La diaspora dei cani del comune di Sarzana in questo articolo, uscito su Il Secolo XIX, e che dovrebbe far pensare bene gli amministratori prima di fare convenzioni con canili così lontani dal proprio comune.
Per agevolarne la lettura riportiamo integralmente il testo dell’articolo :
Erano partiti da qui, destinazione Emilia, nel 2013: e c’erano state tante polemiche, da parte dei volontari, che ritenevano quel viaggio senza ritorno, di quei 40 cani, “una sorta di deportazione”.
Quattro anni dopo, ufficialmente, tutti quei cani senza padrone, risultano adottati.
Il Comune di Sarzana, che aveva fatto un regolare bando al ribasso, ha raggiunto il risultato economico: ha tagliato una bella voce di spesa, che prima era a suo carico.
Solo che non tutti quei 40 cani hanno davvero trovato una famiglia. Ce ne sono ancora, in canile. E l’unica differenza rispetto al 2013, è chi paga il conto: che adesso è a carico di un gruppo di volontari emiliani. Un atto di generosità. Quando il canile in cui erano stati portati Maiorca, Roma e Solingo, a San Prospero di Modena, ha chiuso, non se la sono sentita, di lasciarli caricare di nuovo su un furgone, perché fossero inviati altrove. Li hanno tenuti, appoggiandoli in un canile vicino, per evitare loro un ennesimo stress. Per rispetto di Maiorca, un’anziana cagnolina nera, molto paurosa. Nata nel 2001, nonostante l’età, ed una vita trascorsa in gabbia, è viva. Di più, è aggrappata alla vita.
Per rispetto di Solingo: un tipo solitario, fin dal nome, con un problema di dermatite, che lo rende fragile.
Per rispetto di Roma: classificata come “ cane morsicatore”, all’epoca, oggi considerata adottabile, sia pure con le comprensibili precauzioni.
La comunità di Sarzana, attraverso l’appalto, aveva inviato 40 cani in due strutture in Emilia.
Costavano meno.
Una delle due, ha chiuso: sulla pagina social dell’associazione di volontariato che si occupava dei cani, c’è scritto che era in affitto, e il rapporto di collaborazione fra volontari e privati s’è interrotto.
Per certo, tre cani che il Comune di Sarzana si è tolto dalle spese, sono mantenuti in un altro canile, oggi, da questi volontari emiliani: per puro scrupolo di coscienza. Avevano già patito troppi stress, per affrontare nuovi viaggi. Niente, hanno chiesto: come niente hanno chiesto i volontari sarzanesi che all’atto del trasferimento hanno “adottato” i cani più fragili, quelli che avrebbero sofferto di più, per quel viaggio, per evitare loro lo scombussolamento di non vedere più i volti che quotidianamente li salutavano, in canile.
Sono gli effetti del meccanismo dei trasferimenti dei cani, spostati dai sindaci- con regolari appalti- da una parte all’altra d’Italia: un meccanismo che non consente- nemmeno ai volontari- una tracciabilità.