a casa: aspettando che la burocrazia concludesse il suo corso. Storie belle da raccontare perché un’adozione non si può chiudere a cuor leggero. Si deve essere certi che il cane possa trovare una casa sicura, definitiva, stabile. Devono esserci tutte le condizioni, altrimenti sarebbe esporre sia il cane che la sua famiglia ad una delusione”.
In canile ci sono cento cani, diversi gatti.

 


Thelma e Luise le nostre vecchiette protagoniste di questo articolo uscito su Il Secolo XIX.
 
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Un tappeto morbido un ventilatore, tutti per lei. Louise ha 17 anni, è bionda e morbida, ed uno sguardo fiero, nonostante gli acciacchi. Ora è felicissima perché è salita, dopo tanti anni, ai piani superiori. Non sta più in cella, come tutti gli altri ospiti del canile.
Ora è in una stanza, accanto ai volontari, che la riempiono di coccole: mentre Thelma, la
sorella, stessa età, pelliccia bianca, occhietti vivaci, zampetta ancora lì fuori, da sola, nonostante l'età.
«Sono due cagnoline selvatiche, entrate tanti anni fa, e mai adottate», raccontano i ragazzi dell'Impronta, impegnati in questi giorni a ripulire da capo a fondo il canile del Comune.
Ci sono tante storie, raccolte su al rifugio comunale. Storie di tenerezza, come quella di queste due sorelle, che non troveranno più una famiglia, ma – grazie al comune – hanno comunque un riparo ed un pasto. La onlus che ha da poco preso la struttura in gestione, ha un grande sogno: svuotare le gabbie. «Insieme, possiamo farcela – spiegano i volontari - facendo una campagna di adozione e invitando tutti a sterilizzare i propri cani e gatti, a non abbandonare cucciolate. Perché il canile è l'ultima spiaggia. Noi ce la mettiamo tutta ma dovrebbe essere vuoto...». I primi passi dell’impronta, che opera in collaborazione con un'altra onlus, Anta, sono stati subito molto concreti. Via le zecche. Via le erbacce. Più sgambature. E un’alleanza con Almo Nature, per pasti nutrienti. L'avvocato Piera Sommovigo affianca i ragazzi, nelle complesse procedure burocratiche: «Non c’è fine di lucro, solo amore per gli animali: un valore aggiunto per la città».
 
Insieme al comune, saranno proposte campagne di conoscenza del canile per avvicinare la città, e invitare a scegliere un cane e un gatto al rifugio, prima di rivolgersi altrove. —
 

Thelma e Luise le nostre vecchiette protagoniste di questo articolo uscito su Il Secolo XIX.

 

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Un tappeto morbido un ventilatore, tutti per lei. Louise ha 17 anni, è bionda e morbida, ed uno sguardo fiero, nonostante gli acciacchi. Ora è felicissima perché è salita, dopo tanti anni, ai piani superiori. Non sta più in cella, come tutti gli altri ospiti del canile.
Ora è in una stanza, accanto ai volontari, che la riempiono di coccole: mentre Thelma, la
sorella, stessa età, pelliccia bianca, occhietti vivaci, zampetta ancora lì fuori, da sola, nonostante l'età.
«Sono due cagnoline selvatiche, entrate tanti anni fa, e mai adottate», raccontano i ragazzi dell'Impronta, impegnati in questi giorni a ripulire da capo a fondo il canile del Comune.
Ci sono tante storie, raccolte su al rifugio comunale. Storie di tenerezza, come quella di queste due sorelle, che non troveranno più una famiglia, ma – grazie al comune – hanno comunque un riparo ed un pasto. La onlus che ha da poco preso la struttura in gestione, ha un grande sogno: svuotare le gabbie. «Insieme, possiamo farcela – spiegano i volontari - facendo una campagna di adozione e invitando tutti a sterilizzare i propri cani e gatti, a non abbandonare cucciolate. Perché il canile è l'ultima spiaggia. Noi ce la mettiamo tutta ma dovrebbe essere vuoto...». I primi passi dell’impronta, che opera in collaborazione con un'altra onlus, Anta, sono stati subito molto concreti. Via le zecche. Via le erbacce. Più sgambature. E un’alleanza con Almo Nature, per pasti nutrienti. L'avvocato Piera Sommovigo affianca i ragazzi, nelle complesse procedure burocratiche: «Non c’è fine di lucro, solo amore per gli animali: un valore aggiunto per la città».
 
Insieme al comune, saranno proposte campagne di conoscenza del canile per avvicinare la città, e invitare a scegliere un cane e un gatto al rifugio, prima di rivolgersi altrove. —
 

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Li avevano salvati a fatica. Li avevano sottratti alla morte, perché avevano ali spezzate o lesioni gravi, tali da renderli capaci di volare.
Adesso, quei dieci gabbiani disabili rischiano di non avere più un futuro, perché il decreto di affidamento ai volontari, firmato dalla Regione Liguria, non viene riconosciuto da parte delle forze dell’ordine. Tutti hanno un nome. In larga parte sono stati recuperati dai cittadini, che li hanno consegnati proprio alle forze dell’ordine: che – a loro volta – li hanno portati ai volontari.
Ora viene fuori che Ciuffetti, Ruzzolo, Loredano, Antonio, Beccaccia, Comodino, Portivene, Byron, Coco e Pullo non possono più essere ospitati in un terreno privato. E siccome non sono in grado di sopravvivere da soli, il rischio è che finiscano per essere condannati a morte. Il singolare braccio di ferro, è stato innescato dal solito esposto anonimo. Qualcuno, non si sa chi, ha denunciato i volontari. L’anonimo non ci ha messo la faccia. Si è firmato genericamente “un vicino di casa”.
Tanto, non si saprà mai chi è, e quali intenzioni avesse.
Se non che, la Procura ha attivato una serie di ispezioni, attraverso i carabinieri forestali. E i volontari rischiano di trovarsi nei guai, per aver dato la propria disponibilità a nutrire e curare, a proprie spese, i gabbiani.
La questione è tenuta sotto riserbo. Da una parte, ci sono i volontari, in particolare dell’associazione L’Impronta e della Lipu. Dall’altra, c’è la giustizia, che si è mossa sulla base degli esposti anonimi e ha messo sotto inchiesta chi, - fin qui – si è pagato sia le cure che il cibo.
In mezzo c’è la Regione, che ha firmato un decreto di affido, autorizzando in particolare la permanenza di tre esemplari in un giardino, e la contestuale ricerca di adozioni, per gli altri. Tutti a elogiare, a fare i complimenti.
Fino all’altra mattina, quando si è scoperto che questo decreto di affidamento non ha nessun valore, secondo chi sta indagando. –

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Li avevano salvati a fatica. Li avevano sottratti alla morte, perché avevano ali spezzate o lesioni gravi, tali da renderli capaci di volare.
Adesso, quei dieci gabbiani disabili rischiano di non avere più un futuro, perché il decreto di affidamento ai volontari, firmato dalla Regione Liguria, non viene riconosciuto da parte delle forze dell’ordine. Tutti hanno un nome. In larga parte sono stati recuperati dai cittadini, che li hanno consegnati proprio alle forze dell’ordine: che – a loro volta – li hanno portati ai volontari.
Ora viene fuori che Ciuffetti, Ruzzolo, Loredano, Antonio, Beccaccia, Comodino, Portivene, Byron, Coco e Pullo non possono più essere ospitati in un terreno privato. E siccome non sono in grado di sopravvivere da soli, il rischio è che finiscano per essere condannati a morte. Il singolare braccio di ferro, è stato innescato dal solito esposto anonimo. Qualcuno, non si sa chi, ha denunciato i volontari. L’anonimo non ci ha messo la faccia. Si è firmato genericamente “un vicino di casa”.
Tanto, non si saprà mai chi è, e quali intenzioni avesse.
Se non che, la Procura ha attivato una serie di ispezioni, attraverso i carabinieri forestali. E i volontari rischiano di trovarsi nei guai, per aver dato la propria disponibilità a nutrire e curare, a proprie spese, i gabbiani.
La questione è tenuta sotto riserbo. Da una parte, ci sono i volontari, in particolare dell’associazione L’Impronta e della Lipu. Dall’altra, c’è la giustizia, che si è mossa sulla base degli esposti anonimi e ha messo sotto inchiesta chi, - fin qui – si è pagato sia le cure che il cibo.
In mezzo c’è la Regione, che ha firmato un decreto di affido, autorizzando in particolare la permanenza di tre esemplari in un giardino, e la contestuale ricerca di adozioni, per gli altri. Tutti a elogiare, a fare i complimenti.
Fino all’altra mattina, quando si è scoperto che questo decreto di affidamento non ha nessun valore, secondo chi sta indagando. –

L'adozione del nostro piccolo Harlock da parte dell'Assessore ai diritti degli animali Giulia Giorgi in questo articolo uscito su Il Secolo XIX.
 
Qui sotto lo scritto del post da cui è stato preso spunto:
 
........... e poi ci sono storie così...........Viene in canile una bella ragazza a trovare i cani e i gatti ospiti in struttura. Uno sguardo, una carezza, un sorriso ad ognuno di loro ma la sua attenzione viene catturata da un musetto unico e particolare, uno di quelli che suscitano in molti tristezza. Eh Si, il piccolino non ha un occhietto e dall'altro vede molto poco ma la bella ragazza nota solo la sua dolcezza e la sua bellezza. Carezze, baci coccole e fusa sono un tutt' uno. La decisione è quasi scontata, il piccolo Harlock ha trovato la sua anima gemella !!! Una emozionante storia resa ancor più speciale dal fatto che la bella ragazza è il nostro Assessore Giulia Giorgi !!! Gran bell'esempio Giulia !!! Non ti sei fermata davanti all'aspetto fisico ( anche se Harlock è bellissimo), alla disabilità, alla diversità! Grazie Giulia, tutti noi Vi auguriamo una lunga e felice vita insieme.
 

L'adozione del nostro piccolo Harlock da parte dell'Assessore ai diritti degli animali Giulia Giorgi in questo articolo uscito su Il Secolo XIX.

 

Qui sotto lo scritto del post da cui è stato preso spunto:

 

........... e poi ci sono storie così...........
Viene in canile una bella ragazza a trovare i cani e i gatti ospiti in struttura. Uno sguardo, una carezza, un sorriso ad ognuno di loro ma la sua attenzione viene catturata da un musetto unico e particolare, uno di quelli che suscitano in molti tristezza. Eh Si, il piccolino non ha un occhietto e dall'altro vede molto poco ma la bella ragazza nota solo la sua dolcezza e la sua bellezza. Carezze, baci coccole e fusa sono un tutt' uno. La decisione è quasi scontata, il piccolo Harlock ha trovato la sua anima gemella !!! Una emozionante storia resa ancor più speciale dal fatto che la bella ragazza è il nostro Assessore Giulia Giorgi !!! Gran bell'esempio Giulia !!! Non ti sei fermata davanti all'aspetto fisico ( anche se Harlock è bellissimo), alla disabilità, alla diversità! Grazie Giulia, tutti noi Vi auguriamo una lunga e felice vita insieme.

 


Articolo  su Il Secolo XIX della giornalista Sondra Coggio.Ne approfittiamo per ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato in questo lungo e impegnativo percorso, in particolar modo la magnifica Piera Sommovigo, grande professionista e grande animalista e la giovanissima ma altrettanto brava Letizia Benvenuto.Noi metteremo tutto il nostro impegno e le nostre competenze per tutelare gli animali, cani e gatti, che, loro malgrado, hanno varcato e varcheranno la soglia del nostro canile municipale. Non da meno, cercheremo prima di tutto di sensibilizzare tutte le persone ad un maggior rispetto e consapevolezza nell'intraprendere una vita a sei zampe.Continuate a seguirci perché dopo le code scodinzolanti a cui abbiamo promesso una vita migliore, ci sostiene e sprona a migliorarci sempre più, il vostro affetto e la vostra fiducia.
Per agevolare la lettura dell’articolo lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:
L’associazione dei volontari del canile, L’Impronta, è subentrata nella gestione del rifugio comunale, e si è messa al lavoro per risanare le strutture e puntare ad un obiettivo ambizioso: fare più adozioni possibili.Un centinaio i cani presenti. Di taglia piccola, come Camillo, che assomigli ad un bassotto, o Gianni, magrissimo, color miele. Di media taglia, come Whisky o Freddie. Ci sono cani tranquilli, come Penny, tutta nera o che aspettano da tanti anni, come il bellissimo Miele, bianco, con la testolina nera.E poi ci sono i gatti. Adulti, che sognano una casa, per uscire dalle gabbie, e gattini come la cucciolata di tutti i colori, che aspetta adozione. L’Impronta non ha fini di lucro. Sono tutti volontari. Ad aiutarli nell’ impresa a partecipare al bando, hanno trovato l’avvocato Piera Sommovigo, grande paladina dei diritti degli animali, e l’Anta, con Rossana Tomassini, che già aveva gestito il rifugio anni fa. Prima iniziativa, l’intesa con Almo Nature, per un nuovo tipo di alimentazione, di qualità. I cani e i gatti- increduli- hanno spolverato tutto. Per vedere gli animali, e informarsi sulle adozioni, il canile è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19. Per informazioni: Elisabetta 3382635117 o Losa 3201458159
 

 

 
 

 
Articolo  su Il Secolo XIX della giornalista Sondra Coggio.
Ne approfittiamo per ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato in questo lungo e impegnativo percorso, in particolar modo la magnifica Piera Sommovigo, grande professionista e grande animalista e la giovanissima ma altrettanto brava Letizia Benvenuto.
Noi metteremo tutto il nostro impegno e le nostre competenze per tutelare gli animali, cani e gatti, che, loro malgrado, hanno varcato e varcheranno la soglia del nostro canile municipale. Non da meno, cercheremo prima di tutto di sensibilizzare tutte le persone ad un maggior rispetto e consapevolezza nell'intraprendere una vita a sei zampe.
Continuate a seguirci perché dopo le code scodinzolanti a cui abbiamo promesso una vita migliore, ci sostiene e sprona a migliorarci sempre più, il vostro affetto e la vostra fiducia.


Per agevolare la lettura dell’articolo lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:


L’associazione dei volontari del canile, L’Impronta, è subentrata nella gestione del rifugio comunale, e si è messa al lavoro per risanare le strutture e puntare ad un obiettivo ambizioso: fare più adozioni possibili.
Un centinaio i cani presenti. Di taglia piccola, come Camillo, che assomigli ad un bassotto, o Gianni, magrissimo, color miele. Di media taglia, come Whisky o Freddie. Ci sono cani tranquilli, come Penny, tutta nera o che aspettano da tanti anni, come il bellissimo Miele, bianco, con la testolina nera.
E poi ci sono i gatti. Adulti, che sognano una casa, per uscire dalle gabbie, e gattini come la cucciolata di tutti i colori, che aspetta adozione. L’Impronta non ha fini di lucro. Sono tutti volontari. Ad aiutarli nell’ impresa a partecipare al bando, hanno trovato l’avvocato Piera Sommovigo, grande paladina dei diritti degli animali, e l’Anta, con Rossana Tomassini, che già aveva gestito il rifugio anni fa. Prima iniziativa, l’intesa con Almo Nature, per un nuovo tipo di alimentazione, di qualità. I cani e i gatti- increduli- hanno spolverato tutto. Per vedere gli animali, e informarsi sulle adozioni, il canile è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19. Per informazioni: Elisabetta 3382635117 o Losa 3201458159