La nostra pacifica protesta contro l'uso e la vendita dei richiami vivi in questo articolo della giornalista Sondra Coggio.
Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
L’Europa contesta da anni l’utilizzo di richiami vivi per attrarre e abbattere le prede. Si tratta - afferma l’Unione - di una vera crudeltà. L’Italia non si piega alle indicazioni europee e va avanti a colpi di deroghe. In politica prevale la linea dei cacciatori, che rivendicano il diritto a «una caccia ancestrale, trasudante passione». Fra i Comuni che legittimano l’uso dei richiami vivi, c’è Sarzana, che rinnova ogni anno la discussa fiera mercato, con vendita di piccoli uccelli destinati a non volare mai più. «Animali catturati per richiamare le prede, ingannandole con il proprio canto», contestano molti cittadini, che da giorni inviano lettere di protesta. Sotto le amministrazioni di centrosinistra, la protesta ambientalista non aveva sortito alcun effetto. Primo sostenitore della «tradizione dei richiami vivi», in commissione ambiente al Senato, era Massimo Caleo. Il Pd aveva votato compatto a sostegno di questa pratica, con l’esclusione delle senatrici Puppato e Cirinnà. La Lipu, sconfitta, aveva parlato di una «pagina penosa per il Paese». La nuova amministrazione di centrodestra s’è mossa in continuità. Stessa fiera, stessa vendita di richiami vivi. Animalisti Italiani ha scatenato l’invio di lettere di protesta, il “mail bombing”. Le altre sigle hanno attivato invece un presidio con volantinaggio pacifico. L’iniziativa è partita dall’associazione Cittadini Consapevoli, affiancata da Beta Benessere e Tutela Animali, L’Impronta, Lipu, Legambiente, Liberi, Sos Randagi. Ottenere lo stand è stato più difficile, perché il Comune ha «delegato la decisione a Federcaccia, che non gradiva-comprensibilmente - la presenza di persone contrarie». Alla fine è stato trovato un piccolo posto decentrato e il sit in c’è stato: volontari in gabbia, con l’invito a pensare ad una vita da incubo. Le associazioni sperano comunque in un dialogo col Comune: «Il nuovo sindaco è appena entrato, forse vorrà ascoltare le ragioni di quella maggioranza della popolazione che non tollera più l’esercizio della violenza sugli animali. Sarzana si vanta di essere città della cultura. Mal si concilia con una fiera che propone anche ai bambini il modello di minuscoli esseri condannati a non volare, imprigionati, chiusi nelle cantine, tirati fuori per richiamare propri simili da uccidere». La caccia è anacronistica, scrivono i volontari. Il richiamo vivo «è una barbarie, che non rispetta il diritto alla vita». Fra le tante lettere di protesta, associazioni come il comitato europeo difesa animali, che ricorda «come viene trattato un richiamo vivo, fra penne strappate e torture», ma anche singoli cittadini che chiedono un «passo di civiltà, perché non tutto quello che era tradizione una vita fa è ancora accettabile nella società evoluta di oggi». Chi testimonia pratiche di «accecamento, perché cantino meglio», chi racconta di «gabbiette striminzite al buio». Chi si chiede con che diritto «nel 2018 una città “di cultura” legittimi la privazione del diritto alla vita, per divertire chi non caccia più per nutrirsi e per vestirsi di pelli e piume, ma per gioco». —