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  LA MOLTIPLICAZIONE DEI GATTI NEL MIRINO DELLA PROCURA.
LA MOLTIPLICAZIONE DEI GATTI NEL MIRINO DELLA PROCURA.
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Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Risultano addirittura di più di quelli in fila per tre col resto di due, della famosa canzoncina del 1968, “Quarantaquattro gatti”, che vinse la decima edizione dello Zecchino d’Oro. Il Comune della Spezia, paga ogni santo mese il mantenimento di una cinquantina di gatti, con punte anche vicine ai sessanta: dichiarando in fattura che si tratta di felini ospiti del canile comunale di San Venerio. Solo che là in Via del Monte, non c’è un’ala “gattile” vera e propria: ci sono solo un paio di stanze, utilizzate per accogliere i gatti. Si tratta dei locali che dovrebbero servire al personale, per cambiarsi. E di mici, risulta essercene solo una decina: più uno o due nelle casette esterne, all'aperto. Il mistero del gatto che non c’è, va ad arricchire il capitolo delle incongruenze già all'attenzione della Procura, interessata fin qui - attraverso un esposto - al giallo della presenza di cani del Sud, non dichiarati all'anagrafe canina della Asl 5. Il caso dei gatti, risulta essere stato segnalato sia all’autorità giudiziaria che al Comune: all’amministrazione comunale precedente, e a quella attuale. Una matassa tutta da sbrogliare: visto che il costo mensile di tutti quei gatti, viaggia sopra i 3 mila euro. Non sono milioni, ma sono comunque soldi pubblici. Nel mese di marzo, il Comune ha indicato 55 gatti "presenti in canile”, riconoscendo al gestore un totale di 3.409 euro, più Iva al 22%. A maggio ne ha dichiarati 50, per 3.099 euro, più Iva al 22%. E anche andando a verificare a ritroso, la cifra di felini “presenti in canile” risulta sempre superiore alla cinquantina. Le persone che salgono e chiedono di adottare un gatto, però, ne trovano ben pochi: tanto più che molti mici sono stati dati in adozione, negli ultimi anni. Come sia possibile che a carico del sindaco della città risultino sempre così tanti gatti, non è chiaro: tanto più che – andando a guardare le fatture degli anni passati – la marea risulta “costante”. Tanto per dire: nel 2013 e nel 2014, quando a gestire la struttura era una no profit, risultavano quasi 60 gatti, fra i 50 stabili e quelli accolti per qualche giorno, per ragioni disparate. Dove potessero stare, e dove possano essere oggi, tutti questi gatti, è difficile dirlo: visto che gli spazi attrezzati del canile pubblico sono quelli che chiunque può vedere. Né si può ipotizzare che si tratti di colonie feline sparse. In fattura si parla proprio di gatti “presenti” in canile: in quanto le colonie feline, tutelate per legge, sono una storia a parte. Da regolamento civico, articolo 37, vengono “censite dal Comune, che può avvalersi di associazioni e singoli cittadini per la loro cura”: e richiedere appositi fondi della Regione, per i programmi di sterilizzazione. In canile, finiscono solo i gatti abbandonati da chi li teneva in casa, o vittime di abusi, o di incidenti.