La storia di Kerry adottata da una nostra volontaria dal cuore grande sulle pagine de Il Secolo XIX.
Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
Aveva solo 8 mesi, quando è stata lasciata in canile. Per dodici anni, Kerry è rimasta lì. Chiusa, nella sua prigione. Una vita trascorsa senza una prospettiva. Finché la malattia l’ha quasi paralizzata. Non è ancora Natale, ma Kerry ha avuto il suo miracolo. Losa, una volontaria dell’associazione L’Impronta, l’ha voluta con sé. «Kerry, e le sue zampe deformate dall’artrosi – racconta – lei che si è sempre rialzata da sola, perché lei è un tipo tosto, una che ne ha vissute tante, in quel suo piccolo mondo di solitudine. La sua sopravvivenza». Pensavano, i volontari, che la sua vita fosse finita. Ogni volta. E ogni volta, Kerry cadeva, e si rialzava. «Quest’anno è tornato il freddo, l’ennesimo inverno, gelido, e tutti abbiamo pensato che no, che lei non ce l’avrebbe potuta fare – confessa Losa – perché l’inverno, in canile, porta via i più deboli, i più anziani, i cani ammalati. Ed è una tragica verità». Losa non ha voluto che accadesse a Kerry. Insieme a Pier, ha fatto la sua richiesta di adozione. E questa volta, Kerry, se l’è portata a casa. Non è la prima volta, che Losa e Pier salvano una vita. Non sarà per molto, e questo lo sanno. Perché il cammino di Kerry è alla fine. Però, per la prima volta, passerà un inverno al caldo, in una casa. E una casa è diversa, dal canile. «Riscattare un cane anziano, ammalato, è qualcosa che tutti dovrebbero provare – testimonia Losa – è un privilegio stare accanto a chi sta per andar via. E’ una grande emozione, vedere l’attaccamento alla vita, che riesce ad avere ancora il sopravvento. Kerry sta riuscendo di nuovo a camminare. Col muso, adesso, viene verso la mia mano, e cerca una carezza. Ci ha già restituito quello che abbiamo fatto per lei». Poi, una confidenza: «In un mondo in cui spesso gli invisibili non vengono nemmeno visti, i nostri occhi si sono incrociati, per tanti anni. Ero certa che questa fosse la cosa giusta da fare, adesso, per lei».