Qual è la cosa che rimane più impressa nella testa e nel cuore dei visitatori del canile? L’amore incondizionato che ogni volontario nutre per gli ospiti presenti in struttura.
La ‘squadra’ gira per le gabbie presentandoli pe rnome, sempre. Ripercorre la loro storia, descrive con una bella luce negli occhi il loro carattere. Anche quelli più birichini. Per prima cosa, varcato il cancello d’entrata, i volontari ci accompagnano nelle stanze che “L’impronta” ha deciso di concedere ai cani più anziani spendendo qualche parola di affetto per due cagnetti di 17 anni l’uno, l’inseparabile duo composto dalle sorelle Telma e Louise che oggi vive al caldo nell’area cucina. Dopodiché la scena la ruba un’altra coppia, questa volta felina. Sono i fratelli tigrati Bobo e Lizzy, per i quali si cerca un’adozione di coppia (visto il legame profondo che li unisce fin dal loro primo giorno in canile). Prima di arrivare alle gabbie incrociamo anche il ‘rifugio’ in cui convivono un gatto e un cane, una bellissima coppia che dimostra quanto gli animali possano superare le barriere, i luoghi comuni e trovare sintonia che per molti è ancora reputata buffa e improbabile.
Dopo aver finito il giro tra le stanze – all’interno delle quali sono stati collocati gli adottabili più vecchietti – iniziamo a percorrere in lungo e in largo la struttura più capiente. Sia l’area giorno dove i cani si godono le ore di sole, sia la zona notte dove invece i volontari hanno le coperte e il carrello che usano per girare tra le gabbie, nutrire gli ospiti in base alle loro necessità. E lì che ci catapultiamo nella zona più ‘movimentata’ del rifugio.
Quella fatta di abbai, code che scodinzolano, occhi felici e tristi, zampe che si appoggiano alle grate e anime che aspettano, silenziose. Sono tanti, tantissimi. Di cani ce ne sono 98 in totale (prima dell’ingresso dell’Impronta erano 100, ndr). Dal primo agosto, ovvero da quando è cambiata la gestione della struttura comunale, le adozioni sono state 25 in totale; 10 can i e 15 gatti. Purtroppo altri ospiti sono entrati. La speranza, però, è adottare il più possibile. Evitare che fido e micio trascorrano la loro vita in canile, come è già successo e succederà ancora.
Nel frattempo i volontari trattano i loro 110 ospiti come se fossero i loro. E, in effetti, anche solo a guardare quella sorta di danza animale-uomo, si capisce subito che ci troviamo davanti a una grande famiglia. Umana, canina, felina. C’è confidenza, sintonia e affetto. Ed è proprio l’amore per gli amici a quattro zampe che ha spinto il gruppo a mobilitarsi anche per i cani più problematici, tipo il pastore tedesco Zeus che, per un anno, non ha potuto mettere il naso fuori dalla sua gabbia. A causa del carattere poco socievole con cui è entrato in canile – dovuto a una brutta esperienza pregressa – e a causa della posizione che le era stata assegnata non ha potuto sgambettare come tutti gli altri ospiti.
Ora, però, grazie al volontario Maurizio Di Bono – che ha costruito e montato un cancello speciale – Zeus è libero. Può uscire, annusare l’erba, sedersi ad aspettare, vedere il mondo com’è realmente, non più solo attraverso un intreccio di linee metalliche disposte su quattro pareti.
Le storie degli animali in cerca di casa sono tante; non si possono raccontare tutte. In compenso i volontari sono sempre pronti e disponibili a divulgarle. Basta raggiungere il canile di San Venerio tutti i giorni (9.30-12.30; 15_18), possibilmente di pomeriggio quando i volontari sono più numerosi, o chiamare Losa al 320 1448159 o Elisabetta al 338 2635117. Raggiungendo il rifugio troverete code pronte a scodinzolarvi e cuoricini disposti a dare e ricevere amore.
Giulia Tonelli