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  PROGETTO
PROGETTO "ADOTTA UN GABBIANO DISABILE" SU IL SECOLO XIX
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PROGETTO "ADOTTA UN GABBIANO DISABILE"

Il progetto "ADOTTA UN GABBIANO DISABILE" spiegato dalla giornalista Sondra Coggio sul Secolo XIX.

 

Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Qualcuno ha perso le ali sotto un’auto che non ha frenato, senza pietà. Qualcun altro, ancora cucciolo, s’è schiantato contro uno spigolo, una vetrata, un muro: cercando un albero che non c’è. Altri si sono tranciati le penne perché trafitti da un amo, lacerati da una lenza: o crivellati dai pallini d’un fucile, che ti si infilano dappertutto, facendoti crollare a terra. Quando un gabbiano precipita, e perde l’uso di un’ala, o di tutte e due, il cielo diventa un sogno proibito. E restano due soluzione soltanto: la soppressione, o l’accoglienza in un centro di recupero. Qui alla Spezia non c’è alcun centro di recupero. E solo la tenacia di un volontario, è riuscito ad inventare un “rescue fai da te”, basato sul volontariato: creando una rete di piccoli proprietari di orti e terreni, disposti a prendere in adozione qualche sfortunato Jonathan Livingston senza più licenza di volo. «Quando ho lanciato l’idea delle adozioni, c’erano tante perplessità – confida Pierandrea Fosella – ed il progetto sembrava strano, impossibile. Personalmente, avevo già salvato diversi gabbiani, feriti, salvati dai volontari, e curati gratuitamente dal veterinario Carlo Andreoni, e dall’assistente Lipu Perla Lucchini. Rimetterli in natura subito, li avrebbe consegnati alla morte: serviva uno spazio, con una bacinella d’acqua fresca, e qualche crocchetta. Non me la sono sentita di dire di no». Fosella, affiancato dalla volontaria Losa Porcu, ha provato, ha visto che funzionava: «Chi ha tutte e due le ali sane, un bel giorno riparte – spiega – chi non può più volare, è proprio come un qualsiasi altro animale: gioca con un legnetto o con la pallina, apprezza il cibo, adora il bagnetto. Chiede davvero poco». Solo che di gabbiani feriti, e disabili, ce ne sono tanti. Servivano altri terreni. Pierandrea ha promosso una ricerca di adottanti, con l’appoggio della sua associazione, L’Impronta, ma anche della Lipu, attraverso Paolo Canepa, e di Pamela O’Shaughnessy, della Lav: è stato fatto tutto a norma di legge, in collaborazione con la Asl, con l’adesione di Animalisti Italiani, Beta, Sos Randagi, Legambiente. Si sono fatti avanti i primi proprietari di terreni, e grazie a loro è stato possibile mantenere in vita Perla, Antonio, Simone, Nena, Beccaccia e Comodino. E molti altri sono in coda, e sperano di non essere soppressi. «Il gabbiano non è cattivo – esclude Fosella – e sa convivere, all’aperto, con gli altri animali. Chi è solo convalescente, ritrova poi la libertà: e decide da solo, quando è il momento. Chi non volerà più, si accontenta del nuovo modo di vivere, in tutta serenità». Era iniziato tutto con Ciuffetti, il primo gabbiano adottato da Pier. Ora, per tanti altri s’è aperta una nuova occasione. La prima, s’era infranta nello scontro con gli spazi predominanti degli umani, le loro auto, le loro case, i loro fucili. La seconda, è fatta di quiete e di serenità: nel verde, senza più pericoli. Manca il cielo, sì: ma si rispecchia nelle vaschette dell’acqua, in cui i gabbiani adorano tuffarsi.