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Adozioni
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  REPORT SUI CANILI SPEZZINI.
REPORT SUI CANILI SPEZZINI.
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Interessante articolo uscito su Il Secolo XIX dedicato al numero degli animali presenti ed alle adozioni fatte nei tre canili della provincia.

 

Per agevolarne la lettura  riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:

 

Buone le gestioni a San Venerio e Tavolara, male quella del Pezzino: solo se i cani usciti nel corso di quest’anno.
 
Bene le adozioni al canile comunale della Spezia, che lentamente vede calare i cani ospiti.
Bene a Tavolara, dove però i cani dei comuni sono diventati pochissimi, e dove un cane su tre nel 2018 è stato solo formalmente adottato, perché di fatto sono sono intestati i volontari.
Malissimo il Pezzino, che pur avendo il maggior numero di cani non fa adozioni, confermando un problema ben noto. I dati sono ufficiali, quelli della Asl veterinaria, retta dalla dirigente Maria Elena Teneggi.
Randagi in calo
Al primo gennaio 2018 erano presenti 49 cani a Tavolara di Castelnuovo, 158 al Pezzino e 114 a San Venerio: in tutto 321 cani. Alla fine di luglio, i cani presenti nei canili risultavano in calo: 288. Ne sono entrati 262, 197 dei quali riconsegnati ai proprietari che li avevano smarriti. Ne sono usciti 291, considerando le adozioni complessive anche di quelle già dentro. Se il trend dei ritrovamenti in strada rimarrà questo, la Asl veterinaria si aspetta nel 2018 «una effettiva riduzione dei cani entrati, di circa 50 unità». Un buon dato.
Meno cani fantasma
Calano i cani ritrovati senza microchip. Il dato era schizzato negli ultimi anni a cifre mai raggiunte prima. Nel 2015 ne erano entrati 27 al Pezzino, 40 Castelnuovo, e 78 al Municipale. Nel 2016, 52 al Pezzino, 62 a Castelnuovo, 84 al Municipale. Si era saliti da 145 a 198 ingressi senza «targa». Da una media di 12 ad una media di 16,5 al mese. Nei primi sette mesi del 2018, siamo arrivati a 83: 16 a Castelnuovo, 32 a San Venerio, 15 al Pezzino, e 20 all’Asl 5. La media è tornata sotto i 12 al mese.
Taglio ai costi
Dei 197 i cani restituiti ai proprietari fra gennaio e luglio, ben 102 sono stati trattati dalla Asl, senza farli entrare in canile. Una novità. Il personale si è occupato del primo appoggio sanitario, per i cani vaganti recuperati dalla Maris. Attraverso la lettura dei microchip la dirigente e Teneggi è riuscita a ridarli subito ai proprietari un lavoro in più per il personale pubblico, un costo in meno per i sindaci, un guadagno in meno per chi gestisce i canili.
Adozioni
A Tavolara da gennaio a luglio sono entrati altri 27, e si è saliti a 76. A San Venerio ne sono entrati 72, e si è saliti a 186. Al Pezzino ne sono entrati 44 e saliti a 202. Le adozioni sono state 64. In apparenza il dato più alto risulta quello di Tavolara, rifugio privato gestito da PET service, con 33. In realtà un terzo di questi cani non ha mai lasciato il canile. Si tratta dei famosi cani di proprietà del Comune di Castelnuovo. Il sindaco oggi manda i cani a Lajatico, stante il problema della mancanza autorizzazione della Asl 5 a Tavolara, per problematiche diverse e irrisolte. I volontari che collaborano con Pet Service si sono intestati i cani che avrebbero dovuto essere trasferiti, e li mantengono in pensione a Tavolara. Le adozioni effettive sono state poco più di 20, compresi 11 cuccioli sotto i quattro mesi, di ignota origine.
Il caso Carrara
Il Comune di Carrara si appresta a portare via da Tavolara i suoi 10 cani. La ragione. La gara l’ha vinta al ribasso, quasi il 15%, Animalcoop, che gestiva il canile della Spezia prima dei volontari dell’Impronta. L’amministratore delegato Ernesto Zani risulta da atti ufficiali dipendente di Petservice. I cani carraresi sarebbero rimasti a Castelnuovo. Carrara però non ho potuto formalizzare il rapporto, per le stesse mancate autorizzazioni sanitarie, che hanno indotto Castelnuovo a rivolgersi ad altrui. Si parla di un trasferimento a Groppoli. Rimarranno a Tavolara solo 14 cani di Comuni. Gli altri sono tutti di associazioni di volontari.
Paradosso
Il canile privato di Tavolara si sta svuotando dei cani dei Comuni, perché la struttura non risulta autorizzata sotto il profilo della sanità. Non si è capito come mai l’autorità giudiziaria via abbia però sistemato addirittura 50 cani sequestrati a Pontremoli. Sono cani tutti di piccola taglia, non sono al momento adottabili, e staranno chissà quanto, nelle more del processo a carico dei proprietari, due lunigianesi che non li hanno mai sterilizzati, e sono autorizzati ad andare a trovarli.
San Venerio
L’unico canile pubblico, quello del Comune della Spezia, aveva 114 i cani a gennaio, e a fine luglio è sceso a 107. Le adozioni sono state e 25, soprattutto di cani adulti, e anche anziani. A fronte di 72 ingressi in sette mesi, ci sono state e 52 restituzione. La ONLUS che ha preso in mano da poco la struttura, e da due anni si impegna come volontariato, attiva campagne pro adozione, portando i cani in città, e promuovendone le immagini. I risultati sono notevoli.
Il solito Pezzino
Il canile che in assoluto risulta fermo nelle adozioni, come da anni e anni a questa parte, è quello del Pezzino. Aveva 158 cani a gennaio, ne aveva 155 a fine luglio. In tutto ha fatto appena sei adozioni. La struttura che ha il numero più elevato di cani, che arrivano da una ventina di comuni, non fa adozioni. Il tema è noto. I sindaci sanno che i cani che entrano al Pezzino non escono più. Tranne pochissime eccezioni. Il Secolo XIX ha pubblicato più volte atti documentali di cani entrati i cuccioli, vissuti tutta la vita lì. Un ergastolo.
La verità sulle età
Per anni, la risposta data è stata che i cani del Pezzino sono tutti vecchi. I dati ufficiali del servizio veterinario, dimostrano che al Pezzino ci sono attualmente ben 32 cani sotto i cinque anni, e che ce ne sono almeno altri 64 fra i cinque e i 10 anni. Solo gli altri 60 superano i 10 anni: ma in moltissimi casi sono entrati cuccioli, e sono invecchiati lì. Sui cani del Pezzino – a parte i video de “La Stampa” su una minuscola parte – non si sa niente. Non c’è un Cellulare da chiamare, non ci sono dati sui volontari ammessi in struttura, il referente dell’associazione è di un’altra città.