Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
Le istituzioni spezzine non hanno mai confermato , quando il Secolo XIX ha sollevato la questione.
La Sicilia si.
E’ bastato chiedere riscontri sui microchip. Ed ora si può affermare che ci sono cani originari di Ragusa, ospitati al canile della Spezia. E che non si tratta di cani di privati cittadini : ma di cani, che sono stati spostati dall’isola sulla base di accordi commerciali, che prevedevano come destinazione la Lombardia. Il primo dato singolare, è che sono arrivati qui. Il secondo, è che in parte siano stati improvvisamente trasferiti, a metà marzo, dal canile comunale di San Venerio a quello privato di Tavolara. Si era detto che fossero in carico al Comune di Sarzana. Così non è. Solo quattro, vale a dire Bentley, Sunny, Gino e Giulio, sono sarzanesi. Non Stella e Zagor, iscritti all’anagrafe canina di Ragusa. Non Amanda, Rotella, Freccia e Willy. Sei cani con la valigia, dunque. Cani sui quali le associazioni ambientaliste chiedono ora risposte precise. I due assessori all’ ambiente dei due Comuni, Patrizia Saccone e Massimo Baudone, avevano detto, a caldo, che i cani sarebbero rientrata alla Spezia. Non è avvenuto. Le associazioni Impronta, Animalisti Italiani, Beta, Lav, Lipu, Legambiente e Sos Randagi chiedono perché: visto che i randagi, per legge, “appartengono” ai sindaci. Non risulta vi siano convenzioni, fra i sindaci della Spezia e di Sarzana, e quelli della Sicilia. E siccome i cani partono dal sud dietro compensi economici, non si sa se Stella e Zagor, e altri, siano ancora in carico a Modica, o a chi altri. Né si sa se la Asl veterinaria, retta da Maria Elena Teneggi, abbia ricevuto dal comune della Spezia, le schede sanitarie di legge, all’atto del loro ingresso a San Venerio.
Trasparenza impone, a questo punto, che si faccia piena chiarezza, sugli ingressi e sulle uscite dei cani.
Se Spezia ha teso una mano alla Sicilia, offrendosi di ospitare un certo numero di cani, è giusto che si dica.
Niente di più bello della solidarietà fra sindaci, anche se l’emergenza cani che affligge l’isola si può risolvere solo con la sterilizzazione, e non alimentando traffici commerciali. Se invece cosi non è, è giusto che si dica chi li ha portati qui. Al di là della buona volontà di chi adotta un cane da fuori, esiste di fatto anche un business, che non fa il bene degli animali e che finisce per disperderne le tracce. Nessuno sa quanti cani i sindaci siciliani abbiano già fatto salire al nord, pagando cifre altissime, di viaggi e di mantenimento.
Nessuno sa dove siano: visto nel piccolo, alcuni sono finiti qui.