La settima vita della nostra Gioia raccontata dalla giornalista Sondra Coggio su Il Secolo XIX.
Per agevolare la lettura dell’articolo lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:
Si dice che i gatti abbiano sette vite, perché l’agibilità e l’equilibrio che possiedono, unici, sembrano renderli eterni. La vita che hanno, è una sola, ma la gattina Gioia – appena adottata al canile comunale – di vite ne ha vissute davvero tante, a dispetto della giovane età. La prima, l’ha consumata in strada. Cucciola, e randagia, per vocazione. La testa a posto, l’ha messa quando ha scoperto che la perpetua del Favaro, innamorata degli animali, aveva un piccolo zoo in canonica. La sua seconda vita, l’aveva scelta così: in giardino, fuori dal minuscolo rifugio, in cui la perpetua ricoverava randagi e volatili in difficoltà. Aspettava il suo turno, per la cena. Era felice. Poteva essere una gatta di strada, ma senza più paura di non riuscire a mettere insieme qualcosa da mangiare. La sua terza vita, era stata quella del dolore. La morte della perpetua, l’aveva gettata nello sconforto. E non soltanto perché la canonica era stata svuotata, e non c’erano più animali. Sbaglia, chi dice che i gatti non si affezionino. Nutrono invece sentimenti, hanno emozioni, che mascherano sotto lo sguardo enigmatico, sotto i gesti nobilmente fieri. Lei, non si era fatta trovare. Nessuno ricordava che fosse lì. E la sua quarta vita, era stata quella del silenzio. Si era chiusa in sé stessa, lasciandosi andare. Aspettava e aspettava, ma la perpetua non sarebbe tornata più, purtroppo. E la gattina, distrutta, aveva deciso di non esistere più. Era rimasta muta finché la fame e l’istinto di sopravvivenza non l’avevano spinta a miagolare, e i vigili del fuoco non l’avevano scovata. E salvata. Era tutta ossa e pelliccia. Ed ecco la sua quinta vita, quella del rifiuto. In canile, a San Venerio, i volontari dell’Impronta ce l’avevano messa tutta, per farle capire che poteva ancora esserci un futuro. L’esistenza espone al dolore, ma può anche dare gioia. E così l’avevano soprannominata, Gioia, perché doveva tornare a sorridere. Ci erano riusciti, era iniziata la sua sesta vita. Quella della speranza. L’avevano proposta, i volontari, a chi saliva alla struttura di San Venerio: ma si sa. Ci sono sguardi che si devono incrociare, e ci vuole pazienza. Un’adozione non è immediata, serve quell’istante, unico, preciso, in cui ciascuno sceglie l’altro. E quell’istante è arrivato. Due ragazzi, giovani, sono saliti alla struttura comunale, cercando un gatto. Sono usciti con due. Uno è Felix, deliziosa creatura, una livrea in bianco e nero, e due occhi bellissimi. L’altra è stata proprio Gioia, che – a dispetto delle sei vite già trascorse – è in realtà una gatta giovane, piena di vita. La sua settima vita comincia adesso, e sarà lunghissima e felice. E comunque, per eventuali balzi felini troppo azzardati, non sarà mica l’ultima. All’estero, tanto per dire, si parla delle nove vite del gatto…