Phibi e Tony cercano casa e sono protagonisti di quest'articolo uscito su Il Secolo XIX.
Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
La sua casa, ce l’aveva. E aveva qualcuno che l’amava, o forse, chissà, non abbastanza. Dev'essere successo qualcosa, se una mattina la sua vita è cambiata. Il cancello del canile si è spalancato sui suoi grandi occhi chiari. «Aspetta qui...». Solo che lei, la piccola Phibi, non è mai più uscita. Eppure, dolcissima e gentile, non ha mai perso la speranza, e nemmeno l’amore, infinito, nei confronti del mondo. Il musetto, sembra disegnato: una striscia bianca, macchiettata di nocciola, e il resto del muso color castagna. Petto bianco, orecchie morbide, pronte a “volare”, quando corre. Phiby è bella. E divideva la gabbia con un vecchio amico, molto anziano. Qualcuno, con grande generosità, l’ha voluto adottare, perché non concludesse i suoi giorni in canile. Così Phiby l’ha salutato. Ed è rimasta sola. Sola come Tony, con i suoi occhi diversi: uno azzurro e l’altro bruno. Il manto chiaro, le orecchie appena velate d’una tinta arancione. Aspettano, Phiby e Tony. Come aspettano Ralph, e Bob, e Tsunami, Whisky, Thelma, Shakira. E tutti gli altri. Il tempo, però, passa. E i volontari dell’associazione Impronta, sperano che qualcuno si innamori di loro, e li porti a casa; anche se svuotare il canile sembra come svuotare l’oceano. Più cani escono più ne arrivano. Purtroppo. E qualcuno, vola sul ponte, prima che la fortuna bussi alla sua porta.