Per agevolarne la lettura riportiamo qui sotto il contenuto dell’articolo in maniera integrale:
Li avevano salvati a fatica. Li avevano sottratti alla morte, perché avevano ali spezzate o lesioni gravi, tali da renderli capaci di volare.
Adesso, quei dieci gabbiani disabili rischiano di non avere più un futuro, perché il decreto di affidamento ai volontari, firmato dalla Regione Liguria, non viene riconosciuto da parte delle forze dell’ordine. Tutti hanno un nome. In larga parte sono stati recuperati dai cittadini, che li hanno consegnati proprio alle forze dell’ordine: che – a loro volta – li hanno portati ai volontari.
Ora viene fuori che Ciuffetti, Ruzzolo, Loredano, Antonio, Beccaccia, Comodino, Portivene, Byron, Coco e Pullo non possono più essere ospitati in un terreno privato. E siccome non sono in grado di sopravvivere da soli, il rischio è che finiscano per essere condannati a morte. Il singolare braccio di ferro, è stato innescato dal solito esposto anonimo. Qualcuno, non si sa chi, ha denunciato i volontari. L’anonimo non ci ha messo la faccia. Si è firmato genericamente “un vicino di casa”.
Tanto, non si saprà mai chi è, e quali intenzioni avesse.
Se non che, la Procura ha attivato una serie di ispezioni, attraverso i carabinieri forestali. E i volontari rischiano di trovarsi nei guai, per aver dato la propria disponibilità a nutrire e curare, a proprie spese, i gabbiani.
La questione è tenuta sotto riserbo. Da una parte, ci sono i volontari, in particolare dell’associazione L’Impronta e della Lipu. Dall’altra, c’è la giustizia, che si è mossa sulla base degli esposti anonimi e ha messo sotto inchiesta chi, - fin qui – si è pagato sia le cure che il cibo.
In mezzo c’è la Regione, che ha firmato un decreto di affido, autorizzando in particolare la permanenza di tre esemplari in un giardino, e la contestuale ricerca di adozioni, per gli altri. Tutti a elogiare, a fare i complimenti.
Fino all’altra mattina, quando si è scoperto che questo decreto di affidamento non ha nessun valore, secondo chi sta indagando. –