L’adozione consapevole è qualcosa che a volte spaventa, è qualcosa che a volte non si capisce, è qualcosa che spesso fa cadere le nostre certezze dell'"io ho sempre avuto cani, io di qua, mio cugino di là”. Nonostante ciò noi ne siamo strenui fautori e ve ne spieghiamo il perché.
Parliamo di empatia.
Empatia, dal greco (empátheia), a sua volta composta da en-, dentro, e pathos , sofferenza o sentimento, significa riuscire a comprendere appieno le emozioni dell’essere vivente che si ha davanti, senza farsi trascinare dentro ma capire veramente quello che sta provando.
Già allenarsi in questo con l’essere umano che ragiona, più o meno, nella nostra solita maniera è complicato, figurarsi con un animale...
Ed è proprio qui il punto, il 90% dei cani si adatta, si plasma, c’è chi lo fa più in fretta e chi ha bisogno di più tempo. Ahimè abbiamo visto pochi umani cercare un punto di incontro, un equilibrio di convivenza che non cavalcasse l’idea ancestrale di "padrone e cane".
Dopo questa piccola introduzione ritorniamo all’argomento principale, l’adozione consapevole!
Partiamo dal presupposto che la maggior parte dei cani presenti nei canili del nord (per il sud ci sarebbe da fare un altro discorso) sono stati rinunciati dalle loro famiglie per svariati motivi: c’è chi ha portato il proprio cane in canile perché sarebbe diventato genitore, chi perché doveva cambiare casa, chi perché si trasferiva all’estero, chi era diventato improvvisamente allergico, chi non aveva mai compreso il cane e quando il cane ha provato a dire qualcosina è stato bollato come aggressivo o ingestibile, o semplicemente distruttore o disturbatore.
Con queste premesse si evince non solo che alcuni cani non sono adatti a certe famiglie, ma che certe famiglie non sono adatte ad alcun cane.
Una volta in canile i cani, almeno in quello che gestiamo noi, superano piano piano il loro stato emotivo di abbandono e di incertezza, ognuno con i suoi tempi e le sue modalità, e vengono a far parte della nostra numerosa e variegata famiglia composta da volontari che sacrificano gran parte della loro vita per dedicarsi a questi esseri incompresi e abbandonati.
I cani rientrano in uno stato emotivo di equilibrio e a volte ci stupiscono, perché quando capiscono che stiamo facendo lo sforzo di comprenderli sono capaci di comunicare in maniera eccellente! Dal contatto giornaliero tra volontari e cani nascono legami fortissimi, legami di appartenenza, emozioni che il cane prima, in alcuni casi, mai aveva provato ed allora il cane si trasforma in quella creatura meravigliosa che ha deciso di accompagnare l'essere umano in questo mondo, legami che noi volontari non vediamo l'ora di "trasmettere" a chi decida di voler trascorrere la vita con uno o più di loro, adottandoli e donandogli una casa.
Quando in canile viene una famiglia per adottare dunque, il nostro compito, se siamo volontari seri, è di capire prima di tutto le esigenze della famiglia stessa e indicargli i cani che potrebbero adattarsi a quello specifico stile di vita. Dall’incontro diretto col cane poi si può capire quanto la famiglia vorrà andare incontro al cane, perché non dobbiamo mai scordarci che ci deve essere un punto di incontro, altrimenti qualcosa non funzionerà con la maggior parte dei cani.
Da qui si inizia un percorso conoscitivo, i cani, ognuno con le sue specificità, hanno bisogno di tempo per capire, per comprendere chi hanno davanti, per fidarsi e per essere pronti poi a lasciare quello strano branco variegato del canile che nel momento del bisogno ha offerto loro quel senso di appartenenza che era venuto meno.
Da noi non esiste venire, scegliere un cane e portarselo via. Non funziona così, perché l’esperienza (ma se ci riflettete un attimo anche la ragione) insegna che questo è il peggior metodo da seguire, sia per il cane che per gli adottanti. Portarsi a casa un cane che non vi ha mai visto e che non conoscete assolutamente non può che creare problemi e, il più delle volte, può comportare il ritorno del cane in canile, che subisce così un’ulteriore esperienza traumatica.
Noi al contrario, impieghiamo tempo ed energie a seguire i nostri adottanti e ci impegniamo con loro in un percorso che gli permetta di conoscere il carattere del cane scelto, con i suoi pregi e i suoi eventuali difetti, e viceversa che permetta al cane di conoscere loro, evitandogli di ritrovarsi subitaneamente a casa con dei completi estranei.
In più, nel caso siano già presenti altri animali in famiglia, si effettuano degli avvicinamenti. Nel caso di cani gli si fa fare conoscenza prima in canile, nello sgambo apposito e in passeggiata, per poi proseguire a casa. Nel caso dei gatti, a meno che non sappiamo già che sia una convivenza impossibile, si fanno degli avvicinamenti a casa.
Il percorso si svolge prevalentemente in canile, dove gli aspiranti adottanti vengono più volte, stanno insieme al cane e lo portano in passeggiata con noi. Nella maggior parte dei casi si procede poi con delle prove a casa, utili soprattutto per cani particolarmente timorosi (con cui si effettuano delle passeggiate lì nei dintorni) o per cani che si trovano da diverso tempo in canile.
Alla fine si effettua il preaffido, con due volontari che si recano a casa degli adottanti per far loro le domande del modulo e, se non è già stato fatto in precedenza, vedere dove andrà a stare il cane/gatto e controllare se è tutto in sicurezza.
Ogni cane è un individuo unico e speciale, quindi non è possibile fare programmi o indicare tempistiche, sarà il cane a dirci quando il momento è arrivato, più la famiglia sarà disposta a trovare un punto di incontro e ad empatizzare con il cane e più tutto questo avverrà fluidamente.
Forzare questo processo di adattamento vuole dire non rispettare il cane, i suoi tempi e le sue emozioni.
Questo metodo si è rivelato molto efficace e nessun cane è ritornato indietro, perciò ribadiamo la necessità del percorso conoscitivo tra famiglia e cane, è un nostro punto di forza ed è il minimo che voi adottanti dovete ai cani.
Nelle foto che seguono potete vedere alcune nostre adozioni consapevoli!!!